Caro Direttore,
il primo allagamento della zona sud di Reggio Calabria di cui ho memoria risale a venti anni fa. A quei tempi i miei genitori avevano un ‘attività commerciale proprio nel punto più critico di Piazza della Pace (la Piazza dello Stadio). Allora furono necessari due giorni e sei persone per ripulire il negozio dal fango ma i danni alla struttura restarono. Ricordo, durante un’altra alluvione mia madre che, quasi sul punto di affogare, fu salvata da una squadra speciale della Capitenaria di Porto.
Avere poi la “fortuna” di essere residenti nella stessa zona sud comporta che oltre al danno c’è la beffa e ai danni alle attività commerciali ci sono quelli condominiali e personali. E cosi ogni anno, a volte più volte l’anno.
La notte del 3 settembre scorso, tuttavia, credo si sia raggiunto l’apice. Persone bloccate nei propri veicoli e seriamente in pericolo. Automobili distrutte, un blackout che dalle ore 22:00 del 3 settembre – nel momento in cui scrivo (le 17:00 del 4 settembre) – non ha avuto risoluzione, danni a negozi, garage, interi palazzi e via dicendo. Interi quartieri abbandonati a loro stessi senza la presenza o il supporto di qualche squadra della forza pubblica, in momenti in cui fiumi d’acqua si sono riversati con una furia senza precedenti.
In compenso, anche stavolta abbiamo la dimostrazione di come le lezioni del passato non servono a nulla e probabilmente, la sicurezza dei cittadini non è un dovere imprescindibile per ogni amministrazione “decente”. In vent’anni gli interventi palesati dalla Pubblica Amministrazione riguardano esclusivamente interventi di manutenzione dei caditoi stradali destinati a convogliare le acque bianche. Quello che è sotto gli occhi di tutti, ancora una volta, è il fatto che l’acqua stagnante (che ha toccato punte di m. 1,20) che allaga i quartieri – in particolare quelli della zona a sud della città – non è acqua pulita (quindi pioggia) ma è liquame fognario.
Questo fatto fa naturalmente fa sorgere dei dubbi in merito alla canalizzazione delle acque stradali. Inoltre, sono del tutto assenti le vie di fuga e i canali per lo scorrimento delle acque .
In questo senso, pertanto, sono sicura di non parlare di catastrofi naturali incontrollabili. Certo, disagi ci sarebbero comunque stati ma il fatto che in una città cosiddetta metropolitana ci siano interi quartieri isolati e disagiati è totalmente inaccettabile. Spero quindi non sia necessario il classico “morto” per smuovere qualcosa.
Quello che voglio fare emergere è semplice. C’è assoluta necessità di sicurezza, quella basilare e neanche troppo costosa. Questo senza dover attendere infinite gare d’appalto o accordi tra le parti solo per qualche tombino in più nella città.
Alessia Scali