Operazione Riconquista. I dettagli, i nomi e le foto degli arrestati

di Fabio Papalia

Gioia Tauro. I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, unitamente a unità cinofile e ai militari dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria, hanno eseguito questa mattina 7 delle 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip presso il Tribunale di Palmi, su richiesta della Procura di Palmi, nei confronti di altrettante persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al furto, favoreggiamento personale, porto e detenzione di armi e spaccio di sostanze stupefacenti.

Il quartiere “Ciambra”: vomita perfino il cane antidroga dei Carabinieri.
L’operazione, denominata “Riconquista” ha visto come teatro un noto quartiere degradato, quasi tutti gli arrestati infatti abitano lì. Descrivere il quartiere Ciambra, a Gioia Tauro, come una “cloaca” è riduttivo. Un lembo di terra, contornato da alloggi popolari, dove vivono in condizioni igienico sanitarie inesistenti un numero variabile di appartenenti alla comunità Rom. Quindici persone a dividere un appartamento con 4 capre e 2 cani: questa è una delle realtà del quartiere.
Questa mattina, durante le operazioni di perquisizione, ne ha fatto le spese perfino un cane antidroga delle unità cinofile dei Carabinieri. Il povero animale si è trovato davanti uno spettacolo raccapricciante anche per una bestia, il suo stomaco non ha retto l’impatto.

Le indagini.
L’attività investigativa trae origine da un’autonoma attività info-investigativa della Compagnia di Gioia Tauro, diretta dal capitano Ivan Boracchia, in relazione alle tensioni sorte tra il clan Bellocco e la comunità Rom di Rosarno, per contrastanti interessi criminali, culminate nel duplice omicidio di due giovanissimi Rom, avvenuto nei pressi di Scilla il 15 luglio 2009.
L’intensa attività investigativa ha consentito di accertare numerosi eventi criminosi perpetrati dagli indagati e da altri complici in corso di identificazione, nella Piana di Gioia Tauro, nella provincia di Reggio Calabria ed in altre località della Calabria.

Il “cavallo di ritorno”
Secondo quanto emerso dalle indagini, protrattesi per oltre un anno con il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, gli indagati, tutti appartenenti alla comunità Rom di Gioia Tauro, si sarebbero resi responsabili di numerosi furti di automobili, mezzi d’opera, ed automezzi pesanti che, senza il tempestivo intervento dei Carabinieri, sarebbero stati restituiti ai proprietari dietro pagamento di un riscatto – l’estorsione con il noto metodo del “cavallo di ritorno” – oppure avviati al circuito della ricettazione o del riciclaggio presso compiacenti meccanici e carrozzieri della Piana di Gioia Tauro. Il listino del “cavallo di ritorno” andava da un minimo di 2 mila euro per riottenere un’autovettura di classe media, come una Volkswagen, a diverse migliaia di euro, anche 7 mila euro, per riavere un mezzo pesante.

Due imprenditori denunciati per favoreggiamento, hanno rifiutato di collaborare.
Due imprenditori di Reggio Calabria, operanti entrambi nel settore edilizio, sono stati denunciati a piede libero dai Carabinieri per favoreggiamento personale. Nonostante le prove schiaccianti raccolte dall’Arma, che documentano come i due imprenditori fossero stati ricattati dall’organizzazione criminale dei Rom, entrambi invitati a collaborare alle indagini hanno rifiutato di fornire qualsiasi elemento utile, negando perfino l’evidenza. Una circostanza che ha rattristato il procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo, che questa mattina ha partecipato alla conferenza stampa presso il Comando provinciale, alla presenza del comandante provinciale colonnello Pasquale Angelosanto, del comandante del reparto operativo, tenente colonnello Carlo Pieroni, del comandante della Compagnia di Gioia Tauro, capitano Ivan Boracchia, coadiuvato dai tenenti Stefano Santuccio e Gianluca Ceccagnoli.
Un rifiuto di collaborare che la dice lunga sull’ombra di omertà che, nonostante i tanto sbandierati “protocolli di legalità” firmati e pubblicizzati ai quattro venti, continua ad annebbiare la coscienza civile anche di coloro che non hanno nulla a che fare con le organizzazioni criminali.

Armi e droga.
Alcuni degli indagati sono inoltre accusati di aver gestito un fiorente traffico di stupefacenti, specie di cocaina. Nel corso delle indagini sono state anche sequestrati due fucili da caccia cal. 12, uno dei quali con canne mozze, rubati nel 2002 in provincia di Reggio Calabria.

Gli arrestati (delle dodici persone indagate, 7 sono state arrestate, mentre 5 sono irreperibili e attivamente ricercate):

  1. Alessandro Amato, 26 anni, nato a Gioia Tauro, nullafacente;
  2. Armando Amato, 59 anni, nato a Vibo Valentia e residente a Gioia Tauro, nullafacente;
  3. Cosimo Amato, 49 anni, nato a Reggio Calabria e residente a Gioia Tauro, nullafacente;
  4. Enzo Bevilacqua, 26 anni, nato a Taurianova e residente a Gioia Tauro, considerato il capo dell’organizzazione criminale;
  5. Lucia Bevilacqua, 56 anni, nata a Taurianova e residente a Gioia Tauro, nullafacente;
  6. Pietro Catalano, 28 anni, nato a Cinquefrondi e residente a Gioia Tauro, incensurato, carrozziere;
  7. Giuseppe Tibullo, 36 anni, nato e residente a Polistena, incensurato, meccanico.
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