Cosenza. Amministrazione comunale e Università della Calabria pensano ad una scuola di lingua e cultura italiana nel centro storico di Cosenza. Dopo una breve fase interlocutoria, questa mattina il primo tavolo operativo nella sede del settore cultura a Santa Lucia. L’iniziativa coinvolge due assessorati, alle Politiche educative ed ai Rapporti con l’Università, con Franco Napoli, al Turismo e Centro storico, con Marco Ambrogio. Sul fronte accademico il progetto è veicolato dal professor Francesco Altimari, Direttore del Dipartimento di linguistica dell’ateneo di Arcavacata, affiancato da Anna De Marco, ricercatrice del dipartimento di filosofia e docente di didattica delle lingue straniere, Eugenia Mascherpa, collaboratrice, esperta linguistica di italiano, Rossella Pugliese, ricercatrice al dipartimento di linguistica di lingua e traduzione tedesca; la borsista FIRB, Maria Grazia Palumbo. In gioco anche l’Ufficio tirocini formativi della facoltà di Lettere e filosofia, che sarà attivamente coinvolta e presente nell’occasione con la responsabile Fiorenza Gonzales. Un bel gruppo di lavoro, dunque, per dare corpo e sostanza ad una idea che è già ben delineata nella forma, assegnando al Comune di Cosenza il compito di fornire la sede attrezzata e all’Università, ovviamente, la didattica. Per gli assessori Ambrogio e Napoli, un’opportunità importante sul piano dell’offerta di un servizio formativo rispetto al quale c’è una grande richiesta, così come sul piano turistico dove, sull’esempio di esperienze simili nel sud Italia, ma anche in altre zone della Calabria (si pensi a Tropea), la ricaduta sui flussi turistici è di non poco conto e si traduce anche in una efficace destagionalizzazione. Una scorsa alla bozza di progetto consente di vederlo già nella sua struttura, divisa tra corsi invernali e corsi estivi della durata di 40 ore. Durante l’inverno l’utenza è quella, numerosa, degli studenti che sono già presenti in ateneo – ad esempio quelli del progetto Socrates – e che manifestano l’esigenza di conciliare il loro iter di studio universitario con l’approfondimento della lingua italiana. Ma si pensa anche ai tanti residenti stranieri che popolano, in particolare, quel corposo mondo fatto di badanti, piuttosto che di commercio, aperto all’apprendimento della lingua e della cultura del paese che li integra. Nella summer school, alle lezioni frontali si affiancano anche laboratori, attività culturali e una conoscenza del territorio anche dal punto di vista turistico, dunque, nelle sue risorse sia naturali che culturali, con un’infinita possibilità di modulare questa offerta collaterale in base alle esigenze del gruppo. In estate non sfugge poi quella notevole quantità di giovani, cosiddetti italiani di ritorno, figli di emigrati che parlano un italiano ibrido, ben disposti a perfezionarsi nella loro lingua d’origine. Sul fronte dei tirocini formativi, una scuola di lingua e cultura italiana spalanca le porte a molte opportunità, in particolare nel settore della traduzione ed interpretariato. Idee chiare, dunque, dalle quali ora si attiveranno le procedure formali, contestualmente ad una rapida ricognizione delle strutture – rigorosamente in centro storico – per individuare quella che meglio può rispondere alle esigenze della scuola.
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