Ilaria, donna mediterranea (dai fianchi larghi) sembianze da criceto con la forza di volontà di un tirannosauro; Fabia, la sua migliore amica; Simone, agente immobiliare imbranato; Luca, già fidanzato di Ilaria scappato con un’australiana; Francesco Maria, conte; nonna Ada detta nonnuzza; Davide e Rosario, movimentata coppia gay. Mescolate il tutto e immaginateli a Catania: una città briosa, vivace e libera. Un singolare incrocio tra fantasia mediterranea e libertà nordica. Stiamo parlando di Una vita (quasi) normale. Anzi due di Eva Ricciuti (pp. 226 € 13,50) edito da Albatros. Ilaria è il sole attorno al quale ruotano tutti gli altri. Lavora nell’agenzia di viaggi del fratello, gestita dalla cognata Agata. I rapporti tra le due cognate sono scintillanti e causano a Ilaria continui rimproveri da parte dei genitori. Per fortuna, al suo fianco c’è sempre nonna Ada, nonnuzza, che la vizia con squisiti manicaretti, la consiglia con la sua antica saggezza popolare e la sostiene nelle scelte. Come quando, tra lo sconcerto dei genitori, rinuncia alle nozze con il conte Francesco Maria. Il suo sogno è fare la hostess: l’ostessa dice nonnuzza. Per questo si reca in un villaggio turistico a Sharm el Sheik per partecipare a una selezione. Qui si ritrovano tutti: Fabia fidanzata con Francesco Maria ma incinta di Ulysses, cubano maestro di ballo; Simone per un corso per agenti immobiliare; Luca con la compagna australiana; Rosario cacciato da Davide per un suo presunto tradimento. Quello che succede è inimmaginabile: una sarabanda di eventi degni di un film dei fratelli Marx. Ma tutto è bene quel che finisce bene: infatti, ciascuno concretizza il sogno nel cassetto. Perché sognano di giorno e, come insegnava Lawrence d’Arabia, chi sogna di giorno è pericoloso perché alla fine realizza i propri sogni.
Tonino Nocera