Rocco De Zerbi è stato uno dei protagonisti della vita politica italiana di fine ottocento. Nato a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, si formò a Napoli, dove fu eletto deputato. Fondò e diresse Il Piccolo Corriere di Napoli. Giovanissimo aderì all’impresa dei Mille e assistette al trionfale ingresso di Giuseppe Garibaldi a Napoli. Un libro di Ornella De Rosa “Stato e Nazione in Rocco De Zerbi” (pp. 168 € 15,00) edito da Il Mulino ripercorre gli aspetti essenziali della sua vita. De Rosa ben definisce De Zerbi figura poliedrica e controversa. Fu, infatti, uno spirito libero: un idealista senza ideologie. Scioltosi l’esercito garibaldino De Zerbi confluì nell’esercito regolare che poi lasciò. La fine della Destra storica e l’ascesa della Sinistra coincise con l’inizio della sua attività politica. L’Italia di quegli anni era un giovane stato che (aveva appena raggiunto l’Unità nazionale) si affacciava al mondo alla ricerca di un ruolo tra le grandi potenze. Per De Zerbi la politica è tutto: capacità di lavorare all’interesse nazionale con lucidità, senza emozioni. Con un solo obiettivo: la grandezza della Patria. Studioso di politica internazionale, seppe distinguere – nei rapporti tra stati – tra amicizia e alleanza. Essendo quest’ultima basata su una comunanza d’interessi. Fautore delle imprese coloniali; visitò l’Eritrea, prima colonia italiana, cui dedicò un saggio. Infatti, riteneva che, prima di legiferare, il compito di un politico fosse quello di studiare i fenomeni. Secondo De Zerbi, la strategia dell’Italia doveva essere fondata sul rafforzamento della flotta e dei porti per aumentare il suo ruolo nel Mediterraneo. Osservava che dopo ogni intervento tutti si sforzavano di interpretarlo ma nessuno si chiedeva cosa pensasse. Era critico con le sterili contrapposizioni e auspicò sempre un dibattito costruttivo nell’interesse del paese. Convinto sostenitore del principio cavouriano libera Chiesa in libero stato, lottò contro ogni forma di clericalismo e contro tutti i tentativi di limitare la libertà della Chiesa. Era, altresì, persuaso che in Italia vi fosse culto e non fede. Lo Stato deve tutelare la libertà di tutti: del religioso e dell’incredulo. Dovendo essere il suo, un ruolo super partes di garante dei diritti di tutti i cittadini. Nel 1892 esplose lo scandalo della Banca Romana, che scosse il paese e la sua classe dirigente: De Zerbi fu coinvolto. Dopo l’ennesimo interrogatorio dinanzi al magistrato, sulla via di casa, fu colpito da un attacco cardiaco che nel giro di pochi giorni lo uccise. Calava così il sipario su un uomo politico che ebbe sempre difficoltà a riconoscersi in uno schieramento politico ben preciso e pertanto a subirne i condizionamenti. Affermava, infatti, di appoggiare una legge semplicemente sulla sua bontà e non in base al presentatore. Così come rifiutò sempre ogni forma di nostalgismo per i tempi che furono. Un personaggio complesso e scomodo sul quale questo saggio getta luce.
Tonino Nocera