Lercara Friddi (Palermo). A conclusione di un’attività di indagine il Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Lercara Friddi, hanno denunciato alla competente autorità giudiziaria quattro persone: P. G. 36 anni, disoccupato; P. M. 37 anni, disoccupato; L. B. N., 36 anni, casalinga; A. R. 20 anni, disoccupato; i primi tre di Lercara Friddi, mentre l’ultimo di Santo Stefafano Quisquina (AG), per aver in concorso tra loro, con artifizi e raggiri, indotto personale delle Poste Italiane del luogo, al pagamento fraudolento di 13 assegni intestati ad una anziana donna G. C., già defunta in Lercara Friddi in data 16.09.2008, per un importo complessivo di 3.932,07 euro emessi dal mese di ottobre 2008 al mese di ottobre 2009.
La banda di truffatori, come accertato dai Carabinieri a seguito di indagini, avrebbe attestato falsamente la presenza e l’analfabetismo dell’anziana deceduta, tramite l’apposizione delle loro firme dietro i titoli di credito trasmissibili per girata o al portatore.
Nel mese di settembre scorso si è presentata presso la Caserma della Compagnia Carabinieri cittadina un funzionario Ispettivo delle Poste Italiane, il quale ha informato gli investigatori dell’avvenuto incasso fraudolento di 13 assegni di pagamento estero (Ape) per un ammontare complessivo di 3.932 Euro tutti emessi in favore dell’anziana originaria di San Giovanni Gemini (AG).
I Carabinieri hanno accertato che la donna nei suoi ultimi anni era stata ospite di una casa di riposo sita nel Comune di Lercara Friddi dove ha conosciuto uno dei truffatori P. G. 36 anni, che in quel periodo era stato affidato ai lavori socialmente utili, scarcerato per indulto per reati di furto e rissa.
Nel 2006, l’anziana fidandosi dell’uomo ha deciso di eleggere domicilio presso l’abitazione del truffatore in cambio dell’incasso di una piccola pensione estera di cui la stessa ha beneficiato. Purtroppo, nel mese di settembre 2008 l’anziana viene a mancare e P.G. vede sfumare quella piccola rendita a cui ormai era abituato ad usufruire. Unitamente alla di lui convivente L.B.N., suo fratello P.M. e suo nipote A.R., decidono un piano d’azione organizzato ad hoc per continuare a riscuotere gli assegni.
Approfittando del fatto che la donna, quando era in vita, non poteva essere trasportata, e conoscendo il suo grado di analfabetismo, gli stessi hanno attestato falsamente dietro ogni titolo il segno “+” come prova della reale presenza in vita della donna ed a turno due di loro apponevano le loro firme in qualità di testimoni beneficiari, poi si presentavano presso il locale Ufficio Postale per incassare gli assegni.