Quanti concittadini, magari non troppo presi dalle proprie abitudini quotidiane, si sono mai soffermati a riflettere su un dato così macroscopico da non farci più caso e tale da essere considerato dai reggini la normalità, salvo notarlo improvvisamente quando ci si sposta a Messina, così come in qualsiasi altra città? Eppure il dato è veramente incredibile: a Reggio la viabilità è, pressoché ovunque, in fila indiana. Roba da Guiness dei primati. Ovviamente non mi riferisco alla tangenziale del porto o alla SS 106, bensì al centro città.
Nessuno certo si sognerebbe di trasformare la nostra città in Manhattan con i suoi vialoni, sempre che questo sia da considerarsi una immonda eresia. Tuttavia per noi cittadini la situazione è alquanto tragica. La città non è una metropoli e non è enorme, eppure spostarsi con la macchina significa intraprendere un viaggio lungo e irto di intoppi. Dobbiamo armarci di pazienza e sperare che il conducente del veicolo avanti a noi non si fermi a salutare l’amico, che non buchi la gomma, che non finisca la benzina, che non debba posteggiare o che magari non ci sia un camion ingombrante impossibilitato a passare tra due macchine sistemate in doppia fila, oppure che non si verifichi il temuto tamponamento, roba da bloccare la circolazione fino a Campo Calabro… Tutti nel bene e nel male, e più che in qualsiasi altra città, sono nelle condizioni di potersi rendere protagonisti di un blocco della circolazione: da noi la viabilità è rimessa alla buona sorte o al buon senso civico, che ahimè, come tutti sappiamo, non è annoverato fra le principali doti di questa città.
Ma da cittadino stanco e snervato dalla pessima viabilità mi chiedo, perché mai le cose sono destinate a rimanere eternamente immutate? A Reggio, e solo qui, sembra un’eresia poter disporre di strade con due corsie per senso di marcia, persino lì dove sarebbe potuto essere fattibile. Certo, non si possono trasformare a due corsie le piccole strade come via Tripepi, via Torrione o via Aschenez, ma mi chiedo, perché mai anche la via Marina bassa deve avere una carreggiata così stretta? È un’arteria importante, eppure spesso anche lì si cammina in fila indiana, specie se a precederci è un camion, e altrettanto spesso la circolazione si blocca del tutto perché usualmente le manovre di parcheggio non permettono il contestuale normale deflusso del traffico. Ecco, considerato che fu così difficile ed eretico avere una carreggiata più larga di un paio di metri all’epoca del rifacimento dell’ottimo lungomare, una piccola proposta potrebbe essere proprio quella di eliminare il parcheggio sul lato sinistro, che oltre a restringere la carreggiata è veramente pericoloso per via dei numerosi veicoli che si fermano per posteggiare. Certo verrebbero a mancare da subito parcheggi, ma nelle more non sarebbe il male minore? L’importante sarebbe comunque avere nel centro almeno un’arteria a scorrimento decente. Analoga considerazione va fatta per l’altrettanto importante viale Zerbi, anch’esso sempre mestamente in fila indiana, eppure lì si crea nella ore di punta una fila incredibile, lungo tutto il viale, da piazza Indipendenza fino al porto. Poi altrettanto notevole è il congestionamento che si ha in Via Barlaam per via dell’imbuto che si crea in corrispondenza dell’edificio postale prima di arrivare sulla Via Argine Sinistro del Calopinace, da sempre è così, eppure è rimasto immutato nel tempo. Ed insieme a queste criticità se ne potrebbero elencare molte altre…
Per lo scorrimento veloce fuori il centro cittadino esiste la SS 106, ma per uno scorrimento quantomeno decente all’interno della città, ovvero tra le due fiumare, non esistono, non diciamo 4-5 vialoni, ma neanche una sola misera strada in cui sia possibile, per mancanza di spazio, effettuare normalissimi e banalissimi sorpassi in tutta sicurezza e a norma di codice della strada. Se si decongestionassero quantomeno queste due importanti arterie (ossia via Marina bassa e viale Zerbi) tramite le due ‘eretiche’ corsie per senso di marcia, la viabilità ne gioverebbe tantissimo, a meno che qualche provincial-illuminato gradisca piuttosto che nel centro di Reggio l’unica possibilità di circolazione rimanga sempre e solo l’estenuante processione di veicoli, o le due-ruote.
A non tacere che il problema è anche di sicurezza, in fila indiana non passano autoambulanze, veicoli dei vigili del fuoco o delle forze di polizia, non passa nessuno. Quante volte siamo stati costretti a guardare impotenti nello specchietto retrovisore un’ambulanza a sirene spiegate, bloccata dietro di noi nella solita fila indiana? Eppure credo che nessuno di noi, tanto meno gli amministratori passati presenti e futuri di questa città, vorrebbe trovarsi bloccato su una di quelle ambulanze.
Insomma, la viabilità di Reggio non è degna di una Città con la C maiuscola, né tanto meno di una città metropolitana, in quato i restringimenti costanti e leziosi di carreggiata sono inutili e dannosi per la circolazione stradale. A volte si ha l’impressione che certi progetti siano più che altro sterili esercizi di stile architettonico-urbanistico fine a sé stessi, completamente sganciati da quelle che sono le concrete e reali esigenze di una città di 180 mila abitanti, e figli di una visione miope e provinciale. Ma è proprio così necessario pensare in piccolo e a danno della funzionalità? Prima le necessità e poi l’estetica: è una norma di buon senso. Concetto che però non pare essere stato recepito per es. nel rifacimento di piazza S. Anna (le viuzze di un parco di una villetta privata sono più larghe) o nel brutto progetto del Piazzale della Libertà, che, ancorché necessario, pare mal strutturato per via di una rotatoria esagerata e dalla carreggiata non sufficientemente ampia e non perfettamente circolare, per cui le macchine sono ora costrette di fatto a procedere come sempre in fila indiana, creando già ingorghi notevoli per via del traffico che non defluisce. In questa città, a parte il caso più unico che raro di Via Quartiere Militare di fronte al palazzo del Consiglio Regionale, le strade piuttosto che essere allargate vengono costantemente ristrette, come da ultimo per es. nel caso del Viale Vittoria, una traversa di Viale Calabria, all’altezza di via Mantova, dove si è ampliato il marciapiede esistente, e per un solo tratto di circa 20 metri, quindi restringendo la carreggiata e costringendo gli automobilisti a fare una strana chicane, per incomprensibili interessi pubblici.
La Reggio bella e gentile non ha niente a che vedere con il paesotto dei soliti 4 passi in via Marina, il problema della portata delle strade cittadine è problematica fondamentale e necessaria. Da cittadino esorterei i nostri amministratori a rivedere la viabilità, necessariamente aumentando la portata di alcune arterie quali il Lungomare e Viale Zerbi, sempreché questo non comporti insormontabili scontenti di intere categorie (vedere i malumori dei commercianti all’istituzione della corsia preferenziale degli autobus, che riduceva l’illegalità dei parcheggi selvaggi a loro molto comodi), o che non sia troppo poco funzionale a concedere favori a qualcuno. Eppure l’interesse dei singoli dovrebbe necessariamente soccombere di fronte a quello generale della collettività!
Gli spostamenti ovviamente non possono avvenire solo ed esclusivamente a piedi o con mezzi pubblici, ed è per questo che qualche aggiustamento alla viabilità veicolare appare obbligatorio, per il resto ben vengano iniziative come l’utilissima metropolitana leggera, ma solo in aggiunta al soddisfacimento primario delle esigenze strutturali di una città che, senza una adeguata viabilità, non può vivere e crescere. E come sappiamo la qualità della vita dipende anche da questo.
Cari amministratori, non abbiate paura, anche a non voler scomodare Messina, gemella molto eterozigote, città ben più piccole delle nostra possono tranquillamente contare nel centro urbano su, nientepopodimenoche, strade con 2 misere corsie per senso di marcia: Reggio non si trasformerà in quella che non è per così poco. Nelle more, non rimane altro che constatare tristemente come, certamente dal punto di vista della viabilità urbana e non solo, la direzione verso cui Reggio si sta muovendo sia purtroppo quella di un paesotto metropolitano piuttosto che di vera città. In questo senso però siamo ben avviati… sempre e rigorosamente in fila indiana.
Lettera firmata