Alberto Gioffrè, Architetto, qualificato professionista e persona impegnata anche nel sociale e nei settori ambientale, culturale e pacifista, vicino al dibattito di idee che si sviluppa nell’Università, oltre che profondo conoscitore dell’“Aspromonte, montagna reggina”, è l’Autore del contributo che questa settimana offriamo con piacere ai lettori della Rubrica “Urbanistica e città metropolitana” .
(E.C.)
La Città Metropolitana Multiquota
di Alberto Gioffrè
Il territorio comunale di Reggio è tra i massimi, per estensione, dell’Italia. Dalla riva del mare a Gornelle, in Aspromonte, un’area vastissima racchiude, attorno alla città, 33 chilometri di costa, piccoli agglomerati urbani collinari, ed una zona montana che comprende le pendici del massiccio aspromontano.
L’attuale superficie non è altro che la Grande Reggio del 1927, ridimensionata nel 1933: con gli originari Comuni di Cataforio, Catona, Gallico, Gallina, Pellaro (e le sue 24 frazioni), Podargoni, Rosalì, Salice, Sambatello, Villa San Giuseppe; e privata di Campo Calabro e Fiumara (Comuni autonomi dal 1947), di Villa San Giovanni e Cannitello (unico Comune, appunto, dal ’33).
Nel 2009 è nata la città metropolitana di Reggio, con la sua conseguente area metropolitana. I Comuni di Campo Calabro, Montebello Jonico, Motta San Giovanni e Villa San Giovanni costituiscono, con Reggio, l’agglomerazione principale. Bagnara Calabra, Calanna, Cardeto, Fiumara, Laganadi, Melito Porto Salvo, San Roberto e Scilla, invece, formano l’area di gravitazione principale. Bagaladi, Bova Marina, Condofuri, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Sant’Alessio in Aspromonte e Santo Stefano in Aspromonte, infine, formano i sistemi secondari aggregati, che fanno riferimento ai servizi tirrenici di Palmi e Gioia Tauro. Un’area più vicina e simile alla dirimpettaia area metropolitana di Messina, che riconduce al più volte ventilato Comprensorio dello Stretto (con autonomia politico amministrativa) ed introduce il futuro referendum popolare che potrà determinare il superamento della stessa Provincia.
Soddisfatte le vocazioni del territorio e saggiamente interpretate le aspirazioni dei 540.000 abitanti del Ring metropolitano dello Stretto (1.220.000 della corrispondente area metropolitana) occorrerà dotare la nuova entità territoriale di servizi efficienti e funzionali, e di spazi collettivi confortevoli e ricchi di contenuti culturali, in un apprezzato paesaggio vario ed unico, ancor più multiforme nel versante calabrese, dove i numerosi borghi della costa e dell’entroterra sono collegati alla montagna immediatamente raggiungibile: l’Aspromonte.
Il massiccio è il legante; ogni cittadina ne è la porta naturale; la comunione mare-monte è sempre presente, a Reggio come nelle altre cittadine dell’area metropolitana, ad evidenziare un’ulteriore ricchezza ed unicità. L’Aspromonte è parte integrante ed unificante dell’area, in quanto ne è la matrice.
Se sotto gli aspetti scientifici riveste un considerevole interesse (basti pensare solo alla altissima biodiversità presente nella popolazione anfibia, unica in Italia e forse in Europa), dal profilo paesaggistico l’Aspromonte continua a riservare sorprese agli stessi abitanti locali: le gole e le cascate si alternano in uno sfondo cromatico sempre diverso stagionalmente. I siti di interesse naturalistico (alcuni dei quali formatisi per eventi climatici e successivamente modificatisi) vengono scoperti e riscoperti e visitati non solo dai calabresi. I siti culturali disseminati nei 37 Comuni dell’Aspromonte vengono recuperati e valorizzati.
Il processo di conoscenza e promozione è lento ma evidente. Il Parco Nazionale ha sostituito solo nel 1991 (ufficialmente nel 1994) la precedente Area Aspromontana del Parco Nazionale della Calabria: dopo le attività di divulgazione delle Associazioni Ambientaliste negli anni 1976-’79 – il primo Convegno sull’Aspromonte fu organizzato nel 1976 dal Centro Studi per il Sud e dall’Associazione Ambientalista “Kronos 1991” – (mentre in altre aree del PNC gli organi preposti erano già attivati) e l’inizio di specifiche iniziative di trekking che le stesse Associazioni introdussero nel 1980 – l’introduzione/ideazione del trekking per tutti avvenne nel 1980 ad opera della stessa Associazione Ambientalista –, l’Aspromonte venne finalmente considerato quale Parco a sé stante. Le assemblee per l’individuazione del territorio, che si susseguirono dal ’91 al ’94, si svolsero con grande difficoltà per l’errata convinzione che “tutela” fosse sinonimo solo di “divieto”. Il Parco, dopo una prima fase prettamente auto-organizzativa, si pose da protagonista nel contesto delle aree protette del Mediterraneo e di tutti gli altri Parchi Nazionali italiani (basti pensare che la Comunità delle Comunità dei Parchi, formata da 400 comuni, nacque in Aspromonte). Il marchio di qualità, la moneta dell’Aspromonte, i corsi di giornalismo ambientale: sono alcune delle molteplici iniziative nate col PNA e condotte da chi ha avuto ed ha a cuore la difesa e la valorizzazione della nostra montagna. Le iniziative per la promozione delle aree protette (oggi una realtà diffusa in Italia, condotta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con l’apporto di diverse Associazioni Ambientaliste) furono ideate e realizzate per la prima volta sempre qui, in Aspromonte, con iniziative come Aspromonte Vivo (“Aspromonte Vivo” fu ideato e realizzato da Accademia Kronos-Calabria nel 2001 e nel 2006) o Parchi Vivi (negli anni successivi – 2007, 2008) AK nazionale effettuò due edizioni di “Parchi Vivi” in Aspromonte, Liguria, Piemonte, Lazio, Basilicata).
Il genio reggino si è attivato ancora una volta, ma lo ha fatto in loco, senza disperdere nel mondo inventiva e capacità, radunando ed accomunando, là dove ha potuto, collettività calabresi ed italiane: trasmettendo e facendo recepire un nuovo amore per la montagna, anche per sconfiggere la pluriventennale (ed arbitraria, ma strategicamente voluta) azione di depistaggio e denigrazione.
L’interesse per l’Aspromonte, non solo naturalistico, non solo culturale, ci riporta alla storia locale degli spostamenti insediativi mare – monte (per la maggiore sicurezza da escursioni esterne provenienti dal mare) e viceversa (per incrementare gli assi viari costieri ed allontanarsi dalle alluvioni); e ci fa osservare nel più corretto modo il ruolo unificante delle fiumare che collegano naturalmente, da sempre, la montagna ed il mare.
Il carattere della nuova città metropolitana è rafforzato e completato dalla evidenziata fascia montana. Ma l’area non è ancora unificata: le cittadine situate a 500 o 600 metri slm non sono collegate tra loro, e la particolare conformazione morfologica del territorio favorisce prevalentemente gli scambi lungo l’asse costa – entroterra, da ciascun borgo al mare. È fin troppo evidente che la proposta da noi più volte divulgata (e non solo nostra) di realizzazione di una strada pedemontana che colleghi proprio quelle cittadine tra di esse, rimane valida e sempre più attuale: i collegamenti non riguarderebbero gli stessi borghi pedemontani, ma l’intera provincia, o, per meglio dire, l’intera area metropolitana.
La futura (ed auspicata) pedemontana potrebbe essere utilizzata anche da chiunque volesse raggiungere un qualsiasi luogo della costa, partendo da un altro luogo della stessa costa, riducendo di tre o quattro volte i tempi di percorrenza. Quasi ogni territorio comunale costiero si estende in Aspromonte, come fetta di un’unica torta, e contiene tutte le caratteristiche montane oltre che costiere. La strada a mezza quota è evidentemente più breve (percorsi di pochi minuti per raggiungere qualsiasi luogo sui 500 metri): la discesa e la risalita da essa (eventualmente potenziate e snellite anch’esse) non appesantirebbero l’itinerario, che rimarrebbe lontano dal traffico costiero abituale.
L’area metropolitana di Reggio si completa quindi, e si arricchisce con fascia montana, la quale estenderà il suo ruolo alla successiva area metropolitana dello Stretto, in quasi totale assenza di un corrispettivo (montano) messinese.
L’organizzazione della nuova (attuale) città metropolitana dovrà rappresentare un ulteriore mezzo per l’incentivazione degli scambi con l’esterno. Reggio si trova al centro del Mediterraneo, in una posizione strategica invidiabile (ed invidiata, nella storia passata) che ci consentirebbe di raggiungere (in volo) tutte le località dell’Europa, dell’Africa settentrionale, del Medio Oriente e dell’Asia Minore. Ma la città ha vissuto troppo a lungo in un deleterio isolamento: non è possibile, per il cittadino qualsiasi, salire sull’auto e raggiungere un altro Stato (come potrebbero fare invece i milanesi, o gli udinesi o i genovesi, etc.), né percorrere pochi chilometri e trovarsi in un’altra grande città dopo aver attraversato molti borghi e villaggi (ed aver scambiato percezioni ed idee). I riferimenti sociali dei reggini, per molti anni, sono stati i pochi simili vicini, anch’essi isolati.
Noi sappiamo che ogni singolo individuo, attraverso lo scambio sociale e culturale, può incrementare la sua conoscenza, ma soprattutto può migliorare la sua maturità intellettiva. Sappiamo anche che l’acquisita maturità di tanti singoli conduce inevitabilmente all’accelerazione del progresso collettivo: nelle società nelle quali si praticano costantemente attività di scambio, il progresso è più veloce rispetto alle altre, maggiore è la creatività, vi è più produttività e benessere. La Città Metropolitana Multiquota, nella quale noi oggi viviamo, dovrà quindi essere “collegata” con il mondo, attraverso voli frequenti e dai costi contenuti, per consentire a tutti di conoscere (e di apprezzare, così com’è avvenuto per il patrimonio naturalistico aspromontano) l’altro (francese, spagnolo, marocchino, algerino, tunisino, libico, egiziano, israeliano, libanese, siriano, turco, greco, macedone, albanese, bosniaco, croato, sloveno: per iniziare dal Mediterraneo). Ma soprattutto per far conoscere all’altro il nostro territorio e l’atavica ospitalità.