Palermo. L’operazione dei Carabinieri che ha colpito il racket a Ficarazzi ha fatto emergere vicende che trovano riscontro anche nelle parole di due pentiti di primo piano: Andrea Bonaccorso e Santino Puleo. Bonaccorso, affiliato al clan Lo Piccolo e arrestato nel gennaio del 2008. Viene indicato come conducente della moto dalla quale, il 13 giugno del 2008, Sandro Lo Piccolo delfino del clan, sparò al reggente della famiglia mafiosa della Noce, Nicola Ingarao, deceduto proprio a seguito di questo attentato. Coinvolto in altri gravi fatti di sangue, una volta tratto in arresto, decide di collaborare, fornendo utilissime informazioni sull’assetto di cosa nostra palermitana.
In questo senso, rivela, in maniera chiara ed esplicita, quanto segue:
“Mi risulta che il reggente a Ficarazzi sia Giovanni Trapani. Conosco la circostanza per averla appresa da Pino Scaduto … A carico dello stesso mi risulta che si sia interessato tra l’altro di estorsioni …… In un’altra occasione il Trapani aveva preteso di entrare in società con un costruttore, ….. pretendendo il pagamento di una cifra per ciascuno degli appartamenti. “.
Viene poi chiarito che la somma pretesa corrispondeva a 3.000,00 euro ad appartamento, per un totale di circa 50-60 mila euro, trattandosi di due palazzine di appartamenti. Nella circostanza, proprio il Bonaccorso si offrì di intermediare a favore del costruttore, vittima della richiesta estorsiva, l’intervento andò a buon fine nel senso che ci si accordò affinché il costruttore si limitasse a fare soltanto “un regalo” al Trapani. Nella circostanza venne ribadito al Bonaccorso che Trapani era il reggente di Ficarazzi: secondo le parole del boss bagherese Pinuzzo Scaduto, riferite proprio al Trapani, a Ficarazzi “c’era lui”.
Molto più articolate le dichiarazioni di Santino Puleo, un ex vetraio di Brancaccio, adesso collaboratore di giustizia; questi, sottoposto al fermo di indiziato di delitto da parte del Pubblico Ministero, nel gennaio 2009, perché ritenuto responsabile del reato di tentata estorsione aggravata dalla finalità mafiosa (art. 7 D.L. 152/91) in danno di un imprenditore, ha subito manifestato la propria volontà di collaborare con la giustizia, ammettendo la propria responsabilità per i fatti contestatigli.
Nella circostanza il Puleo ha spiegato di fare parte dell’associazione mafiosa cosa nostra e, in particolare, della famiglia di Corso dei Mille, su mandato della quale svolgeva atti intimidatori e danneggiamenti finalizzati alle estorsioni e alle ritorsioni deliberate dall’associazione per imporre la sua supremazia sul territorio.
Il Collaboratore riferisce ai magistrati di:
“… una riunione svoltasi a Bagheria durante la latitanza di Antonino Lo Nigro e di Stefano Marino, alla quale presero parte anche … il fabbro di ficarazzi Atanasio Alcamo, …. la riunione si tenne nell’abitazione nella quale trascorreva la sua latitanza Stefano Marino…..”.
Di grande importanza l’accostamento tra il Fabbro, Atanasio Alcamo e Tonino Lo Nigro, reggente del mandamento mafioso di Brancaccio e figura chiave del narco-traffico palermitano degli ultimi anni, divenuto, nel frattempo, uno dei 100 latitanti più pericolosi, tratto in arresto, sempre dai Carabinieri di Bagheria, la sera del 12 marzo del 2009.
Conferma delle dichiarazione rese dal Puleo, risiede nel fatto che la figura di Atanasio Alcamo, U’ FERRARO, artigiano che opera nel settore degli infissi in metallo e la cui officina è sita in Ficarazzi, era effettivamente emersa nel corso delle indagini effettuate per addivenire alla cattura di Stefano Marino, importante componente della famiglia mafiosa della Roccella, accusato di molteplici estorsioni, legato ad esponenti di primo piano di famiglie mafiose dello stesso e di altri mandamenti, tra i quali Giuseppe Brunettini, il già citato Antonino Lo Nigro e Nicola Di Salvo. Infatti, nel corso dell’operazione che ha condotto alla cattura di Stefano Marino, eseguita il 31 luglio 2008, all’interno di una villetta di Altavilla Milicia, è stato accertato che nel mese di aprile 2008, Atanasio Alcamo aveva fornito la propria intermediazione per l’affitto di un appartamento ad Aspra, frazione marina del comune di Bagheria, ad una falsa coppia di sposi: in questo appartamento, in realtà soggiornò per alcuni mesi, proprio il latitante Stefano Marino, il quale poi, alla fine del mese di giugno 2008, si trasferì nella villetta di Altavilla Milicia dove è stato arrestato.
Si staglia in maniera netta ed evidente il pieno inserimento dell’ Atanasio Alcamo nel contesto della famiglia mafiosa di Ficarazzi, attese, peraltro, la notevole capacità operativa, il forte controllo del territorio nonché la spregiudicatezza dimostrate nella gestione di un latitante; inoltre proprio questa forma di disponibilità a fornire accoglienza e riparo ai latitanti, braccati dalle incessanti indagini delle forze dell’ordine, rappresenta il vero salto di qualità nell’organizzazione e conferma il moto ascensionale del quale è protagonista l’Alcamo in seno a cosa nostra, ritenuto affiliato fidato, leale e di spessore. Peraltro, l’ Atanasio Alcamo non era nuovo a queste situazioni e già in passato aveva dimostrato all’organizzazione la propria disponibilità a fornire sicuro rifugio a latitanti: lo stesso è stato indagato anche per il favoreggiamento del latitante Antonio Lo Nigro 33enne cugino dell’omonimo Lo Nigro, di cui si è già parlato, reggente del mandamento di Brancaccio, personaggio col quale, in data 29.06.2008, è stato fermato allorquando si trovava a bordo di un’autovettura nei pressi dell’aeroporto di Catania. In quell’occasione Antonio Lo Nigro, tratto in arresto n esecuzione di provvedimenti cautelari a suo carico, veniva trovato in possesso di documenti di identità falsi, intestati a persona residente a Bagheria, che sono stati verosimilmente procacciati dallo stesso Alcamo.