Reggio Calabria. Lettera aperta alle autorità nazionali e locali dell’Associazione Famiglie Disabili: Le domande che i genitori di ragazzi disabili ormai da un po’ di tempo si pongono sono: “ Cosa dobbiamo fare per avere delle risposte concrete per le esigenze dei nostri figli? Quale il loro ed il nostro futuro? E quello dei Centri di Riabilitazione con i loro operatori?”.
E’ ormai da diverso tempo che evidenziamo la criticità della situazione agli amministratori della nostra regione e, ai più di noi, sembra un esercizio improduttivo visto che, fino ad oggi, nessuna risposta concreta è giunta.
La Piccola Opera, così come gli altri centri di riabilitazione della Calabria, non riesce a far fronte a quelli che sono gli impegni economici. Non bastano più la buona volontà degli addetti, le scarse risorse economiche e quello che noi genitori, nel nostro piccolo, facciamo.
Già il 16 gennaio 2009, alla presenza del Presidente della Repubblica, intervenuto all’inaugurazione del nuovo Centro di Riabilitazione della Piccola Opera Papa Giovanni, avevamo denunciato una situazione di precarietà che non ritenevamo più accettabile. Chiedemmo sostegno, maggiore impegno e maggiore attenzione alle problematiche del settore.
Da allora diversi momenti di difficoltà sono stati affrontati e gestiti grazie alla buona volontà di chi si occupa dei nostri figli ma, adesso, la situazione appare così grave che da soli non ce la possono fare.
Allo stato attuale delle cose, gli operatori della riabilitazione sono in attesa di percepire, già da diversi mesi, quanto gli è dovuto e i genitori non sanno a quale Santo rivolgersi affinché ciò che la legge riconosce come diritti non venga loro sottratto.
A noi non interessa sapere chi e quando ha gestito, probabilmente male, la cosa pubblica: chiediamo però che ci sia riconosciuto il diritto ad una vita dignitosa, perché non c’è niente di dignitoso nell’essere costretti a chiedere, come se fosse una concessione magnanimamente accordata, ciò che ci spetterebbe di diritto.
Crediamo che quando si tratta di problemi che coinvolgono le cosiddette “fasce sociali svantaggiate”, da tutti debba essere adottato un atteggiamento costruttivo, che tenga nella giusta considerazione le necessità dei nostri ragazzi.
Alla luce della situazione attuale è inconfutabile che il motivo per il quale tali “fasce” vengono definite “svantaggiate” non è attribuibile esclusivamente a difficoltà proprie delle persone, ma in buona parte ad un ambiente sociale non “facilitante” che genera tale svantaggio.
Quante belle parole sono state spese nell’elaborazione della Legge 8 novembre 2000, n. 328! Altrettante se ne sono scritte dopo che l’Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Ma da allora cosa si è fatto? Eppure il nostro Paese è annoverato tra quelli più avanzati nel campo dell’affermazione dei diritti delle persone con disabilità!
C’è qualcosa che non torna, non ci vuole molto a comprenderlo!
Il problema non è solo quello dei ragazzi costretti a stare a casa, con conseguenti ricadute sull’organizzazione familiare: i genitori, consapevoli delle possibilità e fieri dei propri figli, si preoccupano di altro.
Con la possibile interruzione dei servizi riabilitativi, ai nostri figli verrà negata l’opportunità di vivere quel sentimento di integrazione, di condivisione, di essere parte integrante ed attiva di una comunità che può dare il senso di “essere nel mondo”.
Non ci sono convegni e tavole rotonde che potranno permettere, a chi è disabile, di avere una qualità di vita migliore una volta che saranno chiusi i Centri di Riabilitazione ed i loro operatori mandati a casa.
Queste strutture hanno ragion d’essere perché lo Stato delega loro, da sempre, i servizi della riabilitazione. Si rischia così di subire oltre che il danno, anche la beffa: “a chi potranno rivolgersi le famiglie per garantire la riabilitazione ai propri figli, se si verificherà la paventata chiusura?”
Tutti noi comprendiamo il grave momento di difficoltà economica che sta vivendo il Paese ed in particolare la Regione Calabria; tutti noi siamo consapevoli che qualcosa dovrà cambiare; proprio per questo chiediamo che nell’elenco delle priorità di ogni Amministrazione Pubblica, i temi della disabilità e dei servizi ad essa connessi, occupino uno dei primi posti.
Dare piena attuazione alla normativa esistente e, fino a quando questo non sarà possibile, dare garanzie per il futuro alle strutture, che attualmente dei disabili si occupano, ci sembra possibile oltre che doveroso.
Per trovare una soluzione basta volerla cercare, senza trincerarsi dietro quello che sembra essere il nuovo tormentone dell’imminente estate calabrese: SOLDI NON CE NE SONO!!!
Questa Associazione, nel rinnovare la solidarietà e la stima per chi opera presso i centri di riabilitazione, ricorda a tutti che: “ogni essere umano ha diritto di vivere una vita dignitosa; parimenti, la persona disabile, ha diritto ad interventi sociali adeguati alle proprie necessità”.
Confidando di ricevere la massima attenzione e la massima disponibilità per la risoluzione dei problemi sottoposti alla Vs. attenzione, invio distinti saluti.
f.to
Il Presidente
(Ivano FILARDI)