di Consuelo Nava*
Reggio Calabria. Oggi il PD calabrese ha un Commissario, a lui si affida il futuro di un partito di centro-sinistra che ha vissuto il suo dopo elezioni con uguale se non peggiore atteggiamento autolesionista, spesso inaccettabile dalla società civile nella dimostrazione di responsabilità politica ed istituzionale.
E quella società civile che al Sud vive la sua particolarissima condizione “di separata” rispetto all’economia, allo sviluppo ed alla giustizia ha dimostrato di essere opinione pubblica assai più avanti di ogni personalità e pseudorganismo di partito.
Il giudizio della gente ha gridato più forte dei nostri schiamazzi e liti di potere e ha bocciato la nostra politica di governo regionale, ma non solo…ha rifiutato l’idea di avere personaggi e personalismi che alcuna differenza hanno saputo fare quando si è dovuta prendere coscienza di una necessità indispensabile: il cambiamento per il miglioramento.
Nessuna analisi del voto sarebbe stata più adeguata di una presa di coscienza e conseguente capacità da parte degli eletti del PD di dire: “ancora grazie per il mandato affidatoci, adesso pensiamo al futuro: noi faremo l’opposizione al governo di centro-destra e voi preparate la democrazia del nostro partito!” Escludendo da quel “voi”, organismi consumati, ordini di partito obsoleti, epigoni rin-giovaniti, personaggi di quell’altra storia e dirigenti che hanno già operato, con successo o meno. Eppure ancora un mandato impegnativo è stato affidato a Consiglieri Regionali del PD, che troppo spesso pur nella consapevolezza di una incompatibile democrazia tra doveri istituzionali e ruoli di partito, avrebbero dovuto dimostrare di poter non meritare un commissariamento.
Ciò in questi mesi purtroppo non è avvenuto e le resistenze delle ultime ore evidenziano l’incapacità di fare i conti con se stessi e con il futuro della nostra terra.
Non abbiamo rilanciato sulla credibilità, sulla capacità di patti senza armi, ma abbiamo ancora giocato in luoghi di alta rappresentanza istituzionale, quale il Consiglio Regionale, a dimostrare debolezze, prese di posizione, incoerenze e alcuna migliore proposta di rilancio del Partito.
Un partito che in questi mesi ha atteso che pochi – “quei soliti pochi” si accordassero, un Partito uscito debole dalle elezioni, che avrebbe dovuto avere il suo Capogruppo prima ancora che i suoi rappresentanti nelle commissioni, un partito che avrebbe dovuto dimostrare di essere capace di individuare la via dell’alternativa e della proposta presso quella società civile che guarda, giudica, poi magari vota. Abbiamo mancato anche in questo e sempre per gli stessi soliti “pochi.”
Adesso abbiamo il Commissario Musi, illustre Parlamentare, mandato dal Segretario Nazionale Bersani, lo stesso che forse attendeva in qualche maniera uno scatto di responsabilità e di orgoglio ma anche una visione etica ed una dimostrazione democratica e cosciente da parte dei dirigenti del Partito Democratico Calabrese. Così non è stato, è così che abbiamo adesso il Commissario, a lui il compito di fare tutto ciò in cui si è dimostrato ampiamente e con i fatti di essere incapaci. Ogni resistenza è demagogica, pericolosa, ancora offensiva anche nei confronti di un elettorato di “minoranza” che attende un impegno, non attende di comprendere chi ancora ha potere nel poter esprimere la propria rappresentanza (area di partito) nella minoranza, ma attende la Calabria che non siamo riusciti a meglio rappresentare quando siamo stati al governo regionale.
Abbiamo la nostra città (Reggio Calabria) che ogni giorno perde l’occasione per un progetto di una politica normale per una classe dirigente non compromessa, abbiamo la necessità di rivendicare un’idea diversa dalla città del malaffare e degli attentati giornalieri, abbiamo la necessità di pensare ad un partito democratico utile per la gente.
Rivendico le mie dimissioni da segretaria cittadina del Partito Democratico di Reggio Calabria, per la mia voglia di pensare ad un futuro per il Partito in cui credo ancora, in una dimensione di rinnovamento della sua classe dirigente le cui sorti non dipendano più dalle decisioni e dagli scontri di quattro nomi ed affiliati.
Vorrei un partito che non assomigli ad un Barbapapà, in grado di assumere solo la forma di chi ne interpreta un potere istituzionale, politico e di pensiero, ma cosciente che senza quella società civile vigile e giudicante non può misurarsi su nulla, rischiando di perdere quel popolo democratico in una festa mai cominciata.
Mi sono dimessa, non ho preannunciato le dimissioni e poi chiesto la convocazione di un’assemblea cittadina, perché non intendevo dare ad una decisione personale politica, la forma del mio Barbapapà. Eppure non volevo essere commissariata senza nulla potere, sapendo che così sarebbe stato, per una storia preelettorale già vissuta.
Adesso attendo il Partito Democratico di cui non siamo stati capaci. Spero e mi auguro che il Commissario possa sentirsi utile cominciando da quel cambiamento politico necessario nel partito, mentre nelle Istituzioni i Consiglieri eletti possano lavorare per guadagnarsi di nuovo anche la minoranza. Il Commissario dovrà indicarci un possibilità per uscire da una situazione e da una crisi per cui forse anche i dirigenti più illustri non possiedono le misure giuste. Si distraggano i conflitti, si riconoscano le missioni di ognuno, si punti ad un partito dei volontari e della migliore rappresentanza produttiva, sociale, culturale, laica ed impegnata.
Per il resto c’è da lavorare “per un diritto di cittadinanza delle istanze urgenti in questa Italia offesa”, il Partito Democratico ha sfide grandi davanti ed in Calabria si tratta purtroppo di diritti e qualità della vita da rincorrere, difendere e ancora guadagnare. Per questo occorrono altri interpreti capaci di un’altra storia.
* ex Segretaria Cittadina del PD Reggio Calabria