Palermo. Confiscati in 6 mesi dai Carabinieri beni alla mafia per 15 milioni di euro, l’analisi del colonnello Teo Luzi

Palermo. Di seguito il bilancio presentato dal Colonnello Teo Luzi, Comandante Provinciale di Carabinieri di Palermo, nell’ambito dell’attività di individuazione e contrasto dei beni illegali riconducibili a “Cosa Nostra”. Infatti, dal mese di gennaio ad oggi, il valore complessivo dei beni sottratti alla mafia dai militari dell’Arma è di 25 milioni di Euro di cui 15 milioni confiscati e 10 milioni sequestrati.
Le dichiarazioni del Colonello Teo Luzi relative alla confisca dei beni alla famiglia Rinella.
“Per l’Arma dei Carabinieri, il contrasto alla criminalità organizzata non può prescindere dall’individuazione di patrimoni illeciti, perché la loro disponibilità da grande potere ai mafiosi, il sequestro e la confisca di beni costituisce uno dei principali obiettivi della lotta alla mafia. Cosa Nostra cerca in un momento storico difficile, come quello odierno, di tutelare i propri beni: aspetto che nella mentalità mafiosa è ritenuto prioritario addirittura rispetto alla durezza della vita in carcere da parte degli affiliati (41 bis). Dalle attività criminali tra cui il racket delle estorsioni e l’usura, il traffico internazionale di stupefacenti e il pizzo sugli appalti pubblici, la criminalità organizzata ha ricavato, e ricava, rilevanti risorse finanziarie che investe nei circuiti dell’economia legale, rendendo così “puliti” i patrimoni di qualsiasi forma. E’ di fondamentale importanza l’impiego successivo di questi beni, infatti il legislatore, per evitare che l’organizzazione mafiosa utilizzando la grande disponibilità di denaro possa ricomprarli, non ne consente la vendita.
Il bene confiscato è un bene pubblico speciale che deve avere una specifica missione sociale: ovvero quella di affermare la sovranità dello Stato con la restituzione ai cittadini e alle istituzioni dei patrimoni illecitamente accumulati da Cosa nostra. La confisca di un bene appartenuto alla criminalità e la sua utilizzazione per finalità pubbliche è oggi un importante strumento da utilizzare per la diffusione della legalità. E’ un modo per ridare fiducia ai cittadini. Il bene confiscato deve favorire forme qualificate di incontro dei cittadini con le istituzioni. Occorre non perdere la memoria della provenienza del bene specie quando viene usato, ad esempio, come Stazione dei Carabinieri. Attualmente solo nella Provincia di Palermo i Carabinieri dispongono di oltre 40 strutture oggetto di confisca negli anni passati. Le stesse sono di varie dimensioni, da un appartamenti a condomini di 8 piani destinati a uffici, alloggi, centri operativi ecc….
Le condanne per mafia sono importantissime però non bastano. Gli imprenditori vicino a Cosa nostra, durante la detenzione dei boss mafiosi, continuano a gestire i loro patrimoni alterando le logiche di mercato. Non dimentichiamoci mai che chi gestisce queste ingenti risorse finanziarie costituisce una vera e propria macchina del consenso sociale. Offre posti di lavori, clientele, protezione, in una terra afflitta dalla disoccupazione. La confisca dei patrimoni mafiosi è la nuova frontiera della lotta a Cosa nostra. Solo togliendo ai mafiosi i beni accumulati e gestiti con criteri criminali, è possibile ristabilire in Sicilia qui fattori di legalità prodromici allo sviluppo economico”.

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