Mafia. La Guardia di Finanza di Palermo confisca 11 milioni di euro a “Cosa nostra”

Palermo. Il Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione del provvedimento ablativo emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, ha confiscato, in provincia di Palermo, beni mobili, immobili, disponibilità finanziarie e aziende per un valore complessivo di 11 milioni di euro, in pregiudizio di esponenti di spicco e fiancheggiatori di “cosa nostra” operanti sul territorio di Palermo.
L’operazione riguarda la confisca operata in seguito al decreto n. 204/99 R.M.P. del 29/03/2010, nei confronti dei fratelli Vito Galatolo (cl. ’32) e Gaetano Galatolo (cl. ’39) i quali sono stati indicati da diversi collaboratori di giustizia come soggetti organici a “cosa nostra” e, più specificamente, intranei alla “famiglia” mafiosa di Palermo – Acquasanta.
Gli stessi, nel tempo, hanno acquisito man mano ruoli sempre più verticistici, sino a raggiungere la correggenza del mandamento e l’assoluto dominio su tutte le attività economiche dell’indotto dei cantieri navali di Palermo.
Vito Galatolo (di 78 anni) è stato definitivamente condannato – con sentenza del 15.01.2000 della Corte di Assise di Palermo, divenuta irrevocabile il 23.09.2002 – alla pena di 7 anni di reclusione, per i delitti di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.) ed illecita concorrenza con minaccia o violenza (art. 513 bis c.p.).
Gaetano Galatolo (di 71 anni) è stato condannato alla pena di 6 anni di reclusione, per il delitto di estorsione (art. 629 c.p.), in quanto già dal 1994 collaborava col noto esponente mafioso Pino Guastalla all’attività estorsiva organizzata nel mandamento di Palermo – Resuttana.
Il provvedimento ablativo ha riguardato, inoltre, Angelo Fontana (di 47 anni), nipote dei fratelli Galatolo, il quale già nel 1989 veniva segnalato dall’F.B.I. come trafficante internazionale di sostanze stupefacenti ed associato mafioso unitamente al noto boss John Galatolo.
Vari collaboratori di giustizia lo hanno indicato come temuto killer della “famiglia” mafiosa di Palermo – Acquasanta, riconoscendolo ed accusandolo di essere uno degli autori dell’omicidio di Francesco Paolo Gaeta. Nel 1992 trascorreva un periodo di latitanza negli U.S.A., sottraendosi alla custodia cautelare emessa a suo carico per l’omicidio Gaeta.
In data 12.07.1997 veniva raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al controllo degli appalti pubblici, in relazione alle commissioni di lavoro assegnate ad imprese compiacenti specializzate in lavori marittimi presso i cantieri navali di Palermo, nonché per i delitti di estorsione ed omicidio.
Con sentenza del 15.01.2000 – divenuta irrevocabile il 23.09.2000 – la Corte di Assise di Palermo condannava lo stesso Angelo Fontana (cl. ’63) alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno per mesi sei, per i delitti di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.), omicidio (art. 575 c.p.) e detenzione illegale di armi e munizioni (art. 697 c.p.).
In atto, risulta sottoposto al programma di protezione quale collaboratore di giustizia.
Colpito dalla confisca anche Angelo Galatolo (di 44 anni) il quale è stato indicato da vari collaboratori di giustizia come uomo d’onore della “famiglia” mafiosa di Palermo – Acquasanta, riferendo che lo stesso trafficava in sostanze stupefacenti e chiamandolo in correità per gli omicidi di Francesco Paolo Gaeta ed Agostino Onorato.
In data 25.09.1994, il gip presso il Tribunale di Venezia gli applicava la misura cautelare in carcere per i delitti di rapina, sequestro di persona e porto abusivo di armi. In data 12.07.1997, veniva raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i delitti di associazione a delinquere finalizzata al controllo degli appalti pubblici, in relazione alle commissioni di lavoro assegnate ad imprese compiacenti specializzate in lavori marittimi presso i cantieri navali di Palermo, nonché per gli omicidi di Francesco Paolo Gaeta e Agostino Noto. Infine, in data 09.12.1997, il gip presso il Tribunale di Caltanissetta gli applicava un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di strage e detenzione illegale di materiale esplosivo, fatti commessi in Palermo il 21.06.1989 in danno del giudice Giovanni Falcone; per quest’ultimo fatto veniva definitivamente condannato alla pena di anni tredici di reclusione.
Da ultimo, destinatario del provvedimento è stato Angelo Galatolo (di 40 anni), figlio di Gaetano (cl.’39), il quale è stato indicato da vari collaboratori di giustizia come reggente della “famiglia” mafiosa di Palermo – Acquasanta in assenza dei “capi-famiglia” detenuti – dedito, in particolare, alla riscossione delle estorsioni, nonché alla gestione dei relativi proventi illeciti. In data 14.06.2002 è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il delitto di estorsione (art. 629 c.p.).

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