Reggio Calabria. Il 21 agosto del 1860 Garibaldi conquista Reggio Calabria. A tale evento, nel 150° Anniversario, l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro sul tema “Garibaldi a Reggio” che si terrà sabato 21 agosto alle ore 21,00 presso il Chiostro di San Giorgio al Corso con l’ intervento del Prof. Agazio Trombetta, storico e componente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Nel corso di una battaglia di poche ore, dall’alba fin verso mezzogiorno del 21 agosto 1860, Giuseppe Garibaldi occupa Reggio Calabria. Più che di battaglia sarebbe forse il caso di parlare di una serie di scaramucce che comunque provocarono numerose vittime in entrambi gli schieramenti. La confusione tra gli alti vertici militari borbonici e la contraddittorietà degli ordini impartiti soprattutto dal Generale Gallotti, trincerato nella piazzaforte del Castello, hanno fatto parlare spesso di tradimento ma forse si è trattato di quella solita impreparazione che nel nostro Paese, nei momenti cruciali della storia, coglie le autorità sia politiche che militari. Raccontano le cronache che lo sbarco di Garibaldi a Melito (19 agosto) fu seguito a Reggio con grande attenzione e apprensione. Gran parte della popolazione si era premurata di lasciare la città trasferendosi nelle campagne. Alla notizia stessa dello sbarco ad Annà si registrano le dimissioni da intendente di Domenico Spanò Bolani, nella consapevolezza, forse, che era difficile difendere Reggio. La forza militare presente in città era infatti del tutto insufficiente dato che a presidiarla era il 14° Reggimento comandato dal Col. Antonio Dusmet, di nuova formazione e composto di giovani reclute. Le disposizioni impartite erano inoltre confuse. Dapprima fu comandato al Dusmet di disporsi presso il torrente Sant’Agata; più tardi, a distanza di qualche ora, gli fu ordinato di disporsi presso il Calopinace poi, ancora, verso l’ora del tramonto (20 agosto) egli ricevette l’ordine di asserragliarsi in Piazza Duomo. Garibaldi intanto (giornata del 20) dopo essersi trattenuto a Pellaro cominciò la sua lenta marcia di avvicinamento alla Città, una marcia che divenne più rapida al cominciar della notte. Da Ravagnese giunse a Modena dove sostò davanti alla chiesa di Santa Maria. Due ore prima dell’alba divise le sue truppe in due colonne. La prima discese dalla chiesa di San Giorgio fuori le mura alla chiesa di San Pietro e al carcere di San Francesco; la seconda si avviò invece per la contrada del Crocefisso. I primi a giungere furono i soldati della prima colonna che imboccarono la strada dell’orto agrario. Quelli del Crocefisso sboccarono invece alla Piazza San Filippo Neri dove si imbatterono nelle sentinelle regie che chiesero la parola d’ordine. “Viva Garibaldi” gridarono le Camicie Rosse e le sentinelle fecero fuoco al grido di “Viva il re”. Era il primo scontro o se si vuole la prima scaramuccia. I Garibaldini, inseguendo le sentinelle che si ritiravano verso Piazza Duomo, giunsero ben presto in vista della piazza. Aveva così inizio quella che viene chiamata “Battaglia di Piazza Duomo”. Davanti alla Cattedrale e finanche sulle scalinate della stessa si combatteva corpo a corpo fino a provocare l’intervento dello stesso Vescovo Ricciardi, rinchiuso nell’episcopio insieme ai seminaristi. I numerosi atti eroici e di lealtà delle truppe borboniche a Francesco II non valsero però a modificare l’esito della battaglia cosicché i borbonici, guidati dal tenente Carlo Zattera, che aveva preso il posto di Dusmet, abbattuto dalla fucilata forse di un traditore, cominciarono a ritirarsi da Piazza Duomo per non essere circondati e alla spicciolata si rifugiarono nel castello che resistette ancora qualche ora e si arrese alle ore 16,00 di quello stesso giorno 21 agosto 1860.
Fabio Arichetta