Bagheria (Palermo). La Compagnia di Bagheria nell’ambito delle proprie attribuzioni di polizia economico finanziaria ha sviluppato una complessa indagine finalizzata all’individuazione di irregolarità nell’erogazione e percezione delle indennità a sostegno del reddito, corrisposte nel settore agricolo dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
L’indagine, che si è protratta per circa un anno, ha consentito di accertare un’ingente truffa ai danni dell’INPS, che si è sviluppata su un doppio versante: quello delle indennità di disoccupazione, indebitamente erogate ai braccianti e quello del mancato versamento all’INPS dei contributi previdenziali da parte delle ditte datori di lavoro dei braccianti.
In particolare, nel contesto delle indagini, sono state individuate tre ditte coinvolte nella truffa: due di queste, cosiddette cartiere e rette pertanto da soggetti puramente prestanomi, erano state appositamente costituite da terzi soggetti con il solo scopo di permettere a falsi braccianti agricoli di percepire indebite indennità di disoccupazione erogate dall’INPS, nonché conseguire contributi previdenziali utili ai fini pensionistici.
Anche la terza ditta oggetto d’indagine, pur qualificandosi formalmente quale azienda agricola in attività, condotta dallo stesso titolare, ancorché assolutamente inadempiente rispetto agli obblighi fiscali e contributivi, sulla base del quadro investigativo delineato avrebbe consentito il fittizio impiego di numerosi braccianti agricoli.
Si tratta, in sintesi, di ditte “fantasma” in quanto, oltre a essere gestite da meri prestanome (in due casi), sono risultati essere prive di struttura operativa e di beni strumentali; inoltre sono risultati totalmente inadempienti agli obblighi fiscali.
Nel corso delle indagini è stato accertato addirittura che alcuni dei falsi braccianti avevano sborsato cospicue somme di denaro – come da taluni di essi dichiarato – pur di farsi assumere cartolarmente, nell’ottica di beneficiare, da un lato, delle indennità a sostegno del reddito erogate dall’INPS e, dall’altro, conseguire contributi previdenziali utili ai fini pensionistici. Il tutto senza avere mai prestato una sola giornata lavorativa.
I Finanzieri hanno anche accertato che le ditte ispezionate hanno denunciato all’INPS l’impiego di braccianti agricoli per un numero di giornate lavorative superiore a quelle massime consentite sulla base delle caratteristiche e delle dimensioni dei terreni nella loro presunta disponibilità. In un caso in misura superiore al 600% dell’effettivo fabbisogno, quest’ultimo determinato dall’applicazione dei parametri previsti dalle tabelle di ettaro coltura.
In ragione delle fattispecie penalmente rilevanti individuate, si è proceduto a denunciati alla Procura della Repubblica di Termini Imerese 36 soggetti di cui :
– 14 soggetti per le ipotesi di reato di cui all’art. 640 bis C.p. (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche);
– 22 braccianti agricoli per il reato di cui all’art. 316 ter C.p. (indebita percezione di erogazioni a danno dello stato), in alcuni casi è scattata la denuncia per i reati di cui agli artt. 482 C.p. (falsità materiale commessa dal privato) e 483 C.p. (falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico).
Le indennità di disoccupazione indebitamente percepite dai braccianti agricoli – circa 373 mila Euro ai quali si aggiungono circa 100 mila Euro di contributi dovuti e non versati dai sostituti d’imposta, che costituiscono l’ammontare della truffa, verranno segnalate ai competenti uffici al fine di avviare l’iter previsto per il recupero alle casse dell’Erario.
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