Reggio Calabria. Al Chiostro della Chiesa di San Giorgio al Corso di Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori della Calabria ha presentato il documentario “Mille Storie una donna: Giuditta Levato” realizzato da Mimmo Raffa, regista, giornalista, attore, Presidente del Blu Sky Cabaret. Il lavoro ha vinto il primo premio “Fibula d’oro” al Festival Europeo del cinema semiprofessionale 2010. Alla manifestazione, presieduta da Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS della Calabria, sono intervenuti, oltre l’autore, il Sindaco Giuseppe Raffa, il segretario regionale della UIL Pino Zito, Veneranda Legato, e tutti gli attori del film – documentario. In tale cornice estiva, in presenza di un pubblico attento e numeroso, si sono succedute testimonianze di artisti e politici. Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa dice che: “Mimmo Raffa ha sgomitato per affermarsi in un posto difficile, si è aggrappato al suo valore, alla risorsa della sua poesia, ha rispettato i valori della Magna Grecia, ha ridato ai reggini la propria nobiltà originaria”. Il sindacalista Pino Zito afferma: “siamo figli di una storia minore. L’Unità d’Italia ha portato 150 mila morti, noi dobbiamo fare le nostre scelte”.Veneranda Legato, rivolgendosi al numeroso pubblico presente dice: “siete una bella platea! Noi, scrivendo i testi, abbiamo prodotto dialoghi di pura invenzione con il dialetto reggino”. E prosegue: “Giuditta Levato è una donna che ha combattuto per un ideale di giustizia, arriva al comunismo attraverso il cuore ed è disposta a tutto per la sua famiglia”. La storia di Giuditta si evince dal documentario di Mimmo Raffa, dove si parla di un’occupazione pacifica dei contadini che porta ad una tragica conclusione: Giuditta Levato muore ed anche il figlio che porta in grembo. Si parla di un “sogno” che la Calabria vuole portare avanti “anche se vi sono uomini con la zappa in mano e donne con il lutto nel cuore!” Giuditta Levato era una contadina di Calabricata (ora comune di Sellia Marina) luogo in cui trascorse la sua infanzia. All’età di 21 anni sposa Pietro Scumaci ma accanto alla felicità della sua famiglia vi è l’infelicità della sua terra! Il decreto del Ministro dell’Agricoltura, Fausto Gullo, voleva abbattere il latifondo e sancire il diritto alla terra a tutti i cittadini. Gli agrari erano contrari alla legge! Il 28 Novembre 1946 Giuditta Levato si recò alle terre che lei e i suoi compaesani avevano coltivato e vi trovò l’agrario Pietro Mazza il quale intese dare una lezione agli “usurpatori”: Per mano di un suo servo partì un colpo di fucile e Giuditta Levato cadde a terra. “Lei voleva la libertà della sua terra” – disse il Senatore Pasquale Poerio in un comizio l’8 Dicembre 1946 “il suo sacrificio non appartiene solo a voi ma ai contadini di tutta la Calabria, a tutti i lavoratori della terra d’Italia!” – Giuditta Levato spirò con queste parole sulle labbra: Io sono morta per loro, sono morta per tutti!”- Mimmo Raffa, autore di questo toccante documentario, afferma: “abbiamo raccontato ai “vinti” un pezzetto della nostra storia e ci siamo messi dalla parte dei vinti!”.
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