Di pochi giorni fa i dati forniti da UnionCamere sui giovani imprenditori in Italia da cui risulta che i giovani che fanno gli imprenditori sono sempre di meno e sono sempre più numerosi quelli molto anziani. Imprenditori-nonni quindi, che rimangono a capo dell’azienda più a lungo. Unioncamere ha contabilizzato per fasce di età tutti i titolari di imprese individuali tra il giugno del 2002 e il giugno dell’anno in corso e ha scoperto che nell’arco di 8 anni, coloro che hanno intrapreso una attività al di sotto dei 30 anni sono scesi del 23%. Ora rappresentano soltanto il 6,3% del totale, mentre nel giugno del 2002 erano l’8,1%. All’opposto, il numero di imprenditori con più di 70 anni è salito al 9,2%, contro l’8,5% di otto anni fa. I problemi risultano essere sempre gli stessi – mancanza di possibilità, coraggio, stimoli – e il numero di under 30 che aprono una attività è crollato: gli oltre 65mila giovani che mancano all’appello nelle camere di commercio rappresentano il 90% delle cancellazioni di imprese individuali. Un dato che potrebbe anche significare – tra le altre cose – che i giovani “costretti” a lavori a tempo determinato, flessibile, precario non aprono nemmeno più una partita Iva, visti gli esigui guadagni. Oppure lavorano in nero. Questi dati – dichiara il Presidente Regionale della Confesercenti Nino Marcianò – avvalorano una realtà sotto gli occhi di tutti. L’invecchiamento della società italiana è speculare alla struttura della nostra economia in cui i giovani ritardano l’ingresso in azienda. Un aspetto preoccupante, soprattutto in virtù del fatto che i giovani rappresentano la futura forza motrice del paese e della Calabria in particolare. Una regione, la nostra, in cui i giovani imprenditori, come tanti altri loro coetanei, andrebbero sostenuti evitando la fuga verso altre città o nazioni. I giovani calabresi sono le vere energie presenti sul territorio e proprio loro dovrebbero fornire alle aziende la necessaria carica innovativa. In questa direzione l’indagine offre qualche spiraglio che fa ben sperare perché ci sia un futuro per il Sud: la concentrazione maggiore dei titolari di imprese under 30 si trova nelle regioni meridionali, in particolare in Calabria (8,6%) che si trova anche al primo posto anche nella classifica delle regioni che offrono la maggiore concentrazione di giovani imprenditori under 30 tra gli immigrati (15,8%) seguono Toscana (13,6%) e Piemonte (12,6%). I numeri, da soli non bastano – continua Marcianò – alla Calabria serve una politica alta da cui arrivino nuovi impulsi per facilitare e sostenere la crescita e la sopravvivenza di queste imprese, vale a dire di quell’economia sana che troppo spesso subisce la concorrenza sleale dell’economia criminale. In un’economia di mercato sono le imprese a produrre sviluppo. Occorre quindi assicurare condizioni di sostegno (legalità, quadro delle regole, progettualità, più capacità di indirizzare al meglio le risorse pubbliche e comunitarie) e incentivare le esportazioni e i consumi interni ( che negli ultimi sette anni hanno manifestato un consistente trend al ribasso).
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