Lamezia Terme (Catanzaro). Una parziale svolta nelle indagini relative al ferimento della bambina di 9 anni all’interno dell’accampamento rom di Lamezia Terme è giunta intorno alle 14.30 dopo un’incessante e meticolosa attività d’indagine sviluppata dai militari della Compagnia Carabinieri di Lamezia Terme e protrattasi per l’intera nottata. Decine sono state le persone condotte in caserma e sentite in qualità di testimoni dalle ore 20.00 di ieri alle ore 13.00di oggi, come numerose sono state le perquisizioni eseguite. Interrogatori condotti in maniera serrata e con controlli incrociati ai quali ha partecipato direttamente il sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, il dottor Maffia, che sin da subito ha assunto la direzione delle indagini. L’indagine, resa complessa dall’ambiente ermetico nel quale l’evento si è verificato, alla fine ha aperto uno spiraglio nel muro del silenzio e che fa sperare in un prossimo completo accertamento dei fatti: infatti, tra le persone interrogate, in prevalenza parenti della giovane vittima, vi è stato anche uno zio della bambina, il quale ha reso ripetute dichiarazioni sia al pubblico ministero che alla Polizia Giudiziaria, discordanti tra di esse, assumendo un comportamento reticente e spesso omissivo. Proprio in ragione di tale condotta, ritenuta essere finalizzata ad eludere le investigazioni, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Lamezia Terme, coadiuvata dai militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Catanzaro, hanno tratto in arresto per favoreggiamento personale B.C., 43 anni, zio della piccola ferita gravemente, il quale, al termine delle formalità è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Lamezia Terme come disposto dall’autorità giudiziaria.L’attività portata a termine costituisce solo un primo passo in direzione del completo accertamento dei fatti, in particolare riguardo alle cause dell’evento ed ai presunti autori dell’insano gesto criminoso.