Reggio Calabria. L’operazione Agathos, che ha portato questa mattina all’esecuzione di cinque provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, ha svelato il meccanismo, uno dei tanti, con cui le cosche si accaparrano quel sostegno sociale senza il quale cadrebbe il muro di omertà da cui sono circondate.
Nella fattispecie, la cosca Tegano aveva individuato il suo “ufficio di collocamento” ai danni della “New Labor”, società di gestione della manutenzione e pulizia dei convogli ferroviari per conto di Trenitalia. Gli inquirenti hanno documentato il controllo asfissiante della cosca Tegano sulle assunzioni e sui reclutamenti della “New Labor”: definito un ingegnoso ed efficacissimo sistema di controllo “sociale” di vaste aree della popolazione.
Del resto si sa, a Reggio Calabria la popolazione aspira da decenni ad un impiego “stabile” e potenzialmente duraturo: il posto fisso.
Ed è su tale fame di occupazione che ha fatto leva, per anni, la cosca, rendendosi responsabile di spregevoli ricatti al fine di ottenere la disponibilità di “manovalanza” disposta a fornire appoggio e disponibilità, con le modalità più eterogenee, ai vertici della cosca Tegano, ricambiando il favore di un posto di lavoro.
Come più volte è stato osservato, la criminalità organizzata si prende quegli spazi lasciati liberi dallo Stato. Anche in questo caso, osserviamo, la cosca non ha fatto altro che provvedere, coi suoi metodi e coi suoi interessi illeciti, a un fabbisogno della popolazione cui le istituzioni avrebbero dovuto provvedere. Con l’aggravante che le istituzioni hanno il preciso dovere di farlo. È del tutto evidente che non basta solo reprimere, occorre creare, se si è capaci di farlo, quelle condizioni di sviluppo capaci di alimentare realmente l’humus per il sereno svolgimento della vita civile. Quella stessa classe dirigente incapace, almeno questa volta, ci risparmi il plauso alle forze dell’ordine, e si faccia in religioso silenzio un serio esame di coscienza.
Fabio Papalia