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“La Violenza” di Giuseppe Fava torna in scena per l’estate calabrese a Giffone e Benestare

by newz
9 Agosto 2010
in Provincia
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Reggio Calabria. A un anno dal debutto, La Violenza, spettacolo prodotto dalla compagnia calabrese Carro di Tespi, torna in scena per l’estate calabrese. Reduce dalla partecipazione, come unica realtà calabrese ospite, all’undicesima edizione del Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari. Due le date in programma nel mese di agosto.

Giovedì 12 agosto ore 21 in piazza Gabelle a Giffone (provincia di Reggio Calabria) e venerdì 27 agosto ore 21 in piazza Ariaporu. a Benestare (provincia di Reggio Calabria).

Lo spettacolo, tratto dal testo omonimo di Giuseppe Fava, giornalista siciliano ucciso dalla mafia a Catania nel 1984, parte dall’assassinio di un giovane sindacalista per fare un processo alla mafia rurale e non solo a questa.

E per arrivare poi a un discorso più ampio sul concetto del male che affligge la nostra terra e che va oltre la mera vicenda processuale. L’allestimento multimediale, affianca a una costruzione drammaturgica che prevede la staticità dell’azione scenica, interrogatorio/imputato, alcuni contributi video con una serie di proiezioni su uno schermo disposto in alto che mantiene i testimoni e gli imputati concentrati nella loro performance. Con gli interventi, ora del procuratore ora dell’avvocato difensore, e un reportage di foto, solo in proiezione che, appunto, sovrasta la scena e gli attori.

Lo spettacolo offre così allo spettatore l’impressione di una giustizia distante e distaccata che in quegli anni e in quei contesti lasciava spesso a desiderare. L’intervento del video nasce anche dal fatto che una versione del testo di Fava era in forma di sceneggiatura e che nella versione contenuta all’interno del libro I siciliani (Cappelli editore) veniva corredata da indicazioni specifiche quali i movimenti dell’obbiettivo e la proiezione di foto degli omicidi e del sindacalista ucciso in particolare.

Nello spettacolo rimane forte la contrapposizione tra la figura della madre e gli uccisori del figlio che rimanda alle tante donne e madri della tragedia classica che piangono e imprecano sulla morte dei loro figli in presenza degli oppressori. Donne forti che trovano, nonostante tutto, la forza e il coraggio di andare avanti, di guardare in faccia e puntare il dito contro i loro carnefici, come accade nello spettacolo per Rosalia Alicata. «Qualche volta mi devi spiegare chi ce lo fa fare, per dio. Tanto, lo sai come finisce una volta o l’altra: mezzo milione a un ragazzotto qualunque e quello ti aspetta sotto casa…». Questa frase, pronunciata un giorno da Pippo Fava, ci descrive il personaggio del giovane Rosario e nello stesso tempo analizza il percorso che lo porta alla sua testimonianza e confessione, un percorso in cui il degrado sociale e la miseria la fanno da padroni e lo spingono ad accettare quella orribile proposta.

Ma Fava ci restituisce anche un personaggio più complesso, psicologicamente turbato, fragile, per vicende che il difensore degli assassini riuscirà a tirargli fuori in un dialogo fittissimo. C’è nell’autore una sorta di pietas nei confronti di questo suo personaggio, è visto anch’egli come una vittima tanto che accetta la commissione per una specie di rivalsa, un tentativo di redimersi e di ribellarsi a quella sua condizione e a quella del padre che odia perché miserabile e povero che, appunto, “non aveva mai fatto nulla per uscire da quella disperazione”.

L’avvocato Crupi, invece, rappresenta e incarna la figura del puparo, del mandante che sta al di sopra di tutto, un’idea quasi metafisica del male. Il suo modo di esprimersi, di gesticolare, lo rendono persino affascinante nell’atmosfera di mistero che lo avvolge, di quella fascinazione e banalità che lo rendono come estraneo al processo, e ce lo restituisco quale archetipo mitico del grande disegno, di tutti i drammi irrisolti di questa terra.

Ma la tragedia in Sicilia non è mitica e anche se i nomi sono inventati ne La Violenza di Fava si possono riconoscere uomini e donne che hanno vissuto e pagato a caro prezzo la loro lotta alla mafia per la rivalsa della propria terra. Uomini come Placido Rizzotto, come Pio La Torre, come Giuseppe Impastato, magistrati come Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Falcone, Borsellino, gli uomini delle scorte, giornalisti in cerca di verità come Mauro De Mauro, Beppe Alfano e Pippo Fava.

“La mafia è solo un pretesto teatrale, una macchina di scena per raccontare la tragedia delle creature umane nel nostro tempo: la violenza ovunque nel mondo, in tutte le sue forme: la sopraffazione, l’odio, l’ignoranza, la paura, il dolore, la corruzione”.

Giuseppe Fava

Note biografiche

Giuseppe FAVA viene ucciso, con 5 colpi di pistola, il 5 gennaio 1984 da due killer della mafia mentre si recava al Teatro Verga, dove la sua nipotina prendeva parte ad una recita. Giuseppe Fava, detto Pippo, era un giornalista, autore teatrale e cinematografico. Condusse programmi radio e tv. Fu redattore e collaboratore di numerose testate nazionali, come l’Espresso sera e Tutto Sport. Fu direttore de “Il Giornale del Sud” e del mensile “I Siciliani” testata da lui fondata. Era considerato un intellettuale scomodo nella sua Catania, ma anche al di fuori della Sicilia, una penna troppo graffiante e incisiva che arrivava spesso alla verità delle cose smascherando molte delle falsità e delle contraddizioni che non consentivano alla Sicilia di svilupparsi in maniera responsabile. Nel 2002 è nata una Fondazione che porta il suo nome e che, senza finanziamenti dello stato, porta avanti attività culturali che promuovano la legalità e la cultura anti-mafiosa.

Luciano PENSABENE, nato a Reggio Calabria, si forma artisticamente al Conservatorio F. Cilea e all’Accademia D’arte Drammatica di Palmi. Lavora con la compagnia Polis-Cultura e con il festival Catona-Teatro a cui la compagnia è legata. Frequenta scuola di regia presso la Rai della regione Calabria. Lavora con la produzione Edilight e studia sul suo archivio di videoteatro che comprende lavori di compagnie quali I Magazzini, oggi Lombardi-Tiezzi, Giorgio Barberio Corsetti, Franco Scaldati, Enzo Moscato, Cherif; collabora alle produzioni successive tratte da spettacoli degli stessi. Lavora in documentari, cortometraggi e videoarte dei quali cura regia, montaggio e fotografia. In qualità di assistente segue set cinematografici e laboratori con registi quali Fernando Solanas, Raul Ruiz, Franco Maresco, Emidio Greco.

Antonio FERRANTE, nato a Reggio Calabria inizia il lavoro di attore al S. Ferdinando di Napoli con attori di scuola eduardiana. Formatosi con insegnanti della Rai di Napoli, prosegue privilegiando il teatro di ricerca. Ha lavorato con attori di tradizione quali D’Alessio, Danieli, De Vico, De Filippo, Pagliai e Philippe Leroy e attori del nuovo teatro quali Ida Di Benedetto, Lina Sastri, Nello Mascia. Ha diretto laboratori e scuole di recitazione a Napoli, a Roma e in varie città del sud. Ha lavorato in radio, in televisione e nel cinema. E’ stato diretto da Calopresti, M. T.  Giordana, M. Risi, L. Pompucci, L. Barbareschi, M. Monicelli, M. Missiroli, R. Guicciardini e A.R. Shammah. Come regista vince il premio Rassegna Città di Castello 1995. Negli ultimi dieci anni è stato al seguito del teatro Stabile di Calabria come attore.

Valerio STRATI nasce e studia teatro a Reggio Calabria con Rodolfo Chirico. Continua la sua formazione a Roma con Isabella Del Bianco e Cristiano Censi. Segue corsi di formazione con Eugenio Barba e con la coreografa Loredana Parrella. Lavora in radio per Radio2Rai con Veronica Pivetti e Arturo Villone e nel doppiaggio con Teo Bellìa. Con un progetto sulle carceri di Giulio Salierno e con l’avallo di V. Cerami, G. Albertazzi, D. Fo e F. Rame, recita a Rebibbia e in vari teatri italiani. Nel 2004 è protagonista di Terramadre produzione del Teatro Stabile di Calabria. In teatro lavora con Francesco Marino, Giancarlo Fares, Pino Michienzi, Alfredo Piano, Giancarlo Sammartano, Nicasio Anzelmo e Walter Manfré. Nel 2007, fondando “Carro di Tespi”, investe nell’attività di attore, insegnante e organizzatore teatrale. Nel 2009, al teatro F. Cilea, firma la regia per un musical con ragazzi audiolesi. Dallo stesso anno è direttore artistico della sezione teatrale di “Climax”, rassegna di jazz e teatro.

Maria MARINO, nata a Reggio Calabria, inizia il suo percorso artistico nel 2001. Vince il premio teatrale Scenario con la compagnia teatrale Rossosimona (CS). Lavora con la compagnia Libero Teatro (CS) di Maximilian Mazzotta. Segue laboratori con Cesare Ronconi (Teatro Valdoca) e Nino Racco (Teatro Umano). Partecipa al master di Gianni De Luigi, all’Istituto Internazionale della Commedia Dell’Arte (PD). Viene diretta da Lindo Nudo, Walter Manfré, Antonello Antonante, Manolo Muoio, Giancarlo Alderuccio e Mario Moretti. Pur collaborando con la compagnia Teatro Rossosimona, sente l’esigenza di esprimersi e lavorare partendo dalla propria città. L’incontro con Valerio Strati e Carro di Tespi gliene offrono la possibilità.

Giuseppe CUCCO, nato a Catanzaro, si diploma presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Palmi. Lavora ad Amsterdam per il Theather Festival in performance di teatro-danza e col coreografo Robert Greaves. Per il Praga Europa Festival con la regia di Franco Però. Consegue la laurea in lettere con tesi sulla storia del teatro inglese. Lavora in teatro con registi e attori come Francesco Silvestri, Fernando Balestra, Luigi Tani, Claudio Collovà, Alessandra Luberti, Elisabetta Pogliani e Paola Zecca Geppy Gleijeses e ancora Glauco Mauri, Giorgio Albertazzi, Melo Freni, Ugo Pagliai, Philippe Leroy, Elisabetta Gardini, Sebastiano Somma, e Fioretta Mari. Lavora in Rai col regista Francesco Maselli. Al Tempio Greco di Segesta col regista Giovanni Anfuso. È finalista al premio Strega Gatto 2000 e finalista al Premio Scenario 2001. Oggi lavora come attore e come docente per il Teatro Stabile di Calabria.

Mario LO CASCIO, musicista, musico terapeuta, compositore, produttore musicale e strumentista: pianoforte, tastiere, chitarra classica ed acustica, lira calabrese, fisarmonica, percussioni, fiati e corde popolari. Ha suonato, tra gli altri, con: Mattanza, Phaleg (Re Niliu’s factory), Capueira Chamarel, Discanto, Marikuyè, Walking trees, Fabulanova. Ha inciso due album: “Chista Maìa” (Discanto), “ Luce Buia “ (piano solo). Ha scritto musiche per cortometraggi, televisione e teatro, ha partecipato a diverse produzioni teatrali e spettacoli con: Carro di Tespi (“Pidocchio o Napoleone?” con Valerio Strati, “Happening” con Antonio Ferrante, “La violenza” di Giuseppe Fava, regia di Luciano Pensabene); Opera Broadway (“Jesus Christ Superstar” regia di Ivo Monte); Mattanza (“Il suono e la parola” con Mimmo Martino, “Cantu da Passioni”).

Tags: Antonio FerranteBenestareGiffonegiuseppe cuccoGiuseppe Favala violenzaLuciano PensabeneMaria Marinomario lo cascioValerio Strati
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