Sandro Bonaparte è nato vicino Pedavoli in Aspromonte: l’inferno come lo definisce lui stesso. A otto anni sorveglia le capre del conte di Spinelli e si difende dai lupi. A undici emigra in America. La Merica era un sogno; era il paradiso o la Goldene Medine come la chiamavano gli immigrati ebrei aschenaziti. Era la speranza di un futuro migliore. Per questo sopportò il lungo e faticoso viaggio. Giunse prima a Santo Domingo, dove conobbe Toussaint Louverture – liberatore d’Haiti – e poi a Cuba dove divenne caposquadra in una piantagione di canna da zucchero con il compito di sorvegliare gli schiavi. Bonaparte è uno dei protagonisti de Gli occhi dell’uragano di Berta Serra Manzanares edito da laNuovaFrontiera (pag. 395, € 19). Come altri protagonisti del romanzo, Bonaparte farà una brutta fine: sarà ucciso e dato in pasto ai maiali per aver insidiato una ragazzina. Pagherà con la vita la sua insaziabile voracità sessuale che sfogava con le schiave. Tanti gli altri personaggi, Clara Martì Pous, attorno alla quale ruota la storia; nata a Barcellona in una famiglia di umili origini sposerà per procura un cugino che ha fatto fortuna a Cuba ma resterà presto vedova. Ernesto Frasier, giornalista americano, inviato a Cuba dal suo giornale sarà travolto dalla dolce sensualità dell’isola. Patricio Carassa, secondo marito di Clara, nato negli States come Jeremiah Adams sarà impiccato a New York per aver praticato la tratta degli schiavi. Incontriamo anche personaggi storici come Antonio Meucci e Giuseppe Garibaldi. Sullo sfondo i primi moti indipendentisti di Cuba che alcuni cubani desideravano diventasse un nuovo stato dell’Unione. Ma la vera protagonista è Cuba: la sua bellezza e le sue immense piantagioni di canna da zucchero, dove migliaia di anonimi schiavi con la loro fatica hanno creato la fortuna di pochi latifondisti.
Tonino Nocera