Operazione Agathos. Le intercettazioni sul sindacalista Uiltrasporti Antonino Barillà

NELLA: senti.. è uscito sul web.. su internet.. un articolo su di noi.. firmato Antonio Barillà…
ANTONIO: ah..! Bravo Antonio Barillà!
NELLA: “treni: dipendenti cooperativa New Labor annunciano lo stato di agitazione”.. c’è una bella foto del treno.. e poi un grosso articolo…sì.. su newz.it

di Fabio Papalia
Reggio Calabria. Nel comunicato stampa inviato il 26 febbraio 2010 ad alcune testate giornalistiche locali, Antonino (Nino) Barillà, in qualità di segretario regionale della Uiltrasporti, metteva in atto una ritorsione verso Antonio Dimo, dirigente della cooperativa “New Labor”, reo di ritardare nel corrispondergli la tangente mensile di 1800 euro. Il comunicato stampa, ufficialmente, denunciava il mancato pagamento degli stipendi di gennaio, ma sotto sotto, il destinatario era Dima, al quale Barillà in tal modo preannunciava una dura battaglia, potendo contare su argomenti molto convincenti.
Ovviamente il tutto alle spalle delle ignare maestranze del comparto ferroviario iscritte alla Uiltrasporti, che non potevano immaginare il fine ultimo del proprio segretario regionale: non potevano sapere che i loro legittimi diritti sindacali erano divenuti uno straordinario strumento di pressione utilizzato da Barillà per poche migliaia di euro al mese.

È questa la ricostruzione degli investigatori della Squadra Mobile, che questa notte (precisamente ieri sera secondo la Questura) hanno eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere, in pratica ultimando l’indagine Agathos, contro presunti affiliati alla cosca Tegano. Tra i destinatari, 8 erano già in carcere, mentre tra i 4 finiti ieri in manette, figura il sindacalista Antonino Barillà. Barillà non è considerato intraneo alla cosca Tegano, è accusato di avere costretto i Dima a versargli la tangente, ma gli viene contestata l’aggravante (art. 7 D.L. n. 152/91 convertito in L. 203/91) di avere agevolato l’attività della cosca Tegano, e di essersi avvalso delle modalità mafiose.

Dalla lunga sequela di intercettazioni telefoniche sull’utenza di Barillà, gli investigatori ne traggono un quadro di una persona che “con disarmante puntualità” faceva da contraltare alle consuete tattiche dilatorie di Antonio Dima, il quale non sempre aveva la liquidità necessaria per far fronte al pagamento della tangente. Barillà tempestava Dimo di telefonate, sms, messaggi nella segreteria telefonica.
Barillà avrebbe costretto i fratelli Dimo (Antonio e Gianfranco) a versare somme di danaro a titolo di tangente, per un importo non inferiore a 1.800 euro mensili, in cambio della omessa trasmissione – in qualità di sindacalista della società Trenitalia S.p.A. – delle segnalazioni relative alle violazioni al Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Di seguito l’intercettazione telefonica del 16 dicembre 2009, alle ore 18.23, tra Antonino Barillà e Gianfranco Dimo:
BARILLÀ : no ma glielo dica .. non si fa così .. no ? .. io ho fatto la lettera .. tanto per essere chiari .. e l’ho mandata solo a lui non l’ho mandata .. ho messo tutti gli indirizzi però non l’ho mandata … /
DIMO G. : và bene … /
BARILLÀ : da nessuna parte .. no ? .. però se mi fa incazzare domani mattina la mando dappertutto … /
DIMO G. : no .. no .. assolutamente … /
BARILLÀ : eh .. eh .. insomma … /


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