Reggio Calabria. Poco meno di una cinquantina di minorenni che hanno commesso qualche errore nella propria vita e che adesso hanno intrapreso un percorso per meglio assorbire tutti quei concetti e valori che alla fine riconducono al senso vero della legalità. Tutto questo grazie alla sinergia messa in campo tra l’Ufficio dei servizi sociali per i minorenni del Ministero di Giustizia e l’associazione Riferimenti che, nell’ambito del progetto Gerbera Gialla 2010 ed il relativo protocollo d’intesa firmato dall’associazione con la Comunità ministeriale, ha permesso ai tanti ragazzi incappati in provvedimenti di tipo penale o amministrativo, di potersi avviare in un percorso di recupero. Un cammino che contempla, tra l’altro, diversi incontri con rappresentanti delle istituzioni che mettono la propria esperienza e disponibilità a favore di un confronto per il quale gli stessi ragazzi possano trarre qualche giovamento. E proprio questo pomeriggio, nell’ambito di questo progetto, il capo della Squadra mobile, Renato Cortese, ed il Procuratore Aggiunto della Repubblica Ottavio Sferlazza, si sono intrattenuti nei locali dell’associazione Riferimenti per parlare con i giovani messi alla prova dal Tribunale dei minorenni.
Ad accogliere gli ospiti la presidente del coordinamento nazionale di Riferimenti, Adriana Musella, pronta a sottolineare la necessità di parlare di legalità, “non in maniera astratta ma concreta”. La stessa concretezza dimostrata dapprima dal capo della Mobile, Renato Cortese, pronto a sottolineare ai ragazzi la necessità di acquisire “la consapevolezza di una chiara scelta di campo”. “Il problema è nella società e nella gente, e la vera azione antimafia che si possa fare – ha detto – è quella di parlare al cuore dei giovani, la vera speranza del futuro”. Le sue esperienze personali, battaglie difficili contro la mafia siciliana, le scelte inequivocabili dei siciliani dopo i gravi attentati nei confronti dei tanti giudici, ma anche il persistere dell’indifferenza tra la popolazione calabrese che forse non ha ancora preso piena coscienza dell’importanza di un deciso cambiamento e quindi del vivere secondo le regole. E’ stata poi la volta del dottore Ottavio Sferlazza, 25 anni di lavoro tra Caltanissetta e Trapani contro la criminalità organizzata, il quale ha portato ai ragazzi esempi inequivocabili di come sia importante una vera presa di coscienza e della necessità che ciascuno debba fare la propria parte.
dgr