Catanzaro. Il velo è stato finalmente sollevato. Dopo dichiarazioni e balletti di cifre, dopo manifestazioni di protesta e contestazioni, il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti ha spiegato oggi le scelte assunte dall’esecutivo regionale in relazione al Piano di rientro dal deficit nel settore della sanità. Provvedimenti che si rendevano necessari, ma che non mancheranno di innescare ulteriori polemiche. Il fulcro delle misure contenute nel Piano è sintetizzabile nei numeri snocciolati da Scopelliti: “Diciotto ospedali da riconvertire, 1.200 posti letto in meno, 100 mila ricoveri in meno; una riorganizzazione che prevede tre ospedali Hub, otto Spoke, quattro ospedali generali, quattro montani e 14 ospedali distrettuali”. Si riparte da qui, da una radicale riorganizzazione della rete ospedaliera per ripianare le dissestate casse regionali. Nell’incontro di oggi non sono mancati riferimenti al passato, ma con uno sguardo rivolto ad un futuro in cui garantire ai cittadini calabresi un servizio sanitario che sia autenticamente efficace, affidabile e sfrondato dagli sperperi che ne hanno segnato il percorso fino all’attuale crac finanziario. I punti più delicati, è inutile nasconderselo, riguardano le riconversioni con relativo ridimensionamento delle strutture ospedaliere. Una misura, questa, che prevede un doppio step in base al quale saranno in un primo momento sei le strutture oggetto del mutamento di ruoli e funzioni voluto dalla Giunta: gli ospedali di Chiaravalle, Palmi, San Marco Argentano, Siderno, Soriano Calabro e Taurianova. Entro due anni, la razionalizzazione del servizio sanitario regionale passerà, invece, attraverso la riconversione dei nosocomi di Acri, Cariati, Lungro, Mormanno, Oppido Mamertina, Praia a Mare, Rogliano, San Giovanni in Fiore, Scilla, Serra San Bruno, Soveria Mannelli e Trebisacce. Era necessario compiere delle scelte e lo si è fatto. Un’operazione impopolare che ha obbligato in questa fase Scopelliti e la sua maggioranza ad appellarsi al senso di responsabilità ed all’abbandono degli interessi localistici. In ballo c’era, e c’è tuttora, un disegno più ampio, che certo necessita di essere misurato con il metro dell’efficienza e dell’efficacia del servizio reso, ma che non poteva più essere procrastinato nel tempo. Affondare nelle incrostazioni storiche della sanità calabrese è un rischio che sempre si nasconde dietro l’angolo delle clientele e del piccolo cabotaggio, ma spezzare il filo della condivisione delle scelte e delle politiche adottate può adombrare pericolosi scollamenti con le comunità. Anche oggi, del resto, è proseguito il rosario delle manifestazioni di protesta, a Catanzaro dove Scopelliti annunciava i diversi provvedimenti e dove si sono recati diversi Sindaci per esprimere il loro pubblico dissenso rispetto alle misure approntate ed a Cariati dove i cittadini continuano ad occupare la strada statale 106. E’ anche a queste reazioni che Scopelliti pensava quando ha fatto riferimento alle “profonde incomprensioni ed alle grandi strumentalizzazioni” che si sono succedute in questa fase, sebbene il Presidente della Regione avesse nitidamente nel mirino coloro che hanno retto le sorti della Calabria negli anni scorsi e che si sono schierati contro l’attuazione dei provvedimenti illustrati oggi. Partendo dalla circostanza che le misure contenute nel Piano portano la data del 17 dicembre 2009 e che, di conseguenza erano state sposate dagli oppositori di oggi, Scopelliti ha ricordato che ciò era avvenuto “dopo una concertazione di oltre dieci mesi con il Governo nazionale, con Agenas e con i dipartimenti; quindi il primo piano è stato rinviato e poi finalmente sottoscritto. Per questo è preoccupante vedere dei colleghi consiglieri regionali, non tanto i Sindaci, che fino a sei mesi fa erano nella maggioranza sostenere che disconoscono il piano di rientro e non ne hanno contezza”. Ritardi che, ha aggiunto Scopelliti sono stati forieri di conseguenze negative. Il Presidente ha spiegato, infatti che ”Il mancato conseguimento degli obiettivi di Piano ha impedito finora l’erogazione di finanziamenti che vengono definiti di premialità per circa 800 milioni di euro. Se la Regione avesse rispettato gli impegni sul Piano entro la fine di giugno, ci saremmo trovati nella condizione di avere circa il 40%, intorno a 300 milioni di euro, erogati da parte del Governo, mentre i restanti 480 milioni li avremmo potuti incassare dal 15 luglio in poi. A queste risorse si aggiungono altre che sono bloccate e sono relative agli anni 2008 e 2009”. Del resto, i numeri sono lì nella loro apparente asettica freddezza a rimarcare che negli ultimi tre anni è stato registrato un deficit medio pari a 280 milioni di euro. Cifre insostenibili su cui era impossibile tergiversare ulteriormente in un contesto, peraltro, in cui il commissariamento della sanità impediva di ampliare gli stretti margini di manovra su cui ci si è mossi. Le risorse languono e certo il Piano non poteva esaurirsi con la razionalizzazione della rete ospedaliera. La sistemazione dei conti, infatti, si fonda su un taglio drastico dei costi connessi alla spesa farmaceutica e dei posti letto che oggi sono 7.600 e che a regime diventeranno 6.400. A questo si accompagnerà un netto calo dei ricoveri che dai 400 mila attuali scenderanno a 300 mila. Di contro, si provvederà a rendere sempre più centrale nell’economia del servizio sanitario regionale il servizio offerto dall’elisoccorso su cui Scopelliti punta deciso attraverso la costituzione di diverse sedi dislocate sul territori. La sfida è solo all’inizio, i risultati saranno osservati e giudicati dai cittadini.
Foto Attilio Morabito