Chizzoniti presenta un esposto alla Procura contro Rappoccio, lo accusa di voto di scambio. La replica: «Ristabilire verità»

Reggio Calabria. Aurelio Chizzoniti, il presidente del Consiglio Comunale della Città di Reggio Calabria, sferra un attacco durissimo al consigliere regionale Antonio Rappoccio. Un attacco che non si limita alla sola sfera politica, ma che prosegue anche sul piano giudiziario, in quanto Chizzoniti ha presentato un esposto contro il consigliere regionale.
Associazione per delinquere, voto di scambio, millantato credito, truffa ed altro sono le ipotesi di reato demandate alle “Superiori valutazioni tecniche” delle Procure della Repubblica di Reggio, Palmi e Locri in ordine al successo elettorale di Antonio Rappoccio, eletto al Consiglio Regionale nella lista “Insieme per la Calabria” in quota Pri. Lo ha ufficialmente comunicato questa mattina nel corso di una conferenza stampa a Palazzo San Giorgio il primo dei non eletti nella stessa lista, l’avv. Aurelio Chizzoniti.
Chizzoniti ha annunciato la presentazione di un voluminoso dossier, in merito a un bando indetto dall’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria per selezionare 59 operai per l’Azienda Forestale Regionale, accusando altresì il neo consigliere regionale Rappoccio di essersi impegnato da quasi due anni a selezionare attraverso talune società e cooperative che sarebbero riconducibili allo stesso consigliere circa 400 lavoratori “per conto di una fantomatica multinazionale del fotovoltaico il cui nome ancora oggi nessuno conosce”. Una selezione che Chizzoniti bolla come “elettoralistica”.
Ma non è tutto. Chizzoniti rivela ancora di pagamenti di quote associative a cooperative inattive alla data odierna finalizzate all’assunzione in società e fabbriche, «mentre – incalza Chizzoniti – l’unica cosa certa è che dopo circa due anni di iniziative occupazionali nessun disperato disoccupato è stato assunto».
Sul versante istruttorio Chizzoniti ha chiesto il sequestro del conto corrente postale acceso dall’Alicante, la società «dove sono confluite le quote degli aspiranti ad un posto di lavoro che vivono quotidianamente il dramma della disoccupazione». È stato altresì chiesto il sequestro di numerosi contratti telefonici di utenze fisse e mobili nonché di atti e documenti. L’esponente politico ha annunciato di avere indicato alla magistratura circa 40 testimoni alcuni dei quali, spiega, avrebbero  già rilasciato dichiarazioni ad un investigatore privato officiato dallo stesso avv. Chizzoniti esibendo anche le ricevute postali dei versamenti effettuati, le lettere di convocazione, bigliettini senza firma per il differimento di prove orali e tantissimi altri documenti che, si dice certo Chizzoniti, saranno utili alle indagini.
Spicca fra le testimonianze richieste quella del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria che sarebbe stato chiamato in causa in ordine ad una denuncia verbale da parte dei vertici burocratici dell’Amministrazione Provinciale reggina afferente le migliaia di domande dichiarate inammissibili dai Centri per l’Impiego della Provincia di Reggio Calabria in relazione ad un concorso dalla stessa indetto nel cui contesto sarebbero state dichiarate inammissibili migliaia di domande per dichiarazioni mendaci o produzione di false certificazioni. Secondo Chizzoniti non è stato rispettato l’obbligo di denuncia scritta di cui all’art. 331 c.p.
Ovviamente fin qui la versione di Chizzoniti; sarà la Procura, adesso, a valutare l’esposto dell’esponente Pri.

Antonio Rappoccio

La replica di Antonio Rappoccio, intanto, è giunta a breve giro di posta. Il consigliere regionale ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Vengo a conoscenza di una conferenza stampa tenutasi stamani a Palazzo San Giorgio dal presidente del Consiglio Comunale avv. Aurelio Chizzoniti e delle dichiarazioni fatte dallo stesso contro la mia persona e la mia moralità. Intendo sottolineare che tutto ciò non mi consente di lavorare serenamente. Voglio inoltre ricordare che bisogna accettare le scelte degli elettori e che le gogne mediatiche non fanno bene a nessuno e non portano da nessuna parte. Comunico altresì che darò mandato ai miei legali affinché si possa ristabilire la verità in modo inequivocabile ed in maniera tale che si possano dissipare dubbi sulla mia persona, mettendomi a disposizione dell’autorità giudiziaria, ove fosse necessario, per tutti i chiarimenti in merito alla vicenda in oggetto. Tenendo conto che bisogna avere sempre rispetto delle scelte del popolo non dimenticando mai che il valore di una persona si misura nella qualità delle sue azioni”.

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