Si è tenuta sabato sera a Palazzo San Giorgio la presentazione del romanzo “Le Viscere Della Libertà” (Arduino Sacco Editore) del reggino Domenico Romeo. La manifestazione è stata organizzata e promossa dall’Associazione “I Circoli Del Fare” e dall’Associazione Universitaria “Ti Esti”, rappresentate rispettivamente da Rachele Grimaldi e Mary Caracciolo.
Dopo un breve intervento del Consigliere Comunale Beniamino Scarfone, socio dell’Associazione I Circoli del Fare, Mary Caracciolo ha introdotto l’opera e l’autore illustrando il romanzo e lasciando poi all’autore la parola.
“Si tratta di un romanzo, di una storia con personaggi inventati ma che fa spesso ricorso a vicende, luoghi, e documenti realmente esistenti”. Così esordisce Romeo, socio ordinario dell’ICAA (International Crime Analisys Association), prima di un’accurata digressione sul profilo psicologico del crimine e sul suo legame con le ideologie, mantenendo sempre un collegamento con la storia raccontata.
Una storia che si articola attorno alla figura di Gioela, figlia di un agente dei servizi segreti italiani, ragazza con una chiara appartenenza ideologica filo-palestinese e filo-islamica che, paradossalmente, avrà come suo principale compagno di trama Ghion, un agente dei servizi segreti di orientamento filo-israeliano, con il quale avrà intensi e duri scontri di opinione, basati anche su scritti, documenti e testimonianze reali, a differenza dei protagonisti, a cui l’autore decide di far ricorso non già per porre enfasi su punti di vista che condivide o appoggia, ma piuttosto per mettere alla luce quali sono le dinamiche, spesso sconosciute o occulte, che alimentano i fenomeni, oggi più attuali che mai, del negazionismo e dell’oscurantismo.
E nell’accennare alle origini del Sionismo, alla differenza sostanziale tra antisemitismo e antisionismo e alle varie teorie complottiste che volevano gli ebrei come un pericolo per l’umanità, Romeo si ricollega all’attualità, che vede il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ammettere una sorta di colpa da parte di una classe politica per non aver condannato nel corso dei decenni, con chiarezza e senza ambiguità, la piaga delle foibe per motivi di pura strategia politica.
L’autore ricorda anche che il negazionismo ha tante forme, tante sfumature, e prende come esempio alcune recenti dichiarazioni del Presidente iraniano Ahmadinejad.
Quanto al titolo del romanzo, il concetto di viscere, spiega, si aggancia a quello di libertà perché «se è vero che le viscere sono la parte più interna, nascosta e intima del corpo, quella da cui partono gli impulsi, la libertà rappresenta l’impulso primario».
Teodora Malavenda