Sant’Angelo di Brolo (Messina). Di seguito il testo integrale della lettera che il Sindaco Basilio Caruso ha indirizzo ai presidenti della Regione e dell’Anci, chiedendo la modifica della legge elettorale per l’elezione dei sindaci e dei consigli comunali negli enti locali con meno di 10 mila abitanti.
On.le Presidente,
come a Sua conoscenza, la legge elettorale vigente in Sicilia, negli enti locali con meno di 10 mila abitanti, assegna ai sindaci maggioranze molto risicate, che non garantiscono governabilità, stabilità e serenità agli amministratori, rendendo molto più complicata, e a volte impossibile, la realizzazione dei programmi presentati agli elettori. Nei comuni con più di 3 mila abitanti il rapporto tra la lista che vince e la seconda, è di 9 consiglieri con 6, mentre negli enti con meno di 3 mila abitanti, il margine è ancora più risicato, perché è di 7 seggi con 5. Nel primo caso l’uscita dalla coalizione di appartenenza di soli due consiglieri non garantisce più la maggioranza al sindaco; nel secondo caso è sufficiente che un solo consigliere abbandoni la compagine di appartenenza per avere in consiglio un rapporto paritario (6 e 6). Dall’altro lato comunque la legge, anche se non è scritto, impone al sindaco di onorare il mandato ricevuto dagli elettori perché, fino a quando non ci saranno i quattro quinti del consiglio disponibili a votare la mozione di sfiducia – che peraltro deve essere motivata per gravi inadempienze programmatiche – il capo dell’amministrazione deve continuare la sua azione di governo. Per capire il grado di instabilità è sufficiente fare un censimento nei paesi della Sicilia. Con l‘attuale legge, si scopre subito che, in oltre due terzi dei casi, i sindaci completano il loro mandato senza avere più la maggioranza, o comunque non quella originaria uscita dal responso elettorale.
Tutto ciò premesso, atteso che la S. S. sta valutando l’opportunità di dare vita ad un nuovo Governo regionale, è indispensabile che nel programma da sottoporre al Parlamento, inserisca la proposta di modifica alla legge elettorale meglio specificata in oggetto.
Prima di tutto bisogna variare gli equilibri. Per i comuni con più di 3 mila abitanti il rapporto tra maggioranza e minoranza necessita attribuire 4 quinti degli eletti alla lista che vince (12 seggi) – che, comunque, dovrebbe essere sempre quella collegata al sindaco – e un quinto all’opposizione (3 seggi). Così, anche negli enti con meno di 3 mila abitanti, con gli arrotondamenti per difetto e per le ragioni che seguono, dovrebbe esserci un rapporto di 9 seggi alla maggioranza e di 3 all’opposizione.
Un ulteriore elemento di novità, a garanzia delle minoranze, dovrebbe essere l’introduzione del diritto di presenza all’eventuale terza lista. In tal caso, affinché porzioni importanti di elettorato non rimangano senza alcuna rappresentanza nelle istituzioni, sarebbe opportuno ripartire i seggi tra le liste perdenti, che potrebbe essere di 2 terzi alla seconda e 1 alla terza. E’ possibile prevedere anche una soglia di sbarramento, subordinando l’assegnazione del seggio alla terza compagine, al fatto che la stessa sia stata presentata completa, cioè con il numero massimo di candidati previsti, e al raggiungimento di una percentuale adeguata di consensi. In questo caso, come avviene con la legge per l’elezione del Presidente della Regione, il seggio potrebbe essere assegnato al candidato sindaco della terza lista.
Un punto di innovazione normativa dovrebbe essere il vincolo di mandato. In un sistema elettorale maggioritario, non può essere consentito agli eletti in una lista di tradire gli impegni assunti con gli elettori per realizzare un programma, per poi invece operare difformemente, addirittura contro il progetto sottoposto al giudizio del corpo elettorale. Chi si pente della propria candidatura, se decide di uscire dalla coalizione che lo ha eletto, deve decadere dall’assemblea elettiva.
In assenza di queste importanti modifiche, l’instabilità crescerà sempre di più e – specie in periodi come quelli attuali, dove gli amministratori dovrebbero occuparsi dei grandi problemi che affliggono le rispettive comunità, senza essere messi sotto scacco da soli due consiglieri (nei comuni minori ne basta addirittura uno) e non sottostare ai condizionamenti (nella migliore delle ipotesi) di un numero irrisorio di eletti, che hanno il potere di annientare il voto della maggioranza del corpo elettorale – continuano ad essere vanificati i valori dell’elezione diretta dei sindaci e sarà sempre più complicato assicurare la governabilità dei comuni minori.
Confidando nell’attenzione che Lei è solito riservare agli enti locali, con la speranza che affronterà il problema esposto, La saluto cordialmente.
Basilio Caruso