Maria Grazia Buffon, Architetto e Dottore di ricerca, esperto di urbanistica a lungo impegnata nella struttura regionale per l’attuazione della LUR (Legge Urbanistica Regionale) della Calabria offre ai lettori di “Urbanistica e Città Metropolitana” uno stimolante intervento disciplinare che approfondisce una idea presentata all’incontro con i cittadini del 29 maggio 2010 promosso da Massimo Canale, candidato a Sindaco della Città di Reggio Calabria per le elezioni comunali 2011, quale contributo per la definizione del programma per il settore dell’Urbanistica.
(E.C.)
Come Immagini Reggio
Reggio Calabria come laboratorio sperimentale, nel Mediterraneo, per la riqualificazione urbana e territoriale e la rigenerazione urbana e sociale
di Maria Grazia Buffon
PREMESSA
Per una prima riflessione su come immaginare l’intervento nei cinque-dieci anni di prossima amministrazione del Comune di Reggio Calabria con riferimento al settore dell’Urbanistica è utile chiarire, ai non addetti ai lavori, in sintetici passaggi, cosa sia l’urbanistica.
L’urbanistica è l’arte e la scienza di costruire le città. Le città sono centri di forze intellettuali, magazzini di cultura e delle più diverse energie, luoghi delle relazioni, in cui il cittadino è (o meglio, dovrebbe essere) coinvolto in una rete di contatti pubblico-privati che generano una serie di implicazione grazie alle quali il cittadino assume una responsabilità sociale.
Le città di fatto sono la “materializzazione della struttura sociale” che ingloba la “civitas” ovvero la società insediata e l’“urbs” ovvero l’insieme degli edifici/spazi/infrastrutture costruiti e messi insieme per poter svolgere la vita associata.
L’urbanistica quindi, in quanto espressione tangibile e visibile delle diverse funzioni della città, è un’attività non autonoma, ma che richiede un luogo di convergenza delle più aperte e libere forme di cultura e partecipazione. E’ una scienza che deve promuovere un impegno sociale per lo sviluppo della città, per tendere alla “città ideale”, ovvero ad una struttura urbana rispondente alle esigenze dell’uomo.
Alla luce di ciò si è quindi cercato di individuare alcune criticità proprie della “città” di Reggio Calabria e sulla base di queste proporre un’idea da sottoporre al confronto e al dibattito.
LE CRITICITÀ
Una delle principali criticità della città di Reggio Calabria e del suo comprensorio, dal punto di vista urbanistico, è l’assenza di un disegno di città non solo dal punto di vista fisico, estetico, architettonico, funzionale, sociale ed economico ma anche in termini di posizionamento rispetto a dinamiche territoriali locali, regionali, nazionali o euromediterranee.
Reggio ha vissuto per tanti anni in una sorta di isolamento generalizzato. Non ha dato il giusto valore alle risorse locali specifiche quali:
- il sistema area dello Stretto (assenza di co-programmazione e co-pianificazione con i comuni limitrofi e la città di Messina);
- la posizione geografica rispetto al Mediterraneo;
- la dimensione storico-culturale della città;
- il sistema universitario reggino (Università Mediterranea – Università Dante Alighieri), Accademia delle Belle Arti e Conservatorio di Musica;
- il mare e il sistema costiero;
- la montagna e il Parco Nazionale dell’Aspromonte;
- la dualità mare-montagna;
- le tipicità colturali-agronomiche (gelsomino, limoni, arance, bergamotto, vite, etc.).
L’assenza di disegno/progetto di città (il PRG Quaroni del 1970, ancora per molti aspetti attuale, non è stato attuato) e l’isolamento con cui la città ha cercato di crescere (in termini dimensionali e volumetrici) ha generato ulteriori criticità rispetto alle quali il settore dell’Urbanistica sarà chiamato ad intervenire, ovvero:
- uno sviluppo urbanistico disordinato, senza qualità (edilizia ed urbanistica), senza architetture, senza verde urbano, senza regole, senza alcuna attenzione al valore dell’affaccio sullo Stretto, senza monumenti (risultato delle interazioni tra architettura e arte figurativa – espressione della civilta’ urbana), ovvero senza luoghi di particolare suggestione e figurabilità urbana, ma anche senza pari opportunità e senza sicurezza;
- un isolamento politico-istituzionale, sociale e progettuale rispetto al sistema area dello Stretto (con particolare riferimento ai comuni di Villa San Giovanni, Campo Calabro, Fiumara, Scilla e Messina), rispetto al sistema Porto di Gioia Tauro e la città-porto (il sistema urbano Gioia-San Ferdinando-Rosarno proiettato verso la città del porto), rispetto al sistema montano del Parco Nazionale dell’Aspromonte e alla località di Gambarie e rispetto al sistema Mediterraneo;
- una irresponsabilità sociale, ovvero una difficoltà da parte del cittadino a sentirsi parte attiva del processo di costruzione e governo della città, a partecipare alle scelte e alle attività di conservazione e valorizzazione della città, a supportare le decisioni inerenti le trasformazioni rilevanti, a diventare il custode delle “cosa pubblica”.
Queste criticità sono amplificate dalle potenzialità espresse dal valore posizionale della città in termini paesaggistici e geografici. Allo sviluppo urbanistico ed edilizio disordinato e incompiuto (il non finito) di Reggio e dei comuni limitrofi si contrappone il Paesaggio dello Stretto di Messina, uno dei paesaggi che dai tempi della storia suscita emozioni sempre nuove e che necessiterebbe, come ha proposto il Quadro Territoriale Regionale a valenza paesaggistica, di un riconoscimento anche a livello nazionale in quanto bene paesaggistico non solo della comunità locale; all’isolamento politico-istituzionale, sociale e progettuale si contrappone la posizione geografica strategica, che vede la città di Reggio nel cuore del Mediterraneo, a presidio, assieme alla città di Messina, dello Stretto di Messina, a pochi chilometri da uno dei porti internazionali più importanti del Mediterraneo, il porto di Gioia Tauro; all’irresponsabilità sociale si contrappone il sentimento di appartenenza ai luoghi che contraddistingue i reggini, fortemente percepibile soprattutto nei cittadini emigrati.
LA PROPOSTA
L’assenza di disegno di città di Reggio dovrebbe essere affrontata a due livelli:
- a livello metropolitano con l’obiettivo di definire una strategia per Reggio Città metropolitana che si ritiene sia opportuno che venga orientata al sistema Melito-Reggio-Villa-Campo-Aspromonte (Gambarie)-Gioia T.-Messina, senza escludere la Locride;
- a livello urbano, con l’obiettivo principale di definire una strategia, ma soprattutto azioni concrete e a breve periodo, per la città edificata (centro storico, città consolidata e città diffusa) del Comune di Reggio.
Con riferimento alla Città metropolitana, il Comune di Reggio dovrebbe orientare la propria strategia di sviluppo urbano e nello specifico il redigendo Piano Strutturale Comunale (PSC) verso almeno cinque obiettivi:
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- conurbazione costiera Melito-Motta S.G.-Reggio-Villa San Giovanni-Scilla, con un unitario progetto di conservazione e valorizzazione del paesaggio dello Stretto;
- raccordo, per la pianificazione urbanistica e territoriale e il sistema dei servizi, con i comuni limitrofi non solo della costa ma anche della fascia pedemontana e montana.
- raccordo con la città/provincia di Messina per la definizione del sistema urbano dei servizi (sanità, scuola, università, cultura, trasporti, commercio, tempo libero, etc.) dell’area dello Stretto, nella logica della conurbazione Reggio-Messina – la città pubblica;
- raccordo con il sistema del Porto di Gioia Tauro che potrebbe posizionarsi con un ruolo strategico se diventa il Porto dell’Area dello Stretto con alle spalle non solo il sistema policentrico della Piana (la città anfiteatro del porto) e/o la città porto (che potrà nascere tra Gioia-San Ferdinando e Rosarno) ma anche la città di Reggio incentivando il sistema metropolitano porto Gioia Tauro- stazioni ferroviarie RC- aeroporto RC, come previsto dal Laboratorio di progetto regionale attivato nell’ambito della redazione del QTR/P (Quadro Territoriale Regionale a valenza Paesaggistica);
- disegno territoriale che includa il sistema delle Fiumare quali corridoi-ecologici (naturali) o comunque connessioni ambientali per la costruzione della relazione mare-montagna , città-territorio, Area dello Stretto-Parco Nazionale dell’Aspromonte. Le Fiumare possono infatti diventare sistemi di parchi urbani attraverso cui recuperare anche il grande deficit di verde.
Con riferimento alla città costruita, considerata la gravità delle criticità rilevate e la loro intensità, con particolare riferimento alla edificazione spontanea e all’autocostruzione con la quale sono state edificate intere aree, ormai segnate dall’abusivismo edilizio; al diffuso non finito (case senza copertura, con i ferri di sopraelevazione a vista, prive di intonaco e/o di finitura – le case senza colore); alla carenza di spazi verdi e spazi pubblici, l’idea è trasformare, attraverso un programma strategico condiviso con la comunità reggina, queste criticità in una grande opportunità di innovazione e sperimentazione inerente i seguenti temi:
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- il ridisegno urbano e architettonico – progettare il costruito;
- la progettazione del paesaggio insediativo;
- la qualità del progetto di architettura (edilizia, urbanistica, paesaggio);
- l’edilizia sostenibile;
- la qualità urbana;
- la sicurezza urbana;
- la mobilità sostenibile;
- le tecniche partecipative
- la città per tutti (bambini, donne, portatori di handicap, anziani, stranieri).
L’idea è che l’area del reggino venga pensata come un Laboratorio di architettura e paesaggio per la riqualificazione fisica e territoriale e la rigenerazione urbana, ma anche sociale; un’area pilota in cui sperimentare nei diversi quartieri e/o ambiti territoriali procedure, tecniche progettuali, progetti, cantieri e interventi che nelle fasi successive possono coinvolgere, per alcuni nodi strategici, anche attraverso concorsi di idee/progettazione, professionisti ed esperti di tutto il mondo.
Promuovere quindi importanti progetti e opere di riqualificazione che possano dare un volto nuovo all’intera area e diventare, per questo, attrattore turistico anche per studenti e professionisti del settore (architettura, ingegneria, ambiente, sociologia) che verrebbero a Reggio per partecipare, attraverso specifici campus, alle attività sperimentali di progettazione, ricerca e realizzazione, ma nelle fasi successive, anche per osservare/ammirare/conoscere le opere e gli interventi realizzati. Si potrebbe pensare a partenariati che partano dall’Università Mediterranea e coinvolgano le Università Euromediterranee. Con un programma di questo rilievo la città e il territorio reggino potrebbe diventare per i prossimi 20 anni un Campo scuola per la riqualificazione urbana e paesaggistica delle città costruite.
L’IDEA OPERATIVA
Il nuovo disegno della città dovrà derivare dalla partecipazione attiva dell’utenza, ovvero i cittadini, alle scelte inerenti i modelli di organizzazione, struttura, uso, gestione della città e dei quartieri che andrebbero definiti in base alle loro esigenze specifiche riscontate nelle diverse aree/circoscrizioni/comparti (bambini, donne, commercianti, anziani,.
A tal fine il primo passo da compiere dovrebbe essere un Accordo con l’Università Mediterranea e l’Accademia delle belle arti per individuare e mettere in atto programmi didattici e di ricerca orientati a utilizzare l’intera città di Reggio (urbana e metropolitana) come “Laboratorio di ricerca applicata dell’Università e dell’Accademia” che offrono molteplici discipline tutte connesse all’urbanistica (architettura- urbanistica- conservazione – progettazione del paesaggio – mobilità e infrastrutture – ingegneria dell’ambiente – agraria – scienze forestali – scienze giuridiche – arte –scenografia, fotografia).
Il metodo operativo potrebbe essere quello dell’ADOZIONE, da parte di gruppi universitari multidisciplinari organizzati ad hoc (tesisti – gruppi di ricerca- dottorandi- assegnisti – gruppi di studenti), di ambiti/comparti/circoscrizioni, a coprire l’intera città territorio, rispetto ai quali ipotizzare idee progettuali di riqualificazione e rigenerazione urbana lavorando sulle parti pubbliche e su quelle private studiando anche le procedure giuridico-amministrative che possano disciplinare le varie proposte di intervento e gli aspetti economico-estimativi. L’adozione da parte dei gruppi di ricerca presuppone un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’area urbana che non si esaurisce con le attività di rilievo e progettazione ma deve accompagnare i diversi processi di trasformazione con le necessarie attività di monitoraggio e valutazione finalizzate alla eventuale riprogettazione. Le attività di analisi-studio-progettazione condotte dai gruppi di ricerca dovrebbero avere come sede di elaborazione partecipata i Laboratori di quartiere, ovvero i laboratori di partecipazione previsti dalla legge urbanistica della Calabria come luoghi/occasioni di confronto sulle tematiche affrontate con la comunità locale, con i bambini, con i giovani, con le scuole, con i commercianti, con i professionisti, con gli utenti e gli imprenditori dell’area. I laboratori di quartiere che il Comune dovrebbe attivare in maniera diffusa, almeno uno per ogni circoscrizione, la cui gestione potrebbe essere supportata, in parte, anche dai gruppi di ricerca universitari, costituirebbero, per il Comune, l’opportunità di generare un effetto educazione e coinvolgimento del cittadino nei processi di riorganizzazione urbana e di governo della città, ma diventerebbe anche luogo delle relazioni nel quale costruire e diffondere la responsabilità sociale.
Infine alla luce degli studi e delle idee progetto definite per la città-territorio si prevede che possano essere individuate le aree-bersaglio (quartieri fortemente degradati, accessi alla città, alcune aree del centro storico, aree periferiche, aree fortemente caratterizzate dall’abusivismo e dall’ espansione spontanea, aree di tutela paesaggistica, aree di tutela ambientale) sui cui avviare i campi di sperimentazione nei quali concentrare un sistema di azioni integrate pubblico-privato finalizzate a:
- riequilibrio fisico-sociale;
- miglioramento qualità edilizia-architettonica-urbana-paesaggistica;
- riequilibrio abitanti-aree-verdi e abitanti-servizi –recupero degli standard urbanistici;
- riequilibrio degli usi: residenza-commercio-attività produttive – attività professionali;
- sicurezza;
- viabilità-mobilità;
- utilizzazione patrimonio immobiliare non utilizzato;
e alle altre questioni specifiche che emergeranno dalle attività dei gruppi di ricerca.
CONCLUSIONI
L’idea proposta mira sostanzialmente ad affrontare la questione urbanistica del territorio reggino dal basso, con un’attiva partecipazione dei cittadini che sono gli unici che possono garantire la buona attuazione di qualsiasi programma/strategia che si voglia mettere in atto, e con la valorizzazione del sistema universitario cittadino, che per molti anni è stato estraneo ai problemi della città che lo ospita, tutto chiuso in se stesso, e che, in questa nuova fase, dovrà trovare, nella città-territorio di Reggio, il principale campo di sperimentazione della ricerca applicata con risultati visibili e tangibili per la comunità locale e il territorio, ma anche per la comunità scientifica nazionale e internazionale.
In questo scenario, naturalmente avranno un ruolo fondamentale i professionisti di settore, il cui ruolo non viene sminuito dalla presenza dell’Università, dei laboratori di ricerca e dei laboratori di quartiere, ma tutt’altro viene valorizzato in quanto su una idea/progetto definita per grandi linee sulla base della condivisione ampia nell’ambito dei laboratori di quartiere, è chiamato ad affrontare la progettazione/pianificazione e la realizzazione degli interventi nel loro complesso.
La messa in atto dell’idea proposta presuppone da parte dell’Amministrazione comunale uno sforzo organizzativo nella predisposizione di una direzione/cabina di regia intersettoriale che possa coordinare e governare la complessità delle attività previste e della interazione dei soggetti coinvolti e ricondurla costantemente nelle azioni di governo della città e negli strumenti di programmazione, pianificazione e progettazione non solo di tipo urbanistico.