Messina. Nell’atrio di Palazzo Zanca, sede civica del comune di Messina è in esposizione la lapide di Costanza d’Altavilla, danneggiata dal sisma del 1908, recentemente restaurata dal prof. Ernesto Geraci, grazie al contributo dell’Amministrazione comunale ed all’interesse di tre appassionati di storia patria, Daniele Espro, Daniele Rizzo ed Aurora Smeriglio. Per iniziativa del presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Previti, per i visitatori è stato realizzato un pieghevole in distribuzione all’Urp di palazzo Zanca. Il valore storico della lapide è rilevante e si lega alle 115 pergamene, esposte nella grande mostra “Messina, il ritorno della memoria”, allestita sempre a Palazzo Zanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994.
La vicenda delle pergamene con i privilegi di Messina ha inizio la notte del 9 gennaio 1679, quando il viceré spagnolo Francisco de Benevides conte di Santo Stefano, le portò via dalla Torre del Duomo di Messina, come conquista personale per arricchire gli archivi della sua nobile famiglia. Tale atto costituì l’umiliante vendetta degli spagnoli nei confronti della città, rea di essersi ribellata al dominio di Carlo II con una sollevazione iniziata nel 1674 e durata cinque anni. Fino ad allora Messina aveva conosciuto un lungo periodo di ricchezza e fioritura: le più dirette e preziose testimonianze di tale civiltà e dell’evolversi della società, dell’economia e delle istituzioni messinesi – dal dominio normanno nella Sicilia orientale dell’XI e XII secolo, ai privilegi concessi alla città dall’anno Mille sino al ‘600 – erano contenute proprio in quei documenti, custoditi negli archivi della Torre. Ecco perché gli spagnoli, per vendicarsi dei presunti torti subiti, asportarono gli archivi, cancellando anche simbolicamente l’identità di Messina e dichiarando al contempo la città “morta civilmente e indegna di ogni onore”. Nei secoli, Messina subì altre perdite e distruzioni in occasione del terribile terremoto del 1908 e dell’ultimo conflitto bellico, ed a Siviglia, nell’archivio del Duca di Medinaceli vennero ritrovate le pergamene del Fondo Messina. Il grande interesse scientifico e le implicazioni emotive suscitate da questa scoperta dettero impulso ad un affascinante progetto: restituire a Messina la propria memoria storica, recuperando a vantaggio della comunità (e non solo di un più ristretto gruppo di studiosi e ricercatori) un ingente patrimonio di documenti, che consentirono una più ampia conoscenza di eventi che vanno ben oltre i confini della Città e dell’Italia stessa. Tra quelle pergamene che furono esposte a Messina vi era quella classificata con il numero 46 nel catalogo che fu realizzato, che confermava i benefici concessi alla città da Enrico VI, e che pose fine alla critica che ipotizzava la non veridicità del privilegio che Civitati Messane concessit, il 28 ottobre 1194.
La Lapide di Costanza, del gennaio 1198, è l’ulteriore testimonianza di questa pagina storica della città. Figlia di Ruggero II ,”il Normanno” e di Beatrice di Rethel, Costanza d’Altavilla sposò Enrico VI. Dopo la morte del sovrano, avvenuta a Messina il 28 settembre del 1197, Costanza tenne la tutela e la reggenza del figlio, facendolo poi incoronare re di Sicilia. Prima di tornare a Palermo, volle confermare in segno di rispetto per Messina, il privilegio del Porto Franco, emanato dal marito a favore della città. La cittadinanza messinese, quale riconoscimento allo scomparso imperatore del Sacro Romano Impero, che aveva concesso alla città di Messina il privilegio del Porto Franco, realizzò le “lapidi di Enrico VI e Costanza d´Altavilla” che furono collocate all’interno della cattedrale di Messina. Realizzate in marmo proveniente dall’isola greca di Paros, nell’arcipelago delle Cicladi, contengono caratteri a sesto acuto e misurano rispettivamente 0,75 centimetri per 1 metro e 93 cm. Il terremoto del 1908, con la distruzione del Duomo, ridusse in frantumi le due lapidi, già danneggiate dal tempo, ora “restituite” alla città.
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