Catanzaro. Una nota diffusa da Francesco Bilotta, presidente della sezione calabrese dell’Asa rende noto che “Da lunedì prossimo, 27 settembre, i cittadini calabresi dovranno pagare per intero le prestazioni sanitarie nelle strutture private accreditate, aderenti all’Asa Calabria, vale a dire nella maggioranza degli ambulatori di analisi, studi radiologici e specialistici accreditati delle province di Cosenza e Vibo Valentia ed alcuni dei più autorevoli della provincia di Reggio Calabria. Una decisione sofferta, questa, che si èresa, però, necessaria per il silenzio della Regione sul problema delle insufficienti risorse finanziarie da destinare alla salute dei cittadini. Quanto ha già stanziato la Giunta regionale è stato appena sufficiente a remunerare l’attività dei primi sei mesi di quest’anno. Da tempo va avanti un dialogo con la Regione che, pur avendo riconosciuto la nostra difficoltà a proseguire nell’assistenza sanitaria, non ci ha fornito risposte. Una conferma al fatto che la specialistica ambulatoriale accreditata in Calabria è da sempre economicamente sottovalutata, rispetto a quanto previsto dalle linee guida nazionali, di almeno il 40%. Per essere ancora più chiari, gli operatori privati calabresi, nel 2009, hanno erogato 12 milioni di prestazioni, a fronte degli 8 milioni delle strutture pubbliche, per un totale di 20 milioni. Se si pensa che la proposta di Piano Sanitario Regionale del 2006 programmava per quell’anno ben 24 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale per la popolazione, è evidente che siamo sempre rimasti al di sotto di quanto previsto, con un risparmio già piuttosto notevole. Per questo motivo non riusciamo a comprendere perchè i tagli della Regione vengano indirizzati verso un settore sanitario che rispetta la programmazione, quando, invece, sono altri i settori che sforano le previsioni di spesa e su cui dovrebbe abbattersi la mannaia dei tagli. Di fatto stiamo da tempo finanziando il Servizio Sanitario Regionale anticipando tutti i costi dell’attività, gli stipendi, i reagenti, e tutto il resto. Non possiamo piu’ permettercelo. Non possiamo più garantire nè l’assistenza alla popolazione nè i livelli occupazionali delle nostre strutture. Quella del pagamento per intero delle prestazioni e’ una scelta a cui siamo costretti, ma che non vorremmo adottare”.