Palermo. Mafia: Guardia di Finanza sequestra beni a “cosa nostra” per 3 milioni di euro

Palermo. I Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, in esecuzione di tre diversi provvedimenti ablativi emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, hanno sequestrato beni mobili, immobili, aziende e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, in pregiudizio di esponenti di spicco e fiancheggiatori di “cosa nostra” operanti sul territorio di Palermo.
Le indagini economico-patrimoniali, coordinate dal Procuratore Aggiunto R. Scarpinato, sono state esperite dal Gico del Nucleo Polizia Tributaria, ponendo ripetutamente in essere attività tipiche di polizia giudiziaria, quali servizi di osservazione controllo e pedinamento, analisi provvedimenti magistratuali, esame dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed altro ancora.
I provvedimenti ablativi hanno riguardato tutti fiancheggiatori dei noti mafiosi ed ex latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che erano fino a qualche tempo fa i reggenti dell’importante mandamento di San Lorenzo.
Nel corso delle investigazioni esperite, inconfutabilmente, è stato acclarato che i beni sottoposti a sequestro costituiscono il frutto dell’attività – imprenditoriale e non – svolta dai proposti utilizzando risorse illecite dello stesso sodalizio mafioso, di cui – in ogni caso – ne hanno perseguito i fini illeciti.
In alcuni casi, poi, interfacciando i dati emersi a seguito della complessa analisi contabile e bancaria esperita, con quelli acquisiti a seguito di rilevamenti e comparazioni di compravendite mobiliari, immobiliari e societarie, sono state disvelate anche delle fittizie intestazioni di beni, riuscendo a risalire agli effettivi titolari, risultati legati strettamente al noto boss Sandro Lo Piccolo.
I destinatari dei tre provvedimenti – Tommaso Contino, Tommaso Macchiarella e Giovanni Cusimano – sono stati tutti tratti in arresto in esecuzione dell’ ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 38/08 R.G.N.R. DDA – 457/08 R.G. G.I.P. emessa in data 21.03.2008 dal Gip presso il Tribunale di Palermo nell’ambito dell’operazione di polizia convenzionalmente denominata “Addio Pizzo 2”, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, della violazione agli artt. 416 bis, 628 c.p., 629 c.p. ed altri reati.

I beni sequestrati, distinti per singolo proposto, sono i seguenti:

1. Tommaso Contino, di 49 anni, nato a Palermo.

Destinatario dell’ordinanza di custodia cautlare in carcere nr. 38/08 R.G.N.R. e nr. 457/08 R.G. G.I.P. emessa in data 21.03.2008 dal Gip presso il Tribunale di Palermo, nell’ambito dell’operazione di polizia convenzionalmente denominata “Addio Pizzo 2”, con l’accusa di associazione mafiosa, in quanto ritenuto organico alle famiglie di “Tommaso Natale” e “Partanna-Mondello”, per le quali si occupava della riscossione del pizzo. E’ accusato, inoltre, con Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di estorsione aggravata e continuata ai danni della società che gestisce la discoteca Scalea Club, di Via Faraone 2, di proprietà della società Pringess Scalea Club, agendo su richiesta dei Lo Piccolo.
La sua caratura criminale emerge già nitidamente nel processo San Lorenzo 1: in quel caso Masino Contino, viene ripetutamente citato nelle intercettazioni tra Giovanni Cusimano ed il figlio Cosimo, dalle quali si evince che lo stesso Contino viene spesso incaricato di gestire e piazzare armi. Di lui, intorno alla fine degli anni 90, parlano anche i pentiti Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante, il primo uomo d’onore della famiglia di Partanna Mondello (di cui è stato anche reggente per un periodo), ed il secondo della famiglia di san Lorenzo.
I collaboratori di giustizia Franzese e Nuccio, riferiscono come dopo gli arresti effettuati nell’ambito dell’operazione “Occidente”, Contino, che all’epoca deteneva la contabilità e la cassa della famiglia mafiosa di Partanna-Mondello, si era temporaneamente allontanato dalla sua primaria attività – la raccolta del pizzo – perché temeva di essere sotto osservazione.
Proprio questa elevata capacità di percezione del pericolo da parte del Contino, che lo induceva in alcuni particolari momenti storici a rallentare la propria attività fino a fermarsi, ha reso particolarmente difficoltosa la ricostruzione di tutto il patrimonio a lui riconducibile, richiedendo l’impegno di non poche risorse investigative.

Nei suoi confronti sono stati sequestrati i sotto indicati beni:

  1. Una quota societaria del valore di € 12.000,00 della J Costruzioni Sas di Contino Gaspare, con sede in Monsummano Terme (PT);
  2. Un libretto a risparmio;
  3. Un conto corrente postale;
  4. Un conto corrente bancario;
  5. Due polizze assicurative;
  6. Una autovettura Lancia Y, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 6.400,00;
  7. Un motociclo Yamaha T Max, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 5.000,00;

il valore complessivo stimato dei suddetti beni ammonta a 330 mila euro circa.

2. Tommaso Macchiarella, 56enne nato a Palermo.

Destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 38/08 R.G.N.R. e nr. 457/08 R.G. G.I.P. emessa in data 21.03.2008 dal Gip presso il Tribunale di Palermo, nell’ambito dell’operazione di polizia convenzionalmente denominata “Addio Pizzo 2”, con l’accusa di associazione mafiosa e di aver contribuito alle attività di “cosa nostra” collaborando con Antonino Mancuso, reggente della famiglia di Partanna Mondello, nella gestione delle estorsioni, nonché per essersi intestato mezzi in realtà di proprietà di Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Inoltre, in concorso con Nino Mancuso, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, e Salvatore Davì, Macchiarella è accusato anche di estorsione aggravata e continuata, per avere, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante violenza e minaccia derivanti dallo loro appartenenza all’organizzazione mafiosa cosa nostra, costretto Carlo Razzanelli, titolare insieme al fratello della società Hidratite srl, a versare una somma di denaro quale messa a posto. Proprio Carlo Razzanelli, convocato in Questura, ha confermato che dal 2004 e fino al ferragosto 2007 aveva consegnato 6000 euro l’anno in tre rate da 2000 euro ciascuno a Macchiarella, suo cliente e titolare della ditta “FiMat”.
La fittizia attribuzione di disponibilità di denaro, beni ed altra utilità in realtà riconducibili ai Lo Piccolo, al solo fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, hanno di fatto reso estremamente difficoltosa ed ardua l’attività di ricostruzione di tutto il suo patrimonio, obbligando gli uomini del Gico in estenuanti ed elaborate analisi finanziarie e contabili.

Nei suoi confronti sono stati sequestrati i sotto indicati beni:

  1. quota societaria del valore di € 24.545,45 della FI.MA.T. srl con sede in Palermo, via Polibio n. 2;
  2. Un immobile ubicato in via spina santa del comune di Palermo, per un valore stimabile pari ad euro 750.000,00;
  3. Una autovettura Mercedes per un valore stimabile pari ad € 17.000,00;

il valore complessivo stimato dei suddetti beni ammonta a 800.000,00 euro circa;

3.  Giovanni Cusimano, 69enne nato a Palermo.

Zio della moglie di Salvatore Lo Piccolo è accusato, nonostante l’età, di avere fatto parte attivamente di cosa nostra, ed in particolare della famiglia mafiosa di “Tommaso Natale”, di avere riscosso il pizzo in numerose attività commerciali, ricevuto la cosiddetta “mesata”, e di essersi occupato personalmente dell’estorsione ai danni della società commerciale “Fabbrica delle Idee” di Via Faraone, costringendo il titolare sia a versare delle somme a titolo di “messa a posto” per la gestione dell’attività commerciale, che ad assumere determinati dipendenti presso la stessa azienda, agendo su richiesta diretta di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, ai quali veniva rendicontata l’attività estorsiva. Per tale condotta è stato anch’egli destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 38/08 R.G.N.R. e nr. 457/08 R.G. G.I.P. emessa in data 21.03.2008 dal Gip presso il Tribunale di Palermo, nell’ambito dell’operazione di polizia convenzionalmente denominata “Addio Pizzo 2”.
La sua figura veniva delineata dai pentiti già una decina di anni fa. Parlando di lui Isidoro Cracolici, riferiva che … “pur non essendo uomo d’onore, era uno che sapeva tutte le situazioni meglio di chiunque altro. Inoltre aveva perso un fratello, scomparso per “lupara bianca”, e nonostante ciò non ha mia chiesto spiegazioni all’interno dell’organizzazione, per non creare scompiglio”…

Nei suoi confronti sono stati sequestrati i sotto indicati beni:

  1. Un fabbricato ubicato in Via Cardillo nr. 10 del Comune di Palermo, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 850.000,00;
  2. Un fabbricato ubicato in Via Cardillo nr. 73/B del Comune di Palermo, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 250.000,00;
  3. Un villino ubicato in Via Cardillo – Villa Gardenia nr. 21 del Comune di Palermo, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 450.000,00;
  4. Un appartamento ubicato in Via Baglio Monti nr. 16/17, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 350.000,00;
  5. Un’autovettura Volkswagen Golf, per un valore complessivo stimabile pari ad euro 5.000,00;

il valore complessivo stimato dei suddetti beni ammonta a 1,9 milioni di euro circa.

I beni complessivamente sottoposti a sequestro possono essere così riepilogati:

Nel complesso, quanto sequestrato ammonta a 3 milioni di euro.

Exit mobile version