Melito Porto Salvo. Nella giornata di sabato, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria diretta dal primo dirigente Renato Cortese del Commissariato di Condofuri, diretto dal vice questore aggiunto Filippo Leonardo, ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere (nr. 4422/05 RGNR DDA, nr. 4358/06 RG GIP e nr. 70/06 ROCC) emessa in data 25.01.2007 dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Antonino Iamonte, 59enne nato a Melito di Porto Salvo, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’esecuzione dell’ordinanza in argomento fa seguito ad un pronunciamento della Corte di Cassazione la quale con provvedimento nr. 45168 – 2009 ha rigettato il ricorso proposto dalla difesa dell’imputato Antonino Iamonte avverso l’ordinanza nr. 713 P/08 RTL, emessa in data 21 luglio 2009 dal Tribunale – Sezione Riesame – di Reggio Calabria per effetto della quale era stata disposta, ai sensi dell’art. 310 c.p.p. ed in accoglimento dell’appello del Pm, avverso la revoca dell’ordinanza emessa il 15.10.2008 dal Tribunale di Reggio Calabria, con consequenziale riviviscenza della custodia cautelare in carcere già applicata a Iamonte.
Antonino Iamonte, personaggio di spicco negli ambienti della criminalità organizzata e ritenuto capo dell’omonima cosca operante nel comprensorio di Melito Porto Salvo, ha iniziato a far parlare di sé le cronache giudiziarie fin dalla metà degli anni ’70, quando venne arrestato per aver danneggiato, mediante l’uso di artificio esplosivo alcune autovetture di proprietà di militari in forza alla stazione Carabinieri di Montebello Jonico (RC).
Diffidato di pubblica Sicurezza nel marzo del 1978 si rendeva irreperibile al fine di sottrarsi all’esecuzione della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale per la durata di anni 4, aggravata dall’obbligo di soggiorno nel Comune di Bolano (SP). Il medesimo collegio, riformando parzialmente la misura inflitta, con successivo decreto nr. 3/79 del 12/4/1979 riduceva la misura della Sorveglianza ad anni due con obbligo di soggiornare nel Comune di Ponte dell’Olio (PC). Misura che Iamonte iniziava a scontare a decorrere dal 12 aprile 1979 all’atto delle sue dimissioni dalla Casa Circondariale di Reggio Calabria dove era stato ristretto per essersi sottratto all’esecuzione.
In data 3.5.1984 Iamonte, unitamente ad altri suoi prossimi congiunti, veniva raggiunto dall’ordine di cattura nr. 30/84 ROC e 6601/83 RGPM , giacchè indiziato dei delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione ed altro. L’uomo però si rendeva irreperibile. Successivamente tratto in arresto (16.07.1984) con Decreto nr. 10/90 del 22.05.1990, emesso dal Giudice di Sorveglianza presso il Tribunale di Reggio Calabria gli veniva irrogata la misura di sicurezza della Libertà Vigilata per anni uno dal 30.05.1990. Nell’ottobre 1993, veniva raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 31/93 RGNR DDA e nr. 86/93 RG GIP DDA per i delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in omicidio, traffico internazionale di stupefacenti ed armi, estorsione e danneggiamento ( Operazione D- Day 1). Il 18.04.1996 gli veniva notificato l’ennesimo provvedimento cautelare (nr. 62/95 RGNr DDA, 189/95 RGIP DDA e nr. 55/95 RGOCC), emesso dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso omicidio ed altro (Operazione Rose Rosse). Nel novembre 1998, a Iamonte veniva notificato il provvedimento nr. 95/94 MP e nr. 131/94 provv. del 16.11.1994 applicativo della misura di prevenzione della Sorveglianza speciale per la durata di anni quattro, aggravata dall’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, emesso dal Tribunale – Sezione misure di Prevenzione di Reggio Calabria. Il 17 marzo 2004 Iamonte veniva nuovamente tratto in arresto in quanto condannato per il reato di associazione mafiosa. Nel febbraio 2007 è stato tratto in arresto da personale del Commissariato di Condofuri, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, danneggiamento, macellazione clandestina, tutti aggravati dal vincolo della solidanza mafiosa (Operazione “Ramo Spezzato”). Lo scorso mese di febbraio gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Leone” condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.