Santo Stefano d’Aspromonte. Prosegue a monte Nardello il campo di lavoro di Aspromonte Liberamente e dei volontari dello SCI incominciato il 18 luglio. Molte le attività quotidiane: accanto ai lavori di ristrutturazione dell’ostello ci sono i laboratori di teatro e di fotografia, entrambi incentrati sul tema “NO MORE WAR” promosso dallo SCI in occasione dei 90 anni di attività. L’esperienza teatrale, in particolare, mira alla rappresentazione del conflitto utilizzando la ricchezza linguistica che ognuno porta con se e aiutandosi con tutto quello che fa parte della comunicazione: gesti, espressioni, suoni. Una breve performance verrà messa in scena a Roccaforte del Greco sabato 24 nell’ambito della prima “trasferta” che quest’anno porterà il gruppo ad incontrare alcune comunità locali (le prossime saranno martedì 27 a Gambarie, giovedì 24 a Bova ed infine venerdì 30 a Riace). Saranno trattate le tematiche del conflitto a partire dalle diverse esperienze personali e collettive che ognuno dei partecipanti al campo porta con sè. Un modo per ricordarci di quanto siano vicine le tragiche condizioni di molti popoli della terra. Yassir, ad esempio, fa parte della terza generazione di rifugiati palestinesi in Siria, arrivato in Italia da febbraio facendo un ricongiungimento familiare. La sua è una tra le tante storie simile a quella dei molti a cui è stato negato il diritto di vivere in quella che non possono chiamare la propria terra e che si trovano costretti ad emigrare in cerca di un futuro migliore. Ci sono poi i piccoli Assad e Salahedine; il primo a soli 9 mesi può già vantare la sua prima esperienza di volontario dello SCI, il secondo ha 3 anni e 3 campi di lavoro alle spalle. Nathalie e Nordine, i genitori, sono nati entrambi in Belgio ma i nomi molto poco francofoni dei bimbi rivelano l’origine berbera del padre. La storia del popolo berbero si intreccia a quella della resistenza calabrese, in un confronto che chiama in causa due personaggi che forse non si erano mai ritrovati ad essere affiancati in un unico dialogo: Abdelkrim Khetabi e il combattente Marco “Pietro” Perpiglia diventano l’espressione dello stesso spirito di resistenza che in momenti e luoghi diversi ha animato le speranze di uomini e donne che hanno lottato e lottano ancora. Il Che Guevara berbero: così Nordine definisce Abdelkrim, questo personaggio cancellato dalla storiografia ufficiale marocchina, ma vivo nel bagaglio culturale della gente. Non solo si sarebbero conosciuti, i due ribelli, ma a quanto pare sarebbe stato proprio Abdelkrim a fornire la strategia della guerriglia al Che, come egli stesso avrebbe dichiarato durante una intervista. Strategia che ha attraversato oceani e continenti: dal Nord Africa al Sud America fino ai sentieri dell’Aspromonte, da dove Marco Perpiglia, originario proprio di Roccaforte del Greco ha cominciato la sua resistenza partigiana che lo porterà a La Spezia, poi in Spagna a combattere contro la dittatura di Franco, fino ad essere deportato nei campi di concentramento francesi per poi essere confinato nell’isola di Ventotene. E’ soprattutto nella scoperta di questi legami che si rivela il senso di un campo come questo: l’Aspromonte diviene un crocevia di storie ed esperienze che si riconoscono simili pur nella loro particolare specificità e relativa lontananza geografica. E’ un mettersi difronte all’altro con la voglia di comprenderlo, coscienti dell’importanza quasi vitale di questo scambio. Perchè, molto semplicemente ognuno si riconosce come l’altro dell’altro. Fare propria questa verità così evidente ma per nulla banale, è il primo, ma indispensabile passo verso quell’equilibrio vivo e dinamico che qualcuno chiama Pace.
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