La cosca Pesce nella rete dell’operazione All Inside. Dettagli foto e nomi dei fermati

Reggio Calabria. La cosca disponeva perfino di un’emittente radiofonica abusiva, Radio “RIMOSSO PER OBLIO”, dalle cui frequenze trasmetteva messaggi in codice, a seconda delle canzoni scelte nella scaletta musicale, agli esponenti detenuti. La cosca Pesce, quella storicamente più potente nel locale di Rosarno, è stata decapitata questa mattina all’alba, quando è scattata l’operazione interforze All Inside (Tutti dentro), su ordine della Direzione distrettuale antimafia che ha spiccato 40 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, nei confronti di altrettante persone tutte indagate a vari titolo per  associazione di stampo mafioso, estorsione aggravata, fittizia intestazione di beni e in alcuni episodi anche per detenzione e porto abusivo di armi. I provvedimenti di fermo sono stati giustificati, ha spiegato il Procuratore Giuseppe Pignatone, dal pericolo di fuga, concretizzatosi in effetti visto il numero di irreperibili, ben 10.
L’indagine, che è stata seguita dai Sostituti Procuratori Roberto Di Palma, Adriana Fimiani, Giuseppe Bontempo, Alessandra Cerreti e Stefano Musolino, ha fornito uno spaccato degli assetti criminali esistenti a Rosarno, nonché degli equilibri e dei legami tra i soggetti appartenenti alle diverse famiglie, desunto proprio dalla dinamica degli eventi. In particolare le acquisizioni investigative hanno delineato i contorni di una delle più importanti cosche mafiose imperanti sul territorio di Rosarno, e con ramificazioni sul territorio nazionale: i “Pesce”.

L’attività condotta dai Carabinieri nasce a seguito all’omicidio, perpetrato in data 08.10.2006, di Domenico Sabatino, soggetto organicamente inserito all’interno del sodalizio criminale facente capo alla cosca “Pesce”. In quest’ambito sono stati controllati gli esponenti della famiglia, alcuni dei quali detenuti, al fine di penetrare all’interno dell’ambiente criminale nel quale era inserito lo stesso Sabatino. Nello stesso contesto, le indagini hanno fornito altri spunti investigativi che hanno consentito di introdursi nelle dinamiche criminali, comprenderne le logiche e gli equilibri, ed ascoltare in diretta, per voce dei principali protagonisti, il contenuto delle relazioni e degli accordi, nonché registrare le modalità di esecuzione di progetti criminosi alla base dell’associazione di tipo mafioso.

Le attività della Polizia di Stato, tramite il Commissariato di Gioia Tauro, scaturiscono dall’azione che ha portato all’omicidio di Domenico Ascone e tentato omicidio di RIMOSSO PER OBLIO (cugini di RIMOSSO PER OBLIO), avvenuti in data 14.08.2007. Tale episodio si inquadra nelle dinamiche appena citate.
I “Pesce”, con l’altra cosca rosarnese dei “Bellocco”, nei cui confronti sono già stati eseguiti diversi provvedimenti cautelari a partire dal luglio 2009, costituiscono due poli intorno ai quali gravitavano altre “famiglie” ad esse legate, oltre che da legami di parentela (a volte opportunamente creati con fidanzamenti e/o matrimoni), anche da cointeressenze affaristiche. Non si tratta di poli contrapposti, ma ognuna delle due cosche costituisce baricentro di interessi di tipo economico, ed in alcuni campi le rispettive sfere di influenza si intrecciano, stando bene attenti a non creare fratture, intervenendo per ricomporre gli attriti eventualmente creatisi tra le “famiglie” satelliti. E’ il caso delle vicende che riguardano le “famiglie” RIMOSSO PER OBLIO e RIMOSSO PER OBLIO, rispettivamente legate ai Bellocco ed ai Pesce. Il quadro delineato intorno alla famiglia “Pesce” emerge dalle indagini svolte proprio nei confronti dei principali esponenti del sodalizio, che tratteggiano le linee guida dell’intera organizzazione. Le frasi registrate durante un colloquio avuto da RIMOSSO PER OBLIO con suo figlio RIMOSSO PER OBLIO all’intero della casa circondariale di Napoli Secondigliano rappresentano evidentemente un’esortazione fatta dal padre a seguire le regole sulle quali è imperniata l’organizzazione criminale.
Colloquio tra RIMOSSO PER OBLIO con il figlio RIMOSSO PER OBLIO a proposito di ‘ndrangheta:
“vedi che queste parole non devi scordarle: quel vecchio una volta li ha chiamati, a tutti al bosco. E ve lo ha detto mio padre, vi ha avvertito che quello che se ne è andato ha lasciato dignità, onestà e ammirazione di tutti e noi la dobbiamo portare a vanti.…”;
Tali regole sono state tramandate ad RIMOSSO PER OBLIO (capo indiscusso della cosca) dai suoi predecessori ed in particolare dal suo defunto zio RIMOSSO PER OBLIO cl. 1923.
Colloquio tra RIMOSSO PER OBLIO il figlio RIMOSSO PER OBLIO il nipote RIMOSSO PER OBLIO cl. 79:
RIMOSSO PER OBLIO dice: “RIMOSSO PER OBLIO tu la devi smettere …tu pensa che io ho la possibilità di fare venire la fine del mondo….io in ogni paese ho fatto un favore…(inc)…ogni paese…uno a paese ce l’ho sai che faccio venire …la fine del mondo …non c’è niente per nessuno”;
Colloquio tra RIMOSSO PER OBLIO, suo figlio RIMOSSO PER OBLIO:
RIMOSSO PER OBLIO dice al figlio RIMOSSO PER OBLIO: “Quello la sai cos’è per me …quello …(inc…. insieme …quello per me è , no lui per me, io per lui, no lui per me, io sono come Gesù Cristo per lui …”mancu ai cani signori”, quello può avere tanta fiducia di me…”;
Le parole riferite ai suoi visitatori da RIMOSSO PER OBLIO durante i suoi colloqui, costituiscono un’importante testimonianza della storia del sodalizio che porta il suo nome. Il detenuto infatti racconta la sua “carriera” criminale in seno alla cosca, partendo dalle sue origini a fianco di suo zio RIMOSSO PER OBLIO, fino a descrivere inequivocabilmente il prestigio ed il potere acquistato dopo la morte dello zio, nonché le ingenti somme di denaro accumulate. Il quadro investigativo che si ricava è molto chiaro, secondo gli investigatori. La “cosca Pesce”, che affonda le sue radici nel territorio di Rosarno, è pienamente operativa, ed ha raggiunto una potenza, anche economica, tale che i rampolli della famiglia devono solo preoccuparsi di mantenere il livello raggiunto. Il contenuto delle conversazioni avute da un “boss” come  RIMOSSO PER OBLIO con gli affiliati al gruppo mafioso costituiscono un’importante testimonianza degli attuali interessi nonché il coinvolgimento in affari illeciti della stessa organizzazione: trattano di attività di riciclaggio e reinvestimento (anche attraverso intestazione fittizia di beni) degli ingenti capitali accumulati negli anni dal clan “Pesce”; si occupano della risoluzione dei contrasti nati all’interno della famiglia, con particolare riferimento ad un attrito venutosi a creare tra il figlio ed il fratello del boss, RIMOSSO PER OBLIO e RIMOSSO PER OBLIO. L’attrito tra  RIMOSSO PER OBLIO e i suoi zii, che a prima vista sembrerebbe far trasparire una sorta di debolezza del sodalizio, di fatto dimostra la compattezza verso l’esterno dell’organizzazione mafiosa, che – ripercorrendo le parole di RIMOSSO PER OBLIO – si basa sull’elemento più importante della tradizione ‘ndranghetistica: la famiglia.
Nell’indagine sette sono le donne arrestate: le loro condotte non sono più paragonabili alla cosiddetta “sorella d’omertà” incaricata secondo tradizione di fornire mera assistenza agli “uomini d’onore”. Queste hanno assunto parte attiva nella gestione degli affari illeciti, in particolare nella gestione del patrimonio della cosca.

Le indagini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria in collaborazione con lo Scico di Roma, che ha impiegato il sistema informativo “Molecola”, hanno consentito di accertare una forte sproporzione tra l’ingente patrimonio individuato ed i modesti redditi dichiarati dai destinatari del provvedimento e dai componenti dei rispettivi nuclei familiari, tale da non giustificarne la legittima provenienza. Il valore dei beni mobili, società commerciali e conti correnti (bancari e postali), sequestrati dalla Guardia di Finanza ammonta a circa 7,5 milioni di euro.
I beni raggiunti dal provvedimento ablativo sono:

L’elenco delle persone fermate:

ELENCO RIMOSSO PER DIRITTO OBLIO

Elenco dei fermi delegati alla Polizia di Stato:

ELENCO RIMOSSO PER DIRITTO OBLIO

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