Italia dei Valori: ieri si è svolto il convegno su federalismo, Mezzogiorno e unità nazionale

Reggio Calabria. Il federalismo ribalta completamente la piramide istituzionale dando il primato di poteri e competenze ai comuni, alle province e alle regioni, lasciando in coda lo Stato, così  trasformato in uno Stato federale a tutti gli effetti. E fin qui, nulla da eccepire, ma andando più a fondo i problemi vengono fuori. Di questo si è parlato ieri pomeriggio al convegno promosso e organizzato dal dipartimento regionale della cultura e istruzione dell’Italia dei Valori di cui è coordinatore il professor Giuseppe Caridi che ha promosso una giornata di riflessione su “Il Mezzogiorno tra federalismo e unità nazionale” e parla di questa riforma come la più grande che ci sia dopo l’unità d’Italia ed è un processo che deve essere guidato dalla politica, al quale però la cultura può dare un buon contributo. “Noi dell’Italia dei Valori- afferma Giuseppe Giordano, capogruppo dell’Idv in Consiglio regionale- abbiamo introdotto norme qualificanti per un federalismo virtuoso e, grazie ai nostri emendamenti, si è  sventato il rischio di un federalismo spendaccione. Non ci potranno essere, infatti, aumenti di spesa e di pressione fiscale neanche nella fase transitoria e si è resa effettiva la possibilità per i cittadini di controllare la spesa degli enti pubblici, che è il presupposto per un vero federalismo.  “Italia dei Valori ha contribuito a sventare il rischio–continua Giordano- di un federalismo dai contrapposti egoismi, del Nord contro il Sud, ottenendo misure di perequazione che tengano conto non solo della minore ricchezza di alcune regioni, ma anche di altri elementi strategici, come l’arretratezza infrastrutturale o dei servizi.  E’ giusto che le aspettative dei cittadini non vengano tradite e che il Sud con il federalismo possa crescere e liberarsi da amministratori disonesti e il Nord altrettanto”. A seguire, l’intervento più atteso del professor Domenico Da Empoli dell’università La Sapienza di Roma che non è invece entusiasta del progetto del federalismo e vorrebbe rallentare i tempi per consentire alla burocrazia di reggere il passo di un cambiamento così radicale. “L’idea in sé- dice Da Empoli- non è sbagliata ma noi non abbiamo le strutture per aderire così velocemente a questa grande riforma dello Stato che dovrebbe razionalizzare e responsabilizzare gli amministratori,ma con le adeguate risorse e, soprattutto, non si dovrebbero applicare i criteri standard delle regioni virtuose ai quali, già da ora, la Calabria nel settore della sanità, fa fatica a conformarsi. Questo tipo di riforma può andar bene per Paesi già in buona salute come la Svizzera, ma l’Italia ancora non è adeguata. Il timore che ho è che si sottovalutino le risorse necessarie per governare e infatti si pensa già, almeno per le regioni più deboli di applicare nuove tasse per l’autogestione”. Spunti di  riflessione sono poi scaturiti dall’analisi del  professor Josè Gambino dell’Università di Messina che ha sottolineato il rischio che ci sarebbe  se il federalismo non venisse applicato in modo solidale, contribuendo ad aumentare il divario tra nord e sud”. E’ stato  Ignazio Messina, deputato e commissario regionale dell’Idv in Calabria a   concludere il dibattito e lo ha fatto spiegando :  “Sono un meridionale stanco di piangermi addosso, ma non voglio essere preso in giro dal capo della Lega, ministro delle Riforme, che parla del ‘Regno del Nord’ e vende il loro federalismo come panacea di tutti i mali, anche per il sud. Questo  la dice lunga sulla volontà di fare una riforma a favore del meridione. Noi siamo d’accordo per un tipo di federalismo che sia solidale con tutte le regioni che partono dallo stesso nastro di partenza, solo così si crescerebbe e si creerebbe sviluppo omogeneo, evitando di avere regioni di serie A e di serie “”.

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