Catturato il latitante Vincenzo Gullì: i dettagli

Reggio Calabria. All’alba di oggi, in località Bocale di Reggio Calabria, gli agenti della Polizia di Stato della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile – diretti dal vice questore aggiunto Diego Trotta, con la collaborazione del commissario capo Francesco Stampacchia e con il coordinamento del primo dirigente Renato Cortese, all’esito di mirate attività info-investigative, hanno catturato il latitante Vincenzo Gullì, di 42 anni.
Gullì era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria per associazione per delinquere di stampo mafioso, armi e tentato omicidio (operazione “Nuovo Potere”), in esito ad indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
Gullì, inoltre, secondo quanto riportato in una nota della Questura, è pluripregiudicato per traffico di stupefacenti, omicidio ed associazione per delinquere di tipo mafioso. L’uomo è considerato elemento di spicco della nota consorteria mafiosa federata Paviglianiti-Maesano-Pangallo operante nei “locali” di ‘ndrangheta di Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo e Condofuri, nel basso versante jonico della provincia di Reggio Calabria i cui capi Santo Maesano, di 53 anni e Domenico Paviglianiti, di 49 anni, sono da tempo detenuti poiché entrambi condannati all’ergastolo. Consorteria che, per anni, si è contrapposta a quella degli Zavettieri in una sanguinosa faida denominata “faida di Roghudi” che, nel corso degli anni ’80 e ’90 ha mietuto decine e decine di morti in ambedue gli schieramenti.
Il provvedimento cautelare a carico del Gullì scaturisce dall’attività investigativa condotta dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Reggio Calabria avviata a seguito del tentato omicidio di Teodoro Spanò, classe 11958, anch’egli organico all’indicata consorteria mafiosa, avvenuto l’8.04.2004, allorquando due sicari a bordo di una moto (in seguito risultata rubata) gli hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco. Nella circostanza, Spanò è scampato fortunosamente alla morte.
Mesi dopo, in data 28.09.2004, a Roccaforte del Greco, veniva ucciso in un agguato di matrice mafiosa uno dei capi della consorteria Paviglianiti-Maesano-Pangallo: il boss Antonino Pangallo, cl. 1970, inteso “Chiumbinu” o “Cinghiale”, che il 4.03.2004 era stato, a sua volta, localizzato e catturato a Madrid, in Spagna, dalla stessa Squadra Mobile di Reggio Calabria e dalla polizia spagnola poiché, all’epoca, latitante, nell’ambito dell’operazione antidroga “Zappa” condotta nel 2004.
I due fatti di sangue hanno indotto la locale Procura Distrettuale ad intraprendere indagini finalizzate ad individuarne i responsabili e ad aggiornare la geografia degli assetti criminali nel contesto degli indicati “locali” di ‘ndrangheta. E all’esito di tali indagini, il Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria il 13.01.2010 ha emesso 27 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti esponenti della cosca, tra i quali, appunto Vincenzo Gullì.
Il ruolo che egli avrebbe assunto in seno ad una tra le più potenti ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria affiora a seguito delle numerose attività investigative condotte, negli anni, con particolare riguardo a due dei “locali” più turbolenti della provincia: quello di Roghudi e quello di Roccaforte del Greco.
Già con le Operazioni “Armonia”, del 2000, e “Zappa 2”, del 2006, entrambe condotte dalla Squadra Mobile e culminate rispettivamente con oltre 50 arresti, la prima, e 40 la seconda, era stato certificato come il “locale” di Roccaforte del Greco, piccolo comune aspromontano, sciolto ben due volte per infiltrazioni mafiose, fosse storicamente caratterizzato da un’egemonia mafiosa di elevatissimo spessore criminale. I suoi pochi abitanti, secondo le risultanze investigative, sono inoltre legati da vincoli di parentela (e delinquenziali) con gli abitanti di Roghudi, centro poco distante in cui operano le due cosche mafiose: Zavettieri, da un lato e Paviglianiti-Maesano-Pangallo, dall’altro.
Le due consorterie negli anni 1980-1990 sono state protagoniste di una lunga e sanguinosa faida cessata grazie alla mediazione del potente boss Giuseppe Morabito detto “Tiradritto”, capo dell’omonima consorteria criminale di Africo e primula rossa del panorama mafioso jonico (così come emerso nell’ambito della vicenda giudiziaria scaturita in seguito all’operazione “Armonia”).

La cattura di Vincenzo Gullì

Quanto alle modalità esecutive della cattura, personale della Squadra Mobile, avendo con certezza appreso che Vincenzo Gullì trascorreva da tempo la propria latitanza nella frazione Bocale di Reggio Calabria, ha fatto irruzione in un appartamento posto al civico 280 di Via Nazionale, dove il latitante è stato rintracciato ed arrestato.  Dopo un iniziale “tentennamento” durante le prime fasi del blitz, in seguito l’uomo, che era disarmato, non ha opposto resistenza. Sono in corso accertamenti per verificare la proprietà, ovvero la materiale disponibilità, dell’appartamento, panoramico e ben arredato, dove il latitante è stato catturato. Dopo le formalità di rito e la notifica del provvedimento cautelare, Vincenzo Gullì è stato associato presso la casa Circondariale di Reggio Calabria “S. Pietro”.

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