Palmi (Reggio Calabria). La più imponente operazione contro le frodi ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. E’ questo il giudizio degli investigatori che stanno illustrando i dettagli dell’operazione “Aristeo”, portata a termine stamane e che ha impegnato oltre 200 militari della Guardia di Finanza, tra Catanzaro, Reggio Calabria, Catania, Lucca, Pescara, Roma e Teramo. L’elenco dei beni sequestrati comprende immobili, stabilimenti industriali, complessi turistici, alberghi e quote aziendali di diverse società. Secondo l’ipotesi formulata dagli investigatori, era stata creata una vera e propria associazione tra imprenditori della Piana di Gioia Tauro il cui scopo era quello di commettere frodi e truffe attraverso l’indebita percezione di risorse pubbliche. Avviata nell’autunno di tre anni fa dagli uomini della sezione Frodi comunitarie del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, ha immediatamente focalizzato l’attenzione sui fondi ottenuti tramite la legge 488/92 dalla “I.C.O. s.r.l.” e dalla “S.I.M” s.r.l.” e si sarebbe poi estesa alle altre aziende coinvolte nell’organizzazione criminale, i cui interessi si concentravano, oltre che in Calabria, anche in Sicilia, Abruzzo e Puglia. In tutto sarebbero state elargite risorse per 85.852,33 euro, illecitamente ottenute mediante false fatturazioni. Le ispezioni ed i controlli effettuati nel corso delle indagini hanno fatto emergere anche il ruolo della “Oleari Jonica s.r.l.”, della “Oliveri Vincenzo s.r.l.” e della “Abruzzo Impianti s.r.l”, che hanno percepito fondi pubblici per creare attività imprenditoriali a Borgia, in provincia di Catanzaro, a Caltagirone, nei pressi di Catania ed a Mosciano Sant’Angelo, teramano, in Abruzzo. L’inchiesta, in cui sono coinvolte complessivamente 19 persone e 7 aziende, ha permesso di scoprire, secondo gli inquirenti, l’esistenza di false fatturazioni per un valore superiore ai 35 milioni di euro.