Palermo. Quarantotto centri in rete per favorire un’assistenza d’avanguardia ai malati di epatite B cronica. E’ la prima esperienza di questo tipo in Italia e nasce oggi in Sicilia, grazie alla partnership di durata triennale tra l’Azienda ospedaliera universitaria policlinico Paolo Giaccone di Palermo e Bristol-Myers Squibb, con il patrocinio dell’assessorato alla Salute della Regione siciliana. La Regione è già stata protagonista di forme di accordo pubblico-privato ad esclusivo vantaggio del cittadino. La rete nasce dalla considerazione del fatto che la Sicilia è una delle Regioni italiane con il maggior numero di persone colpite da epatite B, con circa 50.000 portatori del virus dei quali intorno a 10.000 presentano malattie croniche del fegato causate dall’infezione. La Rete epatologica avvantaggerà di molto i siciliani residenti in zone lontane dalle strutture centrali, fino ad ora costretti anche a lunghi percorsi, talora in strade non facili da praticare, per raggiungere i centri di cura. “Grazie alla rete epatologica – ha detto stamani il prof. Antonio Craxi, responsabile scientifico della rete per l’epatite B cronica – anche le strutture più piccole dell’isola potranno garantire un’assistenza completa e ottimale. Sulla qualità dell’assistenza ha finora influito negativamente il fenomeno della migrazione interna, con pazienti costretti a lunghe trasferte da zone periferiche per essere curati nelle strutture centrali più organizzate. La rete risolverà questi inconvenienti”. “Il processo di riqualificazione dell’assistenza sanitaria in Sicilia – ha detto l’assessore alla salute Massimo Russo – ha come presupposto fondamentale la tutela del diritto alla salute del cittadino e deve garantire alcuni principi di base quali l’universalità, il rispetto della libertà di scelta, il pluralismo erogativo, l’equità di accesso alle attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione”. Secondo Russo, questa visione dell’assistenza può essere realizzata attraverso il contributo imprescindibile delle strutture e dei professionisti coinvolti, integrati in una logica di rete che consenta, da un lato di offrire prestazioni di elevata qualità, contrastando le disuguaglianze assistenziali e la frammentarietà dei servizi, dall’altro di ottimizzare le risorse. “Questo il motivo – ha aggiunto l’assessore regionale alla Salute – per il quale si sono diffuse il Sicilia le reti assistenziali, che non rappresentano solo uno strumento di innovazione del sistema in termini di efficacia, efficienza e qualità, ma costituiscono anche un’opportunità di innovazione culturale e professionale”.
Palermo. Nasce in Sicilia la prima rete italiana per l’epatite b
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By aci
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