‘Ndrangheta. La Russa: «Sì ai militari a Reggio Calabria»

Roma. Sì all’invio dei militari a Reggio Calabria. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che in passato aveva già dato segnali di disponibilità all’ipotesi, ha ribadito nel corso della trasmissione Porta a Porta il suo sì all’invio dei militari in città, dopo l’ultima intimidazione al procuratore Giuseppe Pignatone. La Russa ha spiegato che «o si utilizzano i militari dell’operazione “strade sicure”, e quella è una decisione del comitato dell’ordine e della sicurezza», o ci dovrà essere «un nuovo provvedimento del governo».

Non sarebbe la prima volta dell’Esercito italiano in città, dai tristissimi ricordi dei carri armati durante la rivolta di Reggio degli anni ’70, all’impiego dei militari in funziona anti-‘ndrangheta a metà degli anni ’90. Non hanno vinto la “guerra” contro la ‘ndrangheta ieri, non la vinceranno nemmeno oggi.
Dover far ricorso ai militari per mantenere l’ordine pubblico e assicurare il controllo del territorio, rappresenta già di per sé una sconfitta per lo Stato. Tanto più perché non si tratta di arginare una contingenza temporanea, come ad esempio la presenza degli immigrati in rivolta a Rosarno, che pure in quel caso furono tenuti a bada dalle sole forze dell’ordine. La ‘ndrangheta affonda le sue radici antichissime nella storia della Calabria. Combatterla efficacemente significa approntare quei rimedi strutturali, un mix illuminato di sviluppo economico, prevenzione, repressione, fattore culturale, che nulla hanno in comune con la presenza dei militari.

Fabio Papalia

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