Locri (Reggio Calabria). Alla fine, gli imprenditori della Locride hanno deciso di sbottonarsi la “cravatta” degli usurai, e hanno vuotato il sacco. L’operazione condotta oggi dai Carabinieri, infatti, è la naturale prosecuzione dell’operazione Shark (squalo letteralmente, che tradotto dal gergo newyorkese significa usuraio, “cravattaro”). Dopo avere inciso nel cancro dell’usura con la prima operazione, carabinieri e procura si sono guadagnati la fiducia delle tante vittime che allora erano rimaste in silenzio, e che dopo quel risultato, tangibile segno dell’impegno concreto dello Stato, questa volta si sono rivolti agli investigatori denunciando anni e anni di soprusi.
Nelle prime ore di oggi personale del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Locri, diretto dal maggiore Alessandro Mucci con il coordinamento del colonnello Valerio Giardina, ha dato esecuzione a Locri e Melito Porto Salvo (RC) a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria a carico di 6 soggetti a vario titolo indagati per associazione di tipo mafioso, usura, frode in esecuzione di contratto d’appalto, truffa aggravata, intestazione fittizia di beni, con l’aggravante dell’art.7 L.203/1991, avendo agito per favorire l’associazione di tipo mafioso di riferimento, la cosca Cordì. Inoltre, nel corso della medesima operazione è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo di un’impresa commerciale di compravendita auto-motoveicoli usati e relativo patrimonio aziendale, comprensivo di 17 tra autovetture e motocicli, con sede in Melito Porto Salvo (RC) e riconducibile al contesto associativo indagato; e alla notifica, nei confronti di 37 indagati nell’ambito del medesimo procedimento penale degli avvisi di conclusione indagini e contestuale informazione di garanzia ex art.415-bis c.p.p.
Operazione Giano: le indagini
L’operazione, nella cui fase esecutiva sono stati impegnati circa 70 Carabinieri del Comando Provinciale, diretto dal colonnello Pasquale Angelosanto, con il supporto di militari dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori “Calabria”, giunge all’esito di un’indagine (convenzionalmente denominata “Giano”) avviata nell’ottobre 2009, quale prosecuzione dell’attività investigativa denominata “Shark”, che nel settembre scorso aveva portato, con l’operazione Shark, all’esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di indagati per associazione di tipo mafioso (con l’aggravante dell’essere l’associazione armata) finalizzata alla commissione di una pluralità di reati, tra cui rapine, estorsioni, usura, esercizio abusivo del credito, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi ed altro, nonché al contestuale fermo del P.M. di altri 2 soggetti indiziati di essere “capi e promotori” del medesimo sodalizio mafioso ed al sequestro preventivo di una agenzia di mediazione immobiliare e di un esercizio commerciale, entrambi sedenti in Locri e riconducibili al contesto associativo indagato.
L’articolata attività d’indagine, coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Reggio Calabria Antonio De Bernardo e Marco Colamonaci, ha consentito di:
- realizzare un approfondito percorso investigativo, finalizzato alla completa disarticolazione del circuito usurario, parte del quale già aggredito con gli esiti dell’operazione “Shark”, ricostruendo gli attuali interessi criminali imputabili alla cosca Cordì, la cui esistenza sul territorio è un dato storico attestato nella sua valenza giudiziaria da sentenze passate in giudicato (processi “Primavera” e “Primavera 2”);
- svolgere una qualificata azione di contrasto nei confronti della suddetta compagine criminale, che ha evidenziato una costante ed elevata capacità aggressiva nei confronti delle componenti sociali ed istituzionali locali;
- individuare gli interessi economici, patrimoniali e societari riconducibili ad affiliati e loro prestanomi consentendo, all’esito dell’attività di accertamento, di colpire anche il settore del reimpiego dei capitali illecitamente accumulati, di vitale importanza per l’esistenza della stessa organizzazione.
Gli obiettivi investigativi sono stati perseguiti attraverso:
- l’effettuazione di intercettazione di conversazioni telefoniche ed ambientali nei confronti degli indagati;
- l’acquisizione di preziosi riscontri forniti dalle vittime dell’usura: a seguito, infatti, dell’esecuzione dei provvedimenti restrittivi del settembre 2009, basati anche sulle dichiarazioni rese da Rocco Rispoli e Luca Rodinò, altre vittime dell’attività usuraria hanno deciso di liberarsi dal giogo degli usurai e raccontare anni di soprusi e vessazioni subite;
- la coerente valutazione delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Vincenzo Marino.
I soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi sono:
- Cosimo Ruggia, di 35 anni, nato a Locri, indagato di aver fatto parte, con il grado di “sgarrista”, dell’associazione mafiosa denominata “Cosca Cordì”, operante in Locri e zone limitrofe;
- Gerardo Zucco, di 40 anni, nato a Locri, imprenditore; irreperibile
- Francesco Maiorana, di 32 anni, nato a Locri,
Tutti e tre indagati del reato di usura, commesso avvalendosi della capacità intimidatoria ed al fine di agevolare l’attività del sodalizio criminale di riferimento;
- Fabio Modafferi, di 32 anni, nato a Melito Porto Salvo (RC) di fatto domiciliato a Locri, indagato del reato di intestazione fittizia di beni;
- Antonio Tallura, di 45 anni, nato a Locri, in atto detenuto a Vibo Valentia;
- Francesco Tallura, di 48 anni, nato a Locri, in atto detenuto a Vibo Valentia;
Questi ultimi tre indagati dei reati di frode nell’esecuzione di contratto di appalto e truffa aggravata, con l’ulteriore aggravante di aver commesso i reati al fine di agevolare la cosca di riferimento.
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Il provvedimento di sequestro ha interessato l’impresa individuale di commercio autoveicoli usati “Auto Fashion” con sede legale a Melito Porto Salvo (RC), via Liguria n.11 ed unità operativa in Locri, e relativo patrimonio aziendale, costituito da 17 tra autovetture (14), perlopiù di grossa cilindrata, e motoveicoli (3), per un valore complessivo stimato in € 1.000.000,00 circa. Tra le autovetture sequestrate, figurano una Cadillac Limousine ed una Ferrari F360 Modena.