Reggio Calabria. Nella tarda serata di ieri, agenti della Polizia di Stato facenti parte di un “gruppo di lavoro integrato” composto dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, coordinato dal primo dirigente Renato Cortese e dal vice questore aggiunto Diego Trotta – a coronamento di impegnative investigazioni supportate da sofisticati presìdi tecnologici e coordinate dalla locale Procura Distrettuale Antimafia – hanno localizzato e tratto in arresto, in località “Batìa” frazione “Terreti” di Reggio Calabria, il super-latitante della ‘ndrangheta Giovanni Tegano, nato a Reggio Calabria 71 anni, inserito nell’elenco dei 30 latitanti di massima pericolosità facenti parte del “Programma Speciale di ricerca” stilato dal Ministero dell’Interno.
Giovanni Tegano è destinatario di svariate misure coercitive in carcere tutte emesse dal Giudice per Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria.
A tali provvedimenti restrittivi cautelari occorre aggiungere una Sentenza definitiva passata in giudicato in data 28.06.2003 che ha condannato Giovanni Tegano alla pena detentiva dell’ergastolo per omicidio doloso, associazione per delinquere di tipo mafioso, detenzione e traffico di armi ed altri gravi reati.
Giovanni Tegano, è stato localizzato nel corso di una brillante operazione che ha preso avvio nella tarda mattinata di ieri, attraverso riservati servizi di osservazione e sorveglianza svolti a carico dei suoi fiancheggiatori ed è culminata, nella tarda serata, in un’irruzione effettuata su un gruppo di abitazioni facenti parte di un insediamento abitativo ubicato in località “Batìa” frazione “Terreti” di Reggio Calabria ed, infine, in una perquisizione locale eseguita all’interno di un’abitazione posta al piano terra del civico numero 11.
La frazione “Terreti”, benché facente parte del Comune di Reggio Calabria, è ubicata in una zona pedemontana, alle falde dell’Aspromonte, particolarmente impervia ed insidiosa sul piano operativo.
All’atto dell’arresto, il super-latitante è stato trovato in possesso di un marsupio al cui interno era custodita una pistola semiautomatica marca Pietro Beretta mod. 950B, calibro 6.35 con matricola abrasa, in perfetto stato d’efficienza, fornita del relativo serbatoio contenente n.4 cartucce ed un’ulteriore pallottola inserita nella camera di scoppio. All’interno del marsupio sono stati rinvenuti, inoltre, altri 2 caricatori, ciascuno contenente n.7 cartucce dello stesso calibro ed altre 27 cartucce, tutte di calibro 6.35. A seguito di accurata perquisizione personale, infine, il Giovanni Tegano è stato anche trovato in possesso di un coltello a serramanico di genere vietato occultato sulla persona.
Nel corso dell’operazione sono stati arrestati per il reato di procurata inosservanza di pena, poiché trovati all’interno della medesima unità immobiliare, anche Carmine Polimeni (il genero del boss), Giancarlo Siciliano, Vincenzo Serafino, Giuseppe Morabito e Antonino Morabito, rivelatisi tutti, a vario titolo e con contributi causali diversificati, fiancheggiatori di Tegano.
Vincenzo Serafino è stato arrestato anche per violazione della legge sulle armi. L’intero stabile, composto da 2 appartamenti su due piani, nel quale è stato localizzato e catturato Giovanni Tegano è stato sottoposto a sequestro. In esso è stata rinvenuta una sofisticata attrezzatura di video-sorveglianza collegata a ben 5 microtelecamere abilmente occultate ed installate nei punti d’accesso dell’insediamento abitativo ubicato in località “Batìa”. L’attrezzatura di video-sorveglianza e le 5 microtelecamere sono state rimosse e poste anch’esse sotto sequestro.
Giovanni Tegano è certamente collocabile al vertice dell’omonima consorteria mafiosa “Tegano” operante nel “Locale” di ‘ndrangheta di Archi – tristemente noto quartiere ad altissima densità criminale ubicato nella zona nord del capoluogo reggino. Consorteria mafiosa federata a quella, altrettanto nota, “De Stefano”, che prese parte alla c.d. seconda guerra di mafia scatenatasi, a seguito dell’uccisione del boss Paolo De Stefano, nell’ottobre del 1985.
Nell’ambito di tale conflitto di ‘ndrangheta la cosca Tegano si schierò con i De Stefano, dando vita ad un cartello criminale contrapposto a quello dei Condello- Imerti-Serraino, nel corso del quale vennero trucidati numerosi capi storici di entrambi i cartelli mafiosi.
I cosiddetti “Teganiani”, profittando di questo vuoto di vertice, assunsero il ruolo di mediatori nella divisione degli interessi economici illegali nel Capoluogo tra i due principali schieramenti, sino a divenire una delle più potenti, temute ed autorevoli ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria.
Dopo la notifica dei numerosi provvedimenti restrittivi emessi a suo carico sin dal 1995, Tegano è stato associato presso la casa Circondariale di Reggio Calabria in attesa di essere interrogato dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
Le congratulazioni del Presidente della Repubblica
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha telefonato al Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, complimentandosi per l’ottimo lavoro svolto da magistratura e forze di polizia nel territorio di Reggio Calabria. La giornata di ieri, infatti, è una di quelle storiche, scandita dall’operazione mattutina, che ha dato una risposta ai gravi fatti di Rosarno, poi in serata un uno-due micidiale da parte di Carabinieri e Polizia, con l’arresto a distanza di pochi minuti di Rocco Morabito, il figlio del boss Giuseppe Morabito “Tiradritto” e con la cattura da parte della Polizia della primula rossa della ‘ndrangheta, Giovanni Tegano, che mancava all’appello da ben 17 anni. Lo Stato dunque, a partire dal suo massimo rappresentante, plaude l’operato di magistratura e forze dell’ordine, in città però le cose vanno ancora, purtroppo, diversamente.
Gli applausi della folla al boss: “Giovanni è uomo di pace”
Se lo Stato plaude all’operato delle Forze di Polizia, infatti, la folla applaude il boss. Già nella nottata, quando si è diffusa la notizia della cattura del boss, davanti alla Questura si era radunata una piccola folla di parenti. Una presenza composta e discreta, la loro, nell’attesa di poter rivedere il loro congiunto portato via dagli uomini della Squadra Mobile. Questa mattina, invece, si è radunata una vera e propria folla di persone, quantificata dal Questore Carmelo Casabona, che ha dovuto predisporre in tutta fretta un servizio di ordine pubblico affidato al sempre efficiente primo dirigente Benedetto Sanna, in cinquecento-seicento persone. Troppi per essere tutti e solo parenti. Dalla folla, mentre dalla Questura uscivano in manette prima i fiancheggiatori e poi il boss Tegano, si sono levati applausi e urla di giubilo all’indirizzo del capo carismatico, imprecazioni contro le forze dell’ordine. Una donna, urla a pieni polmoni: “Giovanni è uomo di pace”. Un’ovazione in piena regola, non verso lo Stato che ha catturato il latitante, ma verso uno dei simboli più carismatici dell’Antistato.
La soddisfazione degli inquirenti
Una scena che ha guastato solo un po’ la legittima soddisfazione di chi ha profuso energie e sacrifici personali per giungere a un risultato storico. «Reggio risponde applaudendo Tegano» ha esclamato in conferenza stampa il Questore Casabona, il quale s’è detto “esterefatto” per la reazione della folla ma che, com’è sua abitudine senza scomporsi più di tanto promette «Adesso dovremo lavorare per far cambiare la cultura di questa città, il reggino si deve rendere conto che non può vivere applaudendo il mafioso». Per il resto, spazio alla soddisfazione per aver chiuso un capitolo di storia della ‘ndrangheta.
Fabio Papalia