Locri (Reggio Calabria). I carabinieri della Compagnia di Locri sono stati impegnati negli ultimi giorni a comprendere i contorni di una bruttissima storia di continue violenze sessuali su una minore di meno di quattordici anni, vittima per mesi di atti di pedofilia. A conclusione delle indagini, coordinate dalla Procura di Locri, pm Rosanna Sgueglia, è stata richiesta ed ottenuta l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due presunti protagonisti della turpe storia, indagati per “violenza sessuale su minore aggravata e continuata, in concorso” (artt. 81, 110 609bis e ter c.p.).
Con questa gravissima accusa, i carabinieri della Compagnia di Locri, in particolare quelli del Nucleo operativo e della Stazione di Siderno, hanno arrestato: l’operaio 36enne Rocco Cherubino, di Siderno, sposato e padre di una figlia; e la 70enne Carmela Quattrone, di Siderno, pregiudicata specifica, in quanto già condannata per violenza sessuale pluriaggravata su minori commessa nel 1999 in concorso anche col marito Domenico Barranca, in atto detenuto perché condannato a pena più grave per il medesimo reato. Per i due si sono subito aperte le porte delle carceri di Locri e di Reggio Calabria come disposto dal Gip di Locri, dott.ssa Capitò. Entrambi, interrogati dal magistrato, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo quanto appurato dalle indagini dei Carabinieri, coordinati dal maggiore Ciro Niglio, il ruolo della 70enne sarebbe stato quello di “procacciatrice” a favore dell’uomo. La donna aveva infatti conquistato la fiducia della bimba, chiedendole di aiutarla nei lavori domestici dopo la scuola in cambio di pochi euro. Lavoretti domestici che, man mano, erano diventati sempre più impegnativi, tanto da giustificare la presenza in casa di un “bravo giovane”, che avrebbe aiutato la bimba nei lavori più pesanti. Ed è così che era entrato in scena l’uomo, il quale secondo l’accusa avrebbe iniziato un percorso di “avvicinamento” alla minore, fino a consumare la violenza.
Tempestivo è stato l’intervento dei genitori della minore, i quali appena la bimba ha raccontato quanto avveniva nella casa dell’anziana si sono precipitati a denunciare l’accaduto in Caserma, permettendo così ai militari di avviare accurate indagini concluse con l’arresto dei due presunti responsabili.
Più in generale in casi di violenza sessuale su minori, infatti, l’intervento dei familiari dev’essere quanto più responsabile possibile. La vendetta privata, oltre che punita dalla legge, non serve a cancellare il torto subito, mentre la denuncia alle forze dell’ordine, oltre che trovare risposta immediata, serve anche a far venire alla luce altri eventuali episodi ai danni di altri minori. La denuncia, insomma, oltre ad essere il modo più efficiente di avere giustizia, è anche un atto di altruismo verso altre possibili vittime di tali orribili reati.
Fabio Papalia