di Domenico Grillone
Reggio Calabria. Famiglie disperate, spesso senza alcuna via d’uscita. Ed una crisi economica, a dispetto dei tanti messaggi rassicuranti, che ogni giorno miete vittime mute, incapaci di chiedere aiuto o che forse preferiscono viversi interiormente il proprio dramma per una sorta di pudore e vergogna che vieta loro di mettere in piazza uno stato di necessità che porta inevitabilmente alla prostrazione più assoluta. Questa volta a vincere timori e ritrosie per una situazione veramente emblematica di una povertà indotta da elementi del tutto simili ad altre famiglie reggine è un reggino che non fa mistero della sua oggettiva disperazione, fotografando una realtà, quella della propria famiglia, che dovrebbe far riflettere più d’uno riguardo alcuni valori universali che di solito, in una società occidentale, dovrebbero regolare la vita in un contesto sociale che si pensa essere vicino ai più deboli o a chi soffre. Ma che invece rivela ancora una volta indifferenza e cinismo.
Una lettera che potrebbe servire a tutti quegli pseudo intellettuali, di destra e sinistra, pronti a dissertare delle cose più inutili e assurde o, peggio ancora, riempirsi la bocca di concetti filosofici o di riflessioni sul sesso degli angeli, quando nella propria città, magari a poche centinaia di metri dalla propria abitazione, qualcuno grida tutta la sua disperazione e quella dei suoi familiari perché non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, convivendo con l’angoscia di ritrovarsi da un momento all’altro qualcuno che pignora le poche cose rimaste in casa e con il desiderio di chiudere gli occhi per sempre perché incapace di sopportare una simile situazione.
Riportiamo integralmente la lettera inviata a Newz, omettendo soltanto il recapito telefonico e i dati anagrafici del mittente, nella speranza che esista qualcuno che possa far sorridere alla vita un intero nucleo familiare ridotto alla disperazione. Chiunque volesse offrire un aiuto concreto può mettersi in contatto tramite la nostra Redazione all’indirizzo staff@newz.it
“Spero che quanto sto per scrivere possa servire a essere aiutati in modo veramente serio. Sono un figlio disperato, senza lavoro e con una invalidità che per giunta mi è stata sospesa da gennaio dal momento che ancora non sono stato chiamato a revisione per un errore riguardo la corrispondenza postale. E adesso dovrò aspettare la visita ancora chissà quanto tempo. Ma il fatto molto più grave è che da sette mesi mia madre non percepisce lo stipendio da parte delle sua azienda che è una casa di cura, e come lei tutto il personale. Siamo arrivati alla disperazione, stanno per venire a pignorarci tutto quello che abbiamo perché non riusciamo da sei mesi a pagare i nostri debiti che purtroppo abbiamo fatto per andare avanti. Mia mamma è caduta in depressione, non abbiamo i soldi per le medicine, per comprare un po’ di spesa, siamo sotto la minaccia delle agenzie alle quali dovevamo rimborsare il finanziamento fatto, gli interessi stanno superando il debito effettivo. Mio padre è una persona molto malata, come posso sopportare di vedere la persona che mi ha messo al mondo tutti i giorni piangere dalla mattina alla sera, lamentarsi anche per i problemi fisici e non avere nemmeno soldi per le medicine? Vi invito a venire a trovarci a casa nostra, vi farò vedere anche la documentazione vera di quello che sto dichiarando e anche per rendervi conto della nostra condizione di vita che si è costruita in questo tempo, con pochissimi soldi ma guadagnati onestamente. Spero in un vostro intervento che ci possa aiutare a far sì che le istituzioni si muovano verso noi famiglie disperate, e non pensino solo alle loro tavole piene di lussi ma anche alla pancia di chi sta veramente morendo di fame. E’ vergognoso nel 2010 patire la fame, dopo che grazie a persone oneste come noi loro si sono fatti ricchi. Vorremmo solo quello che ci spetta, ne più ne meno. Dimenticavo… anche oggi a mezzogiorno non ho mangiato per risparmiare qualcosa per la sera. Non ci possiamo permettere di mangiare due volte al giorno. Grazie”.