Reggio Calabria. “Vorrei che tutti i vincitori dei concorsi del Consiglio regionale si sentissero tranquilli e attendessero con fiducia la verifica che in tempi rapidi sarà effettuata entro la prossima settimana dai nuovi vertici politici regionali, al fine di sottoscrivere i contratti di lavoro e poterli immettere in servizio con le necessarie garanzie che, responsabilmente, occorre assicurare”. Francesco Talarico, segretario regionale dell’Udc e consigliere a Palazzo Campanella, commenta così la notizia della protesta dei 135 vincitori dei concorsi per gli uffici dell’Assemblea regionale e di quanti hanno attuato il “presidio permanente” della sala “Giuditta Levato”. “Sono certo – aggiunge l’esponente politico – che il nuovo Ufficio di Presidenza che sarà eletto all’inizio della settimana prossima avvierà immediatamente tutti i riscontri amministrativi indispensabili, raccordandosi con i vertici della giunta Scopelliti e incontrerà tempestivamente una delegazione dei vincitori dei concorsi per condividere i risultati della ricognizione e rassicurarli, a ragion veduta, entro la settimana.” “La nuova maggioranza che esprimerà i vertici istituzionali anche dell’Assemblea – continua Talarico – ha rilevato per tutta la campagna elettorale e fino agli ultimi giorni prima del voto, un dibattito forte e vivace, che ha rasentato pure lo scontro aperto, fra esponenti di massimo livello della Giunta e del Consiglio –cioè all’interno della stessa precedente maggioranza di centrosinistra- circa dubbi sulla compatibilità del Patto di stabilità con l’immissione in servizio dei vincitori dei concorsi. Quello scontro intestino che tirava in ballo il destino di 135 persone, per lo più ragazzi e ragazze, non è stato uno spettacolo edificante ma è urgente e inderogabile chiarirne tutti gli aspetti fino in fondo e fugare ogni dubbio. Ne va della trasparenza e della correttezza con cui s’intende procedere nella nuova legislatura: una linea di condotta che merita fiducia, che deve rassicurare i 135 vincitori dei concorsi e non preoccuparli né metterli in allarme”.
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