di Fabio Papalia
Reggio Calabria. Anche la ‘ndrangheta vota, e a questo giro il ‘santino’ in tasca ai clan era quello di “Pierino”, medico, candidato alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010. Come emerge dalle intercettazioni dell’operazione Reale coordinata dalla Procura distrettuale antimafia che ha portato all’emissione di 9 fermi, 8 dei quali eseguiti ieri mattina dai Carabinieri, “Pierino” non era un candidato qualsiasi ma quello che godeva dell’appoggio della ‘ndrangheta. In particolare, durante le intercettazioni eseguite nei confronti di Giuseppe Pelle, gli investigatori hanno registrato un colloquio avvenuto a Bovalino nell’abitazione dello stesso Pelle, tra quest’ultimo e Giovanni Ficara, ritenuto esponente di spicco della omonima cosca operante nella zona sud del capoluogo. Giuseppe Pelle, invece, secondo gli investigatori avrebbe assunto il comando della potente e temibile cosca omonima, dopo la morte del padre Antonio Pelle detto “Gambazza”, e stante la detenzione in carcere del fratello maggiore, Salvatore.
La conversazione captata dagli investigatori, si è svolta alla presenza di un non identificato “avvocato”, figura spesso ricorrente nelle storie di ‘ndrangheta, come il maggiordomo dei migliori gialli.
Giuseppe Pelle raccomanda così al legale di riferire a “Pierino” che “compare Giovanni” Ficara stava “lavorando” elettoralmente per lui nella zona di Reggio e, in particolare, nel quartiere di Ravagnese. Ragione per cui il medico, qualora se ne fosse presentata l’occasione, si sarebbe dovuto mettere “a disposizione” del suo ‘elettore’, di Giovanni Ficara.
Quest’ultimo assicura Giuseppe Pelle dell’impegno profuso nel raccogliere preferenze elettorali per “Pierino”, suscitando la reazione di Pelle, il quale raccomanda però di “non sgarrare”, nell’opera di raccolta voti, con la famiglia dei “Ti Mangiu”, ossia il clan Labate.
Nulla trapela dagli organi inquirenti riguardo all’identità del medico-candidato ben visto dalle cosche, “Pierino”. Si sa solo che però, qualcuno non ha raccolto voti a dovere, perché non è stato eletto in Consiglio regionale. Gli inquirenti stanno ora concentrando i loro sforzi investigativi per verificare se “Pierino” abbia vinto comunque uno ‘scranno’ in cella, con l’accusa di voto di scambio, concorso esterno o associazione per delinquere di stampo mafioso.