di Fabio Papalia
Reggio Calabria. La “Santa Barbara” della cosca, custodita nel posto più sicuro dove potessero essere riposte delle armi, l’ultimo posto dove le sarebbero andate a cercare le forze dell’ordine: un’armeria. Sono queste le nuove rilevazioni del boss della ‘ndrangheta Antonino Lo Giudice, il primo a collaborare con la Giustizia. Secondo quanto riferito da Lo Giudice, 11 fucili custoditi in un’armeria rappresentavano l’arsenale della cosca, che li teneva lì proprio per evitare che fossero trovati dalla polizia in occasione delle perquisizioni agli affiliati al gruppo criminale. La Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Renato Cortese, ha sequestrato le 11 armi in un’armeria cittadina, e adesso sta verificando la posizione del titolare dell’armeria, per accertare se fosse consapevole o meno del fatto che gli undici fucili che aveva avuto in consegna fossero in realtà di proprietà della cosca.
Le armi: 11 fucili a colpo singolo tipo Kalashnikov
Si tratta di 11 armi lunghe a colpo singolo. In pratica 11 fucili del tipo Kalashnikov. Non si tratta, però, di 11 fucili mitragliatori Kalashnikov. La differenza non è di poco conto. Il fucile modello Kalashnikov, in particolare il modello AK 47, è un fucile mitragliatore da guerra, noto su tutti i fronti e su tutti gli scenari in cui vi siano conflitti tra esercito e forze irregolari. Ciò che fa del Kalashnikov un mitragliatore, è il meccanismo di sparo “a raffica”, che permette di esaurire l’intero caricatore con una sola pressione prolungata del grilletto. Il meccanismo “a raffica”, infatti, farà sì che dopo avere esploso il primo proiettile il percussore automaticamente faccia esplodere anche quelli successivi, finché si tiene premuto il grilletto.
Dal tipo Kalashnikov, però, negli anni sono stati prodotti anche esemplari a colpo unico. Ciò che manca in questo caso è proprio il meccanismo “a raffica”, e il fucile funzionerà come un qualsiasi fucile da caccia grossa. Ossia, dopo avere premuto il grilletto la prima volta, con l’esplosione del primo proiettile, occorrerà rilasciare il grilletto e premerlo una seconda volta, per sparare il secondo colpo, e così via fino all’esaurimento delle cartucce nel caricatore. In tale seconda veste, il fucile tipo Kalashnikov è un normale fucile da caccia grossa, visto il calibro, poiché spara proiettili e non pallini, il suo utilizzo non è per la caccia all’uccellagione, ma per animali di taglia consistente, dal cinghiale in sù. Come fucile da caccia la sua vendita e la sua commercializzazione è del tutto legale, il suo costo è di circa 700 euro, fatte salve ovviamente le leggi che regolano la materia delle armi. Sarebbero 11 esemplari di questo tipo, e non certo di mitragliatore, quelli che erano stati custoditi nell’armeria, e che sono stati sequestrati dalla Polizia. La ‘ndrangheta ovviamente, se fossero accertate le rivelazioni di Lo Giudice, non se ne sarebbe servita per andare a caccia di elefanti in Africa. Tramite una modifica, che va fatta da mani esperte e con l’utilizzo degli opportuni ricambi, al fucile può essere applicato il meccanismo “a raffica”, trasformandolo così da legittimo fucile da caccia, in un’arma da guerra, la cui detenzione è tassativamente vietata.