Messina. Il 24 giugno 2010, il Tribunale di Messina – Collegio delle Misure di prevenzione – in accoglimento di una precedente proposta del Direttore delle Direzione Investigativa Antimafia, generale Antonio Girone, ha disposto la confisca dei beni, per un valore di oltre 50 milioni di euro, a carico dei fratelli Pellegrino, ritenuti elementi di vertice del gruppo criminale affiliato al clan mafioso di Giacomo Spartà, operante nella zona sud della città dello Stretto.
Il provvedimento del Tribunale peloritano prende le mosse da un’articolata attività di investigazione patrimoniale, portata aventi dalla Dia di Messina in sinergia con la locale Direzione Distrettuale Antimafia sotto il coordinamento del Procuratore capo Guido Lo Forte, che già un anno fa aveva condotto al sequestro dell’ingente patrimonio nella disponibilità dei fratelli, imprenditori edili, Nicola Pellegrino, 48 enne, e Domenico Pellegrino, 40enne, di Messina.
Dalle attività investigative condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia è emerso un grave quadro indiziario a carico dei fratelli Pellegrino, i quali, sfruttando la loro partecipazione alle associazioni di stampo mafioso capeggiate fino al 1993, da Luigi Sparacio e, successivamente, da Giacomo Spartà, si sono affermati, in regime quasi monopolistico, sul locale mercato della produzione e distribuzione di calcestruzzo e movimento terra, alterando gli ordinari meccanismi del mercato.
Dal punti di vista soggettivo, gli elementi valorizzati dal Tribunale, oltre alle convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed alle risultanze di indagini di polizia giudiziaria eseguite dalla stessa Dia hanno riguardato, per quanto attiene Nicola Pellegrino, le passate condanne, tra l’altro, per associazione mafiosa nonché il suo coinvolgimento in indagini in materia di criminalità organizzata e, relativamente a Domenico Pellegrino, la sua figura di alter ego del fratello.
Dalle risultanze dell’attività di investigazione patrimoniale, condivise dai giudici della città dello Stretto, è emersa l’illecita provenienza dei beni nella loro disponibilità, atteso che gli investimenti compiuti dai proposti non sono riconducibili ad attività lecite documentabili dai redditi ufficialmente dichiarati.
Nel corso delle indagini, gli agenti della Dia hanno, tra l’altro, scoperto gravi irregolarità legate alle stesse forniture di calcestruzzo, in molti casi erogato in misura inferiore rispetto al previsto.
Complessivamente, la confisca disposta dal Tribunale ha riguardato le quote sociali (e relativo compendio aziendale) di 5 società, con volumi di affari plurimilionari, appartamenti, una lussuosa villa, terreni, automezzi, polizze assicurative e disponibilità bancarie per un valore di mercato di oltre 50 milioni di euro.
A carico degli stessi fratelli Pellegrino è stata altresì disposta – in considerazione dell’attuale loro pericolosità sociale – la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza (Messina) per la durata di 3 anni.
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