Brancaleone (Reggio Calabria). Eccezionale mostra di frutta antica presso Palazzo Valentini, sede della provincia di Roma. La mostra sulla biodiversità è stata organizzata dal presidente dell’Associazione Patriarchi della Natura in Italia, Sergio Guidi, dal segretario Andrea Gulminelli e dell’amministratore Gabriele Piazzoli. I frutti della Calabria e della Locride in particolare esposti in un apposito stand hanno calamitato l’attenzione dei visitatori per la ricchezza dei biotipi in mostra. Il tavolo, con esposti i vari frutti, è stato allestito da Orlando Sculli di Brancaleone, professore di materie letterarie in pensione, esperto di agronomia. Alla mostra hanno partecipato, anche, le regioni dell’Emilia Romagna, del Lazio e della Puglia. Secondo Sculli, “ciò che ha fatto impressione è stata la ricchezza dei frutti inusuali rappresentati ed il disinteresse per il rischio imminente di alcuni varietà vegetali vicini all’estinzione”. Infatti, Sculli, intervistato da note testate giornalistiche, ha evidenziato come in Calabria non esista una politica pronta a salvare il prezioso germoplasma vicino a scomparire. Tra i frutti esposti sul tavolo della Calabria figuravano trenta varietà di grappoli da vino, dieci da tavola, gustati in seguito nell’enoteca annessa al Palazzo Valentini, cinque varietà di fico d’India tra cui il rarissimo da “rocca” di Brancaleone ed il “petriso” di Ferruzzano, alcuni frutti di bergamotto, altri di cedro, varietà Diamante, di cui si servono i rabbini di tutto il mondo per celebrare la festa del Sukkout, i piccolissimi fichi catalani, le annone, i melograni neri di Palazzi, l’ellena, un cachi dalla forma di provoletta di Acconia di Curinga, sette varietà di olive dell’area grecanica, tre varietà di mele invernali, altrettanti di pere autunnali, tra cui le deliziose pere del paradiso, tipiche di Antonimia. Anche le lenticchie nere sono state al centro dell’attenzione, dichiarate estinte in un convegno internazionale svolto ventidue anni addietro e di cui il dottor Bruno Traclò, di Bova,possiede ancora tre kg. di semi. Sculli ha rimarcato che l’estinzione o meno sta nelle mani del suddetto custode di biodiversità. L’esperto di agronomia ha evidenziato, poi, che era stato esposto un enorme grappolo della trifora(tri mani) di cui parlo Plinio il Vecchio quasi duemila anni fa. Erano presenti dei peperoncini piccanti, ritenuti a torto il simbolo della Calabria e alla fine hanno tenuto banco le melanzane verdi di Bianco e quelle rosse di Mormanno, mentre non mancavano quelle viola della Locride. Accanto alle rosse oblunghe di Mormanno sono state messe in evidenza quelle ugualmente rosse ma sferiche di Rotonda in provincia di Potenza; esse ormai, da diversi anni, costituiscono un prodotto DOP della Basilicata, che protegge amorevolmente i propri beni vegetali. Dal canto loro, sempre secondo le affermazioni di Sculli, le altre regioni esibivano i propri prodotti con grande attenzione. L’Emilia Romagna faceva sfoggio di un grappolo di uva marrone, di cui esistono pochi esemplari protetti e diffusi, mentre spiccavano le mele cocomerine, dalla polpa rossa come i cocomeri; i laziali esibivano le piccole pere dell’Imperatore Adriano e microscopiche pesche noci, mentre i pezzi forti dei pugliesi risultarono essere le numerose varietà di fichi ed un’ enorme ghianda intrappolata dentro una cupoletta simile ad un riccio di castagno. Al ritorno da Roma, Sculli, ha esternato la propria soddisfazione perché i prodotti calabresi hanno riscosso un buon successo.
Agostino Belcastro