Il dott. Giuseppe Tuccio, non ha voluto far mancare il proprio contributo alla Rubrica “Urbanistica e Città Metropolitana”. Giuseppe Tuccio, Magistrato di Cassazione con funzioni direttive superiori, ha esercitato attività giudiziaria, giudicante e requirente, di merito, in Sicilia ed in Calabria (Messina, Agrigento, Reggio Calabria, Palmi, Catanzaro), già Presidente della Corte di Assise di Reggio Calabria (1972 – 1980) e della Corte di Assise di Appello di Catanzaro (1987 – 2000), ha concluso la sua carriera quale Presidente di Sezione presso la Corte Suprema di Cassazione.
Al dott. Giuseppe Tuccio, che presiede l’Associazione “Giornate Mediterranee”, si deve la promozione ed il coordinamento del Convegno Nazionale di Studi (Reggio Calabria, 27-28 Febbraio 2010) “Reggio città metropolitana per l’amicizia mediterranea”. Gli Atti del Convegno sono stati pubblicati da Gangemi Editore.
(E.C.)
Echi del convegno “Reggio, città metropolitana, per l’amicizia mediterranea”
di Giuseppe Tuccio
Si è concluso uno straordinario itinerario culturale che, partendo dalle coinvolgenti riflessioni del pensiero filosofico di Girolamo Cotroneo e Caterina Resta sull’anima, sul pensiero e la cultura mediterranea, si è perfezionato con la delineazione di una complessiva architettura del pensiero scientifico di risolutivo livello di Giuseppe Imbesi, e Rosario Pietropaolo, peraltro preceduta dalle approfondite riflessioni di Antonino Spadaro in merito alle complesse problematiche di ordine costituzionale che sottendono alla operata scelta politico-parlamentare.
Lo scenario descrittivo ha raggiunto un livello di compiutezza per le sollecitazioni verso innovative forme amministrative proposte da Francesco Manganaro.
Si ambiva alla realizzazione di una dimensione di compiutezza, di funzionale circolarità dell’articolarsi dei vari interventi, dei saggi, verso l’obiettivo di assicurare uno scenario cognitivo delle infinite problematiche, alcune venute ad emersione proprio in questo incontro, che sottendono ad un dato normativo più ampio, fatto cadere – si sussurra maliziosamente in Padania – dalla generosa penna del Legislatore.
Ciò potrà anche essere accaduto sul piano legislativo-formale; ma sicuramente non è l’incipit di un discorso, giacché Reggio, Messina, insomma il territorio culturale dell’area dello Stretto (che ha colto le plurime valenze che tale atto esprime), avevano da molti decenni di già esplorato il profondo entroterra, una consolidata sedimentazione culturale riguardante l’assetto dell’equilibrio umano – sociale e ambientale – urbanistico su cui andrà ad incidere l’innovativo profilo istituzionale.
Tra i tanti nessi che traversano l’intero contesto delle relazioni, uno tra i più fondamentali, emerge all’evidenza ed è quello che si diparte dall’impegnativo saggio di Mauro Fotia fino a dipanarsi e raggiungere le riflessioni conclusive di Giuseppe Imbesi (Le responsabilità della città metropolitana) e, più definitivamente, la positiva proposta di Francesca Moraci, nella cornice dell’ermeneutica giuridico-costituzionale-amministrativa delineata dagli interventi di Antonino Spadaro e Francesco Manganaro.
Invero da più tempo si propone la tesi originale della costituzione della macro-regione del Mezzogiorno Unico, alla luce delle deludenti esperienze sofferte dalle regioni meridionali, rilanciando peraltro in questo innovativo progetto più moderni sistemi locali, entro i quali è plausibile la allocazione, in posizione di centralità, di istituzioni nuove, quali le Città Metropolitane.
Si sta pertanto consolidando sul versante politico-sociologico il convincimento che in questo innovativo scenario è possibile curare appunto le strategie di innovazione e di legalità totalmente carenti allo stato; ottenere quindi la liberazione dagli infiniti schemi delle soffocanti burocrazie, prigioniere delle loro autoreferenzialità; incrementare, attraverso l’impiego di rinnovate forze attrattive, le economie esterne ed i vantaggi competitivi; consolidando in definitiva le esigenze di un posizionamento autonomo e le conseguenti scelte politiche di sviluppo autocentrato ed autogestito, il tutto nell’ambito di un coordinamento innovativo di Governance.
Si colgono interessanti profili di compatibilità con il disegno definitivo che pur sommariamente in questa sede è stato tracciato dagli urbanisti e dai giuristi.
Ma è incontrovertibile comunque che le riflessioni maturate di già sono valide per un orientamento verso nuove responsabilità delle classi politiche destinate a governare questa regione.
In definitiva o le regioni del Sud maturano veramente un senso politico e democratico delle autonomie in una visione strategica mediterranea o continueranno ad alimentare uno Stato clientelare e depresso, sempre in bilico tra affari e criminalità organizzata.
Tale svolta storica può ragionevolmente propugnarsi attraverso la individuazione di un Consorzio tra le Regioni del Sud, capaci di esprimere un progetto unitario, nel quale risorse pubbliche ordinarie, fondi strutturali, iniziative private di eccellenza, apporti degli Atenei e di centri di ricerca, contributi della società civile sapientemente confluiscono in un tutto unitario.
Ed in questo scenario di inedita Governance troveranno più pregnante allocazione le competenze ed i ruoli delle Aree Metropolitane.
Verso un positivo quadro di riferimento si inserisce la valutazione dell’amministrativista (il Prof. Manganaro), secondo cui una visione di moderna Governance postula la attuazione delle migliori soluzioni della “questione amministrativa” purtroppo gravemente incombente e condizionante, atteso che le amministrazioni pubbliche non hanno fino ad oggi contribuito allo sviluppo del territorio.
Ed è qui che si inserisce con straordinaria puntualità l’acuta riflessione del Prof. Enrico Costa, che assume posizione di rilevante centralità nel dialogo ancora aperto.
Dopo aver sottolineato il limite costituito da “contrastanti visioni di tipo ideologicamente pregiudiziale”, il Prof. Costa ribadisce l’importanza della componente culturale, paesaggistica ed ambientale che devono fondersi in una sintesi sapiente che punti sull’identità culturale, unica vera matrice di un progetto credibile di Metropoli dello Stretto.
Tale centralità culturale, prosegue il Prof. Costa, si fonda, tra l’altro, sui culti e sulle feste tradizionali, sulle ricchezze territoriali e paesistiche; il tutto concepito come forte auto identificazione che ne fanno una centralità oltre che culturale, anche simbolica.
Il Mediterraneo, dunque, conclude il Prof. Costa, più di ogni altro mare può esplicare tale concetto, “conservando, vivificando e rinnovando” le ricchezze offerte dal passato al fine di costruire un entusiasmante futuro.
Tanti dunque i dilemmi, tante le domande, tante le problematiche irrisolte, tante le contrastanti interpretazioni.
E, pur tuttavia, Francesca Moraci ci riporta autorevolmente alla realtà delle cose ed all’esigenza di porvi mano, giacché “il tempo è trascorso ed è finito l’incanto, mentre si continua a litigare sulla bontà dei vari progetti”.
Tutto ciò accade – secondo la Moraci – laddove è evidente che il paradigma fondamentale di riferimento sta nella esigenza di elevazione della dotazione dei fattori, sicuramente esistenti, sul territorio, di metropolizzazione ed altrettanto incidente impegno per la eliminazione di quelli di contrometropolizzazione.
Proprio impegnando le risorse del capitale sociale – l’intelligenza territoriale – può perseguirsi l’obiettivo di assicurare all’Area Metropolitana la emersione di inediti fattori di attrattività e di competitività e, sul versante della Città Metropolitana, il più efficiente livello di organizzazione amministrativa.
Si avverte comunque, a mio modesto avviso, la consapevolezza del divario esistente rispetto alle designate Città Metropolitane del Nord che investono e mettono a sistema opportunità “altre” per il loro rilancio nel mercato delle Metropoli.
Ma nondimeno una città come Reggio, a fronte di tale e tanta diversità, deve preoccuparsi di attrezzare infrastrutture materiali ed immateriali, tenendo d’occhio l’imperante esigenza di orientare le linee assiologiche delle sue scelte nei quadri normativi nazionali e internazionali, proponendo un Sistema Sud – nuovo che inglobi Reggio – Stretto – Gioia Tauro, contenutizzandolo di opportunità e di valori forti che possono trovare posto in quella entità che la Moraci definisce di “policentrismo equilibrato” adeguatamente simmetrico rispetto allo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (S.S.S.E.).
La evoluzione di tale realtà è peraltro idealmente protesa, quale precondizione verso il grande sistema urbano Centro-Mediterraneo dello Stretto, involgendo una più vasta piattaforma territoriale sul versante Catania-Gioia Tauro.
Non si negano le tante difficoltà di un percorso così complesso e nondimeno scientificamente praticabile, a condizione che non si ricada in interpretazioni simbologiche o peggio ancora mitizzanti.
A tale proposito è calzante il monito di Giuseppe Imbesi perché sia sempre tenuto presente a chi si adopererà in questo impegno di Governance, il dovere di una sempre maggiore “ragionevolezza” che investe sia l’agire che il pensare per comprendere ed interpretare i fenomeni, per costruire ipotesi, per catturare maggiori consensi, tenendo presente – mi permetto di aggiungere personalmente – che la storia, ma soprattutto le storie di questa città purtroppo negative in un recente passato hanno bloccato tanti tentativi di riscatto della nostra terra, mortificando proposte pur valide sacrificate sull’altare di un vieto clientelismo politico che, grazie alla Provvidenza, pare definitivamente fronteggiato dalle nuove generazioni.
Per completezza va evidenziato che dal mondo degli economisti (Ferrara) proviene il più incoraggiante impegno per il superamento di questi atavici condizionamenti verso una prospettiva di arricchimento nell’ampiezza degli scambi economici, proiettati funzionalmente verso un arricchimento culturale reciproco.
E però dal mondo globalizzato, il Villaggio globale sembra voglia non lasciare spazio all’incontro dell’uomo con il suo simile, per cui dialogo, tolleranza, rispetto tra persone rimarranno nel mondo del dover essere, simbolicamente rappresentato nelle Sacre Tavole, che già si misura con i tanti diritti negati, anche da parte di una cultura che vorrebbe imporre una occidentalizzazione oltranzistica, che continua a proporsi con arroganza negando all’Oriente ed ai Paesi della sponda sud il proprio ruolo nel processo di costruzione delle politiche a misura d’uomo.