Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria). I Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica (RC) agli ordini del capitano Vincenzo Giglio, nel primo pomeriggio, all’esito di una mirata perquisizione domiciliare, hanno rintracciato, nascosto tra alcuni mobili accatastati in un’ala in ristrutturazione della sua abitazione, e tratto in arresto, il latitante Vincenzo Albanese, di 20 anni, irreperibile dal 4 ottobre del 2009, quando, unitamente a Salvatore Femia cl. 1989, si rese responsabile di concorso in tentato duplice omicidio ai danni di I.G. cl. 1949 e suo figlio I.N.. cl. 1991, perché Salvatore Femia non accettava una relazione sentimentale tra sua sorella minore e il giovane I.N..
Ricostruiamo il fatto. Era domenica pomeriggio, 4 ottobre del 2009, e i congiunti I.G e I.N., con un loro parente, si stavano recando a casa dei Femia per la conoscenza ufficiale delle famiglie in relazione alla “frequentazione” della minore Femia e di I.N.. Lungo la strada che da Gioiosa Jonica porta a Marina di Gioiosa Jonica, in contrada Bernagallo, padre e figlio vengono fermati da Salvatore Femia, che era in compagnia di Albanese, affrontati a muso duro. In particolare il Femia non gradiva che sua sorella fosse corteggiata e non perdonava al giovane I.N. il fatto che si fosse fatto vedere in giro tenendo la mano della sorella. Ne nasce un diverbio all’esito del quale il Femia tira fuori una pistola cal. 7.65, con matricola abrasa, e spara verso l’auto dei due, i quali si danno a precipitosa fuga. I due malcapitati vengono colpiti alla testa ed alla coscia, ma non in maniera grave, mentre la loro auto risulta crivellata di colpi di pistola. Viene lanciato l’allarme ed immediatamente i Carabinieri di Roccella Jonica, di Marina di Gioiosa Jonica e Gioiosa Jonica, col supporto di un elicottero dell’8 Nec di Vibo Valentia, avviano la caccia all’uomo: vengono perquisite le abitazioni dei due giovani, quelle dei loro familiari e dei loro amici, ma dei due nessuna traccia ed allora vengono effettuate battute nelle campagne circostanti i due centri dell’alta locride. Le perquisizioni vanno avanti per giorni e, alla fine, nella tarda serata del 7 ottobre, accompagnato dal suo legale, si costituisce presso i Carabinieri di Roccella Jonica Salvatore Femia che, spontaneamente, indica il luogo dove era stata nascosta la pistola: era in un rovo nei pressi della sua abitazione ed è risultata un’arma clandestina perché aveva la matricola punzonata. Nel frattempo i Militari continuano le investigazioni a carico di Albanese: i suoi familiari dicono di non sapere dove si trovi. La sua latitanza aggrava la sua posizione e così il 9 ottobre successivo il Gip presso il Tribunale di Locri, su richiesta del pm Rosanna Sgueglia, emette un’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Nel pomeriggio del 29 settembre, a quasi un anno di distanza, i Carabinieri scrivono la parola fine ad un fatto grave frutto di futili motivi: all’ennesimo servizio di perquisizioni presso le abitazioni di parenti ed amici del catturando, a casa dei genitori, in un’ala ancora in costruzione, dove erano stati accatastati dei mobili in disuso e materiale vario, nascosto tra alcune nasse da pesca, viene rintracciato Vincenzo Albanese: immediatamente scattano le manette ai suoi posi e, dopo le formalità di rito, il giovane viene condotto presso il Carcere di Locri.
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